This is not a survival game.

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Dopo appena due minuti di camminata, ecco che la cascina appare davanti ai nostri occhi; solo pochi metri e, qualche albero, ci separano dalla meta.

La nostra è stata una marcia breve sotto tutti gli aspetti.

Appena abbiamo lasciato la radura, ho sentito la mia adrenalina crescere a dismisura. Penso che fino ad ora non avessi ancora metabolizzato del tutto quello che sta per succedere; o meglio, quello che stiamo per compiere. La mia mente dev'essersi ritrovata all'improvviso faccia a faccia con la realtà, elaborando il tutto in un unico colpo.

Si tratta sicuramente di ciò che definiscono: "spirito di autoconservazione"

È quell'istinto di sopravvivenza che scatta in autonomia, a livello subconscio, appena ci si trova in una circostanza rischiosa; e diciamocelo, questa è una situazione terribilmente pericolosa. È come un impulso improvviso, che cerca di farci agire nel modo più sicuro e prudente possibile. Infatti, in questo momento, mi sta urlando a gran voce cosa dovrei fare: scappare a gambe levate, a quanti più chilometri di distanza possibile.

E questa vocina sta diventando sempre più insistente.

Sebbene abbiamo preso tutti gli accorgimenti possibili e applicato tutti i preparativi del caso, resta comunque un completo azzardo.

Da qui in avanti, non sappiamo minimamente cosa potrà accadere.

Anche gli altri devono trovarsi nel mio stesso stato emotivo, benché io riesca a vedere una forte determinazione nei loro occhi, mai vista così intensa prima. Ci siamo tutti limitati a seguire Jake e Phil, in testa alla fila, senza emettere il più flebile dei rumori. È una fortuna che riescano a mantenere, almeno loro, una certa lucidità e sangue freddo.

Oltre l'angoscia causata dall'imminente irruzione, sono anche preoccupata per il portatile di Jake. L'abbiamo lasciato nella radura, posizionato a terra e nascosto tra due grossi massi. La sua percentuale di batteria era ben sotto la metà e, senza considerare Dan e Poke che sorvegliano la telecamera, è l'unico nostro strumento in grado di avvisarci dell'arrivo di qualcuno; deve tassativamente rimanere acceso per tutta la durata dell'incursione. Tuttavia, secondo le stime di Jake, dovrebbe durare ancora cinquanta minuti.

E questo termine di tempo, coincide anche con il limite massimo che ci siamo prefissati per svolgere l'attacco. La scelta della durata non è solo dovuta alla breve autonomia del portatile, ma è stata pensata anche per una questione di sicurezza: dobbiamo avere il tempo necessario per fuggire insieme ad Hannah, il più lontano possibile.

Il tempo scorre inesorabile.

Lo so, sembra strano detto alle sette e mezza del mattino, ma mezzogiorno si avvicina. E c'è anche un'altra questione molto importante, che non è da sottovalutare: il sapere quali siano i soliti orari di Hanson, non preclude la possibilità che improvvisamente cambi i suoi piani.

Nulla gli vieta di venire qui in anticipo.

Le nostre statistiche e le nostre indagini, non equivalgono ad avere una certezza su come si comporterà Michael. Abbiamo solo delle probabilità tra le mani, e dobbiamo essere celeri: il nostro obiettivo è salvare Hannah e scappare il più velocemente da lì.

Arriviamo nei pressi degli ultimi alberi, quelli che ci separano dall'inzio dello spiazzo dov'è situato il fienile. Ci appostiamo nascosti dietro dei tronchi, con Jake e Phil sempre davanti a noi, acquattati dietro un cespuglio.

Mi sporgo oltre un ramo, giusto quel poco che mi consenta di vedere la cascina nella sua interezza.

Diamine, è enorme.

Ed è piuttosto malandata e inquietante; così tanto, da incutermi timore solo a guardarla.
Hannah potrebbe essere ovunque, nascosta e intrappolata al suo interno. Credo che ci serviranno tutti i cinquanta minuti che ci siamo prefissati e autoimposti, per esplorare e compiere il piano.

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