Duskwood Legends [Italian Version]

Safe haven.

Mi ci sono voluti una quarantina di minuti circa per raggiungere Rinseln, sebbene la provinciale che la collega a Duskwood non fosse particolarmente trafficata. La mia guida è molto più tranquilla rispetto a quella di Jake e per questo ci ho impiegato quasi il doppio del tempo rispetto a quanto ce ne aveva messo lui. Ma di certo è meglio così; non sono molto lucida attualmente e ho la testa completamente fra le nuvole. Non sto prestando particolare attenzione alla strada che ho davanti a me. L'unica cosa a cui riesco a pensare in questo momento è a Jake, domandandomi se lui sta bene e non è ferito. Il fatto che Alan sia così sicuro che la sua vita non corra alcun pericolo, da un lato mi rassicura e mi incoraggia, ma dall'altro non calma la mia inquietudine. La sola idea che possano fargli del male, con lo scopo di farlo parlare, mi annebbia la mente e mi paralizza.

Ormai l'ansia e la paura regnano sovrane indiscusse delle mie emozioni.

Alan mi ha seguito pazientemente per tutto il tragitto. Ogni tanto ho buttato l'occhio sullo specchietto retrovisore per osservarlo, quando eravamo fermi al semaforo, e sono certa sia stato al telefono per tutto il tempo;

Uhm, sempre che non sia un matto che parla da solo mentre guida.

Scherzi a parte, penso che si trattasse di una chiamata di lavoro, dal modo in cui gesticolava animatamente e dall'espressione seriosa che aveva impressa sul viso. I nostri sguardi si sono incrociati diverse volte durante questi periodi di sosta. Non c'è stata volta che non mi abbia mostrato un largo sorriso; era il suo modo per incoraggiarmi e dirmi implicitamente che sarebbe andato tutto bene.

Finalmente arrivo di fronte al cancello automatico della villetta di Helen. Subito dopo essere partita con l'auto, l'avevo prontamente avvisata del mio arrivo. Fortunatamente, sia lei che Peter oggi hanno il giorno libero e, appena mi ha detto che erano di riposo, non avevo dubbi che li avrei trovati a casa. A volte li prendo in giro dicendo loro che sono due inguaribili pantofolai, ma li capisco perfettamente; insomma, hanno entrambi un lavoro molto stressante e, per questo, preferiscono riposarsi ogni qualvolta risulti possibile.

Faccio uno squillo sul cellulare di Helen, uno soltanto, per farle capire che sono qui fuori. Tempo nemmeno un minuto, ed ecco che il cancello automatico inizia ad aprirsi. Ingrano subito la prima e, mentre comincio ad entrare, butto l'occhio sullo specchietto retrovisore. Quando sto per alzare la mano a mo' di saluto verso Alan, lo vedo appostarsi dietro di me e seguirmi con la macchina. Penso che non si sentirà tranquillo finché non mi vedrà varcare la soglia di casa.

Uhm, apprezzo che tu voglia accertarti che non mi capiti nulla di brutto Alan, ma ora puoi stare tranquillo; qui sono al sicuro. Non mi sto buttando tra le braccia di persone poco raccomandabili e non credo decidano di rapirmi proprio davanti a casa di mia sorella, in pieno giorno e in una zona densamente abitata.

Parcheggio sotto alla tettoia in giardino, sulla sinistra dell'abitazione, di fianco alla mia macchina e quelle di Helen e Peter. Dato che ci sono solo quattro posti auto, Alan si ferma sul lato destro del vialetto, così da lasciare libero il passaggio.

Giro la chiave e spengo il motore, per poi uscire dall'abitacolo. Recupero i due zaini che avevo appoggiato sul sedile lato passeggero e cammino a rapidi passi nello spiazzo acciottolato, portandomi vicino a lui. Vorrei dirgli di non preoccuparsi e che può andarsene, visto che avrà almeno diecimila cose da fare, ma vengo interrotta da una voce.

"Oddio tesoro, stai bene?? Sembravi sconvolta al telefono, è successo qualcosa?" La voce squillante di Helen mi perfora entrambi i timpani, mentre mi circonda immediatamente in un abbraccio stritolante. Resta per qualche secondo con la faccia premuta contro la mia spalla, come se stesse aspettando che tutta l'apprensione accumulata in questi minuti di attesa angosciante sparisca, prima di riprendere a parlare.