L'alba del giorno dopo.

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BEEP BEEP BEEP...

Il volume alto della sveglia fa sì che io mi desti all'istante, aprendo subito gli occhi. La stanza è completamente al buio, neanche uno spiraglio di luce entra dalla finestra. Muovo una mano alla cieca, procedendo a tentoni, per cercare il cellulare; si trova sul comodino vicino al letto, collegato al caricatore. Riesco a disattivarne la suoneria, semplicemente premendo uno dei tasti laterali a caso.

Di nuovo silenzio; interrotto solo dal respiro sommesso e cadenzato di Jake.

Sposto le lenzuola per scoprirmi, mentre poso l'altra mano sulla fronte. Immediatamente, mille pensieri mi affollano la testa.

Oggi è il gran giorno.

Tra non molto, inizierà il tanto atteso showdown; e finalmente porremo fine a tutta questa storia.

Allungo nuovamente il braccio verso il comodino, cercando l'interruttore della piccola lampada da tavolo. Non appena riesco ad accenderla, la stanza si illumina subito, grazie alla sua calda luce soffusa. Ritraggo la mano da davanti agli occhi, girandomi lentamente sul fianco, senza fare troppo rumore. Il volto di Jake è fiocamente rischiarato dal lieve barlume; è ancora addormentato e immerso nel mondo dei sogni. Così profondamente tranquillo e beato, che mi dispiace doverlo svegliare. Nello stato in cui si trova, preoccupazioni e angosce non riescono a raggiungerlo; sentimenti in cui, attualmente, invece riversa il mio animo. Neanche il tempo di aprire gli occhi, che l'ansia mi aveva già colpito dritta allo stomaco, con veemenza, lasciandomi senza fiato.

È stata una notte lunghissima, seppure breve.

Sono le tre e mezza del mattino. Avevo impostato la prima sveglia per quest'orario, in modo da finire gli ultimi preparativi con calma. Sono a pezzi, credo di aver dormito sì e no un'ora durante l'arco della nottata; anche se Jake era al mio fianco, con le sue braccia strette intorno al mio corpo per placare le mie paure. Non so per quanto tempo è rimasto semplicemente in silenzio, con il petto incollato alla mia schiena, ad accarezzarmi i capelli. Minuti interi. Forse ore? So solo che ad un certo punto l'ho sentito sussurrare: "Andrà tutto bene..." prima che la stanchezza prendesse il sopravvento, facendolo crollare in un sonno profondo.

Resto per qualche secondo a guardare il suo viso, per poi accostare le dita alla sua fronte. Sposto delicatamente il ciuffo di capelli neri che gli ricopre mezzo volto, scostandolo a lato. "Jake..." Pronuncio il suo nome a bassa voce, facendo scorrere la mano sulla guancia, scivolando lentamente lungo la linea della sua spalla.

Mugugna un lieve lamento, tenendo le labbra socchiuse e immobili, prima di nascondere la faccia premendola contro il cuscino. "È già ora?" Domanda piano, con il suono della voce attutito dall'imbottitura.

Gli accarezzo dolcemente la pelle, chinandomi su di lui per schioccargli dei piccoli baci, vicino l'incavo del collo. "Sì, sono le tre e mezza del mattino..."

Si solleva con il busto, rimanendo poggiato sui gomiti, ma con le palpebre ancora chiuse. "Meglio alzarci, non abbiamo molto tempo." Strofina gli occhi con la mano, per poi aprirli subito dopo e incrociare il mio sguardo; sono leggermente arrossati e, insieme alle occhiaie piuttosto visibili, mostrano tutta la sua stanchezza.

Ancora con il viso vicino a lui, mi allungo giusto quel poco per riuscire a baciarlo sulle labbra. "Intanto che ti alzi, vado a preparare la colazione." Gli sorrido ampiamente; un sorriso un po' tirato e forzato, ma cerco di nascondere tutto il mio timore.

Non so se riuscirò a mettere qualcosa sotto i denti; il solo pensiero che tra poche ore saremo nel covo di Hanson mi fa venire la nausea.

"Grazie." Ricambia con un sorriso, indecifrabile, alzando solamente gli angoli della bocca. Credo che anche lui sia piuttosto agitato, ma non vuole darlo a vedere, per non farmi preoccupare. "Meglio che vada a sciacquarmi la faccia. Spero di svegliarmi, così." Ridacchia e questa volta non ha successo nel mascherare il nervosismo. Lo si capisce dal modo in cui se ne esce incerta; una risata innaturale e artefatta.

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