Acta Est Fabula.

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Nella stanza regnava il silenzio, l'unico rumore proveniva dall'esterno, dalle sirene della volante che percorreva il vialetto della casa.

"Perché hai urlato Jake? Cosa c'entra Jake adesso????" Lilly si era girata verso di me, verso lo schermo del cellulare di Jessy. Il suo volto era pallido, gli occhi sgranati, le labbra tremolanti. Era in fase di assoluta negazione.

E come biasimarla?

Non ha mai visto suo fratello, nessuno lo ha mai visto.. nemmeno io.

Faccio un respiro profondo cercando di raggruppare le idee e spiegare ai presenti da cosa l'avessi capito.

La scritta 'Nymos' non lasciava spazio ai dubbi, almeno per me. È il nome del bot che ha programmato per proteggermi dagli attacchi informatici. Una specie di 'Angelo Custode' che arrivava quando e dove lui non poteva arrivare.

"Lilly, il fatto è che..." deglutisco.

In un attimo la polizia fa irruzione nella casa, sfondando la porta. "Polizia! nessuno si muova." Sento dei passi correre verso la stanza dove si trovano i miei amici. A giudicare dal calpestio e dal riflesso delle torce sul pavimento dovrebbero essere in quattro o cinque agenti.

Jessy inquadra con il cellulare il suo viso, per parlarmi. "Stiamo tutti bene, è arrivata la polizia, ci sentiamo tra pochissimo." Senza darmi il tempo di risponderle stacca la chiamata.

Resto sola.

Sola nel mio sconforto, divorata dalla preoccupazione.

I miei pensieri corrono subito a Jake. Ripercorrono il momento in cui, sanguinante, si è trascinato verso l'uscita. Sebbene fosse buio, ho visto chiaramente che c'era troppo sangue.

Nella mia mente lo immagino brancolare nel buio del bosco, premendo con la mano sulla ferita per rallentare l'emorragia.

Solo.

All'improvviso mi si insinua un pensiero nella testa: È un hacker ricercato dal governo, non può di certo chiamare i soccorsi né tantomeno presentarsi in ospedale, no?

Il mio cuore batte all'impazzata.

Apro la chat di Jake. "Jake, dimmi che stai bene, ho paura." Continuo a scrivere: "Devi trovare un modo per farti estrarre la pallottola, da mani esperte, e farti medicare".

"Jake, per l'amor di dio, cosa ti è saltato in mente? Perché mettere a rischio la tua vita così?"

"Non voglio perderti, non farmi questo."

Ricomincio a piangere, un pianto disperato. Ho male agli occhi, sono gonfi e pulsano dal dolore.

"Sei importante per me."

Continuo a fissare lo schermo nella speranza di veder comparire la scritta "Jake è ora online", nella speranza di un suo messaggio dove mi tranquillizza, mi dice che è al sicuro e che andrà tutto bene.

Continuo a fissare la chat invano.

Continuo a fissare la chat invano

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