Capitolo 19

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Nei giorni successivi Altea si alzava la mattina con un'energia diversa. In qualche modo la consapevolezza che probabilmente ci sarebbe stato qualcuno a casa da cui tornare le riempiva il cuore di gioia. Allo stesso tempo però provava anche un senso di angoscia. Aveva la sensazione che ci fosse sempre un baratro nero tra lei e Damiano.

Si, lui era li quando tornava a casa la sera, ma non c'era quando aveva una giornata storta, quando tornava a pranzo. Non c'era quando si sentiva triste durante il giorno, non c'era per andare a fare una passeggiata con le sue amiche, per andare a cena fuori. Aveva provato a chiedergli di uscire con lui, le sue amiche e il fidanzato di Rosalina, ma non era mai riuscita a convincerlo.

Andava a dormire con il cuore pieno, ma la mattina si svegliava sola.

Non voleva che questi pensieri pesassero sui loro momenti insieme, né accoglieva quelle emozioni con leggerezza. Damiano era stato molto chiaro su quello che lui poteva e non poteva dare, e Altea si sorprendeva a fantasticare su cosa avrebbero potuto fare insieme, su come organizzare la serata o come convincerlo a fare qualcosa di "normale", perché nonostante tutto, loro non erano una coppia.

Damiano non aveva più provato ad avvicinarsi a lei, o almeno non in quel modo. Anzi. Sembrava tenere sempre una certa distanza fisica tra loro. Distanza che invece veniva sempre più abbreviata sotto il punto di vista emotivo.

Altea doveva ammettere che il cuore le batteva più forte quando girava la chiave nella serratura e che il primo sguardo che dava appena metteva piede in casa era in direzione della cucina, per vedere la sua sagoma nel buio.

Nonostante il loro posto nel mondo si riducesse a quando calava il buio, Altea non aveva rinunciato a sacrificare qualche serata con lui per stare con le sue amiche. Non voleva scordare chi era la sua famiglia, né trascurarla. Doveva dividersi ed era difficile ammettere a sé stessa che quando era con Matilde e compagnia, il pensiero ogni tanto andava a lui.

Mi starà aspettando? Starà in giro a nutrirsi? Dove dorme la notte?

Aveva conosciuto altre sfaccettature della sua vita. Sapeva che non poteva mangiare nessun tipo di cibo solido o liquido. Il suo corpo tollerava solo il sangue e qualsiasi altra cosa ingerisse veniva rigettata.

Aveva scoperto che poteva esporsi solo per pochi secondi alla luce del sole e superata una certa soglia il suo corpo avrebbe preso fuoco.

«Ma come è possibile?» gli aveva chiesto. «Come può succedere una cosa del genere? È magia?»

Lui aveva alzato le spalle. «Ne so quanto te. Alcuni dicono che i vampiri siano la progenie del Diavolo e che di conseguenza brucino alla luce. Altri dicono che siamo i discendenti di Giuda e che una volta i vampiri si marchiavano con tre x che stavano a indicare i trenta denari per i quali aveva tradito Gesù. Altri ancora che siamo figli di Lilith, la prima donna sulla terra.»

«Ma non era Eva?»

«Io personalmente credo nell'evoluzione. Non credo né in Dio, né nel Diavolo. La verità, Altea, è che nemmeno i vampiri sanno le loro origini.»

Ma la cosa che l'aveva entusiasmata di più era che aveva scoperto come faceva a scomparire.

«In realtà non scompaio. Sono solo molto veloce.»

«Cioè?» aveva chiesto, curiosa.

«Siamo dotati di una velocità sovraumana. Possiamo percorrere lunghe distanze in pochissimi secondi. Un giorno ti faccio vedere.»

Aveva scoperto anche altre cose bizzarre, tipo che non andava al bagno, che respirava solo per una questione di abitudine, ma che in realtà non ne aveva bisogno, e che il suo cuore non batteva.

Quando cala il buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora