Capitolo 10

3.1K 135 6
                                    

Il quotidiano che aveva in mano sembrava pesare come un macigno. Matilde era corsa da lei, sventolando un giornale in aria. Altea era nel suo orto quando aveva visto correre la sua amica come una forsennata. L'aveva raggiunta nell'orto e con il fiatone le aveva praticamente gettato il giornale fra le mani.

«Leggi!»

Altea lesse dapprima il titolo centrale a caratteri cubitali.

«La truffa delle licenze?»

Matilde scosse la testa e con il fiato ancora spezzato le indicò un piccolo inserto in basso a destra.

SCOMPARSO

Luciano Ferrari, il giovane erede di Francesco Ferrari, proprietario delle rinomate Pelletterie Ferrari, è scomparso. Ne da l'annuncio la polizia del posto dopo la denuncia dei genitori e della fidanzata, Giulia Maria Rossetti, figlia di una delle famiglie più facoltose della città.

Sembra che il giovane Ferrari sia sparito da circa una settimana e che l'ultima volta sia stato visto nei pressi della Locanda del Buon Compagni di proprietà del vecchio Gino Compagni.

Si invitano tutti i cittadini che possano avere qualche informazione o che sono stati con lui quella sera, di recarsi al distretto di polizia. Qualsiasi dettaglio può essere importante.

«Secondo me era ubriaco e si è perso nei boschi. Va a capire dove è andato quando è uscito da lì.»

Altea non riusciva a capire cosa stesse dicendo Matilde perché non riusciva ad ascoltare. L'unica cosa che la sua mente aveva registrato era la parola scomparso, abbinata al nome di Luciano Ferrari. E lui.

Le mani iniziarono a tremarle.

«Secondo te che fine ha fatto?»

Non riusciva a sollevare lo sguardo da quelle pagine. Se lo sentiva. Lei sapeva la verità. Sapeva che era stato quell'uomo. Doveva andare alla polizia.

«Io so chi è stato.»

Matilde sollevò un sopracciglio.

«Chi è stato a fare cosa?»

La bocca era secca, ma le venne d'istinto di ingoiare la saliva. Aveva un groppo in gola e le ascelle le iniziarono a sudare. Si leccò le labbra aride e tornò a guardare quella parola.

Scomparso.

«Mi sembri preoccupata. Non lo odiavi?»

Prese l'amica per il polso e iniziò a trascinarla verso casa.

«Ehi! Altea, mi fai male!» protestò.

Ma Altea non la sentiva nemmeno. La portò dentro al magazzino e chiuse la pesante porta di legno marcio alle sue spalle. Rimasero quasi del tutto al buio. Matilde si massaggiava il polso.

«Mi dici che diavolo ti prende?»

«Matilde...» iniziò posando le mani sulle spalle dell'amica e stringendo forte.

«Altea?» la incitò l'amica.

«Credo che Luciano sia morto» sussurrò.

Matilde annuì. «Sì, l'ho pensato anche io. Insomma, è passata una settimana. Forse ha litigato con qualcuno e...»

Altea la scosse. «Non capisci?» urlò.

Quando vide la faccia preoccupata di Matilde, Altea tolse le mani di dosso all'amica. Si asciugò il sudore che le era sceso suo baffi.

Quando cala il buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora