Capitolo 15

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Natale era alle porte. La piazza del paese era stata addobbata con festoni rossi, stelle di natale e lucine. In confronto alle decorazioni che si potevano vedere in città, quelle erano ben misere, ma a tutti i suoi abitanti piacevano.

L'orto di Altea era sbocciato e le vendite andavano bene. Aveva avuto modo di lavorare parecchio anche dalla famiglia Marconi e questo le aveva permesso di guadagnare più di quanto avesse mai guadagnato prima.

Il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di Natale e l'avrebbe passata a casa di Matilde, come anche l'anno scorso, rimanendo a dormire lì per fare anche il venticinque.

Ormai la sua famiglia era quella, finché non se ne fosse fatta una tutta sua. Era Matilde.

Quella sera a casa stava preparando delle cibarie da portare, per non presentarsi a mani vuote. Grazie al suo orto e al suo duro lavoro, aveva il magazzino pieno di broccoli, così si stava avvantaggiando per il giorno dopo, quando sarebbe andata a casa di Matilde.

La casa puzzava di broccolo bollito, così aveva spalancato la finestra. Fuori pioviccicava leggermente, non abbastanza forte per entrare in casa e bagnare il pavimento. C'era una forte aria fredda e la fiamma del camino divampava.

«Che puzza» si lamentò una voce alle sue spalle.

Il suo ospite misterioso si era presentato regolarmente in quei giorni, a eccezione di una settimana nella quale era sparito. Durante quella settimana Altea, nonostante non volesse ammetterlo a sé stessa, era stata in pena. Si era ormai abituata alla sua presenza e doveva ammettere che, nonostante le circostanze, non le dispiaceva avere compagnia. A volte si sentiva sola.

Damiano si avvicinò alle sue spalle e allungò il collo.

«Ho sempre odiato i broccoli» disse con tono critico.

«L'odore è cattivo, ma il sapore è buono. Io li amo» replicò Altea, mentre se ne metteva un po' in un piatto da condire con sale e olio per cena.

«Io te lo chiedo sempre, anche se mi dici sempre di no. Hai fame?»

Damiano scosse la testa, mente si aggirava in cucina curioso, come se fosse la prima volta che si trovava lì.

Altea annuì. Si sedette a tavola e iniziò a mangiare.

Damiano sembrava agitato. Di solito era serafico, sembrava quasi imbalsamato, invece quella sera si muoveva, seppur lentamente, su e giù per la cucina.

«Stai bene?»

«Mhm» rispose senza fermarsi.

Altea prese un boccone di broccoli e un pezzo di pane. Lo guardava come lui di solito guardava lei. Studiandolo.

«È successo qualcosa?»

«Perché me lo chiedi?» domandò, mentre teneva fra le mani una cornice che conteneva una foto dei genitori di Altea.

«Mi sembri... nervoso.»

Era sempre così composto, lineare. Era strano vederlo in quel modo. Doveva essere successo per forza qualcosa.

Posò la cornice sul mobile e bruscamente mise la sedia accanto a lei. Ci si sedette sopra, quasi sovrastandola e facendola sobbalzare.

«Non intendevo che dovessi avvicinarti così» disse lei scostandosi leggermente.

Sentiva i suoi occhi addosso e quel giorno avevano un peso diverso.

Si guardarono per un po'.

«Allora?»

Lui si appoggiò allo schienale, regalandole un po' di spazio.

«Quanto pensi di fermarti a casa di Matilde?»

Quando cala il buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora