Seguì Padre Flavio dentro quello che pensava fosse uno scantinato, ma le pareti si trasformarono in roccia e all'improvviso le sembrava di camminare dentro un labirinto di corridoi senza sapere come tornare indietro.
Padre Flavio camminava con disinvoltura.
Lo spazio era angusto, i corridoio stretti da impedire il passaggio di due persone affiancate. Erano interamente scavati nella roccia e sembravano condurre negli inferi.
C'era puzza di muffa e un filo di lampadine illuminava il passaggio, un filo infinito che si divideva nei vari passaggi.
Dopo aver camminato per diversi minuti uscirono in uno spazio più ampio che non faceva altro che ridividersi in altri due cunicoli. Padre Flavio girò a destra, poi a sinistra, ma Altea aveva già dimenticato tutti i passaggi precedenti.
Aveva come l'impressione che si stesse dirigendo verso qualcosa di spaventoso, qualcosa per il quale avrebbe desiderato strapparsi gli occhi, coprirsi le orecchie e iniziare a urlare, ma forse era solo suggestionata da quel luogo così tetro.
Un luogo strano da trovare sotto una chiesa. O forse no.
Durante tutto il percorso avevano superato parecchie porte, alcune delle quali aperte a mostrare stanze di preghiera con candele accese, inginocchiatoi e statue di Cristo e di Maria. Aveva anche visto oggetti particolari, ma giusto con la coda dell'occhio. Uno sembrava una enorme rosario, ma le palline erano grandi come noci. Altre stanze erano chiuse.
Ogni tanto le sembrava di sentire delle voci, ma non capiva da dove provenissero, né aveva il tempo di capirlo, perché padre Flavio procedeva a passo spedito, girandosi di tanto in tanto per controllare che lo stesse seguendo.
Camminare li sotto così a lungo le fece venire i brividi non solo per l'aspetto tenebroso del posto, ma perché non potendo vedere la luce aveva paura che fosse calata la notte, che forse tardi. Era tutto decisamente troppo buio per i suoi gusti.
Padre Flavio finalmente si fermò davanti a una porta vecchia e consunta in legno scuro. Tirò fuori un vecchio mazzo stracolmo di chiavi che doveva pesare come un accidente e, dopo averle vagliate una a una per un tempo che le sembrava infinito e che le stava facendo salire sempre di più la paura che stesse sprecando troppo tempo, né afferrò una dalla testa triangolare e la fece girare nella serratura un paio di volte.
Padre Flavio entrò nella stanza completamente buia, mentre Altea rimase sulla soglia illuminata dalla fioca lampadina gialla appesa al soffitto.
Una flebile luce brillò sulla sinistra a illuminare il corpo asciutto di Padre Flavio, poi, a susseguirsi, tutta un'altra serie di fiammelle vennero accese nella stanza.
La luce sembrava aprirsi e allungarsi verso le pareti opposte a mano a mano che ogni fiammella veniva accesa, allargandosi come i cerchi nell'acqua provocati dal lancio di un sasso o dal tuffo di un pesce.
Ogni fiamma accesa faceva luce su un pezzo della stanza, grotta, o come la si voleva chiamare.
Cacciò un grido quando un pipistrello le volò sopra la testa, uscendo in fretta e furia da quella che doveva essere la sua stanza... per fare cosa, ancora non lo sapeva.
La luce illuminò un inginocchiatoio.
Un baule.
Un letto singolo, in un angolo.
Un tavolo.
Una bara.
Una bara?
Padre Flavio si voltò verso di lei e le fece cenno di entrare, ma Altea non riusciva ad avvicinarsi più del dovuto. Non sapeva perché, ma aveva bisogno di rimanere vicino a una via di fuga, giusto per assicurarsi che nessuno l'avrebbe chiusa dentro e imprigionata.
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Quando cala il buio
FantasyItalia, 1960. Altea è una ragazza di ventun anni che vive in un piccolo paesino di campagna, dove la cosa più emozionante che possa succedere durante tutto l'anno è la festa di fine estate, quando ci si riunisce in piazza a mangiare pizzette e ciamb...