4. Christian

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Christian odiava Mattia.

Odiava quel biondino e il suo stupido verso. Perché il proprio corpo doveva reagire davanti ad un cambiamento di temperatura corporea o di profumo emanato da un altro corpo? Perché quando si era voltato a guardarlo aveva dovuto sentire l'esigenza di prenderlo tra le braccia prima che cadesse al suolo? Perché sapeva che se non ci fosse stata sua mamma a reggerlo, probabilmente sarebbe caduto. E odiò anche lei, Giulia, la mamma di Mattia, per aver permesso che il figlio, con un calore in atto uscisse ad incontrare un alfa. Lo stesso alfa che lo aveva stretto durante il suo primo calore, perché detestava quella situazione, ma sapeva perfettamente che da quando Mattia era venuto a contatto con il suo sapore, con il suo odore, con la sua pelle, il suo omega rispondesse a lui, lo sapeva, e odiava anche quella cosa.

Si era trattenuto, si era costretto a distogliere lo sguardo da quella scena, mentre l'alfa, non controllato da nessuno, ululava un'altra volta per quell'allontanamento, proprio come era successo qualche giorno prima, quando lo aveva lasciato con difficoltà davanti alla casa di quella famiglia a cui apparteneva, la famiglia Zenzola, che sua mamma aveva sempre definito come una famiglia per bene. A volte Christian la guardava e si domandava se non si ricordasse che era Mattia il bambino che gli distruggeva i vasi di fiori ogni volta che passava, perché lo vedeva il modo in cui si arrabbiava e si mortificava anche lei, quando vedeva il figlio trapiantare i fiori e le piante in altri vasi, spendendo soldi in altra terra, eppure non aveva mai detto nulla, lasciando correre tutto e avendo ottimi rapporti con la famiglia Zenzola.

Christian odiava anche lei, che faceva finta di nulla per mantenere le apparenze.

Si era chiuso la porta alle spalle e aveva tirato un sospiro cercando di calmare le gambe, le braccia, i polsi e le mani che tremavano. Lo sapeva dal momento in cui lo aveva visto apparire nel cortile attraverso la finestra di casa, che tutto quello sarebbe stato troppo complicato, che non sarebbe stato il caso di fargli incontrare un omega in calore, soprattutto dato che lui non prendeva alcun tipo di soppressori. Forse, però, questo la signora Zenzola non lo poteva sapere. Sapeva di averlo guardato troppo, fisso, affascinato e odiando se stesso per quel sospirare che gli chiedeva di mettere in atto il proprio alfa. Gli chiedeva di rispondere a quel piccolo lamento che sentiva provenire dall'omega, gli chiedeva di aiutarlo, gli chiedeva di fare qualcosa, porre fine al suo tormento, ma mentre guardava la testa bassa di Mattia che non lo guardava negli occhi, la sua parte razionale gli diceva che era giusto così.

Lui lo odiava e avrebbe continuato a odiarlo.

Anche con i loro versi contro.

Non chiese alla madre cosa successe nei giorni successivi, non chiese a nessuno in quel cortile se sapessero come stesse Mattia, perché non ne voleva sapere nulla, meno ne sentiva parlare, più sarebbe stato meglio. Gli bastava il proprio alfa a non dargli tregua, in quelle notti insonne, in cui l'unico pensiero che gli tornava alla mente erano le sue gambe morbide strette alla sua vita e il suo profumo che lo stordiva totalmente, mandando in confusione persino il proprio verso, che si ritrovava a sognare ad occhi aperti un possibile riavvicinamento, che invece Christian gli vietava tutte le notti. Così si ritrovava a non dormire poco o per nulla, con la conseguenza che i voti a scuola presero a scendere rapidamente, improvvisamente, senza che nessuno potesse tenere sotto controllo quella situazione e con i professori che tentavano di chiedergli cosa stesse accadendo, se ci fossero problemi a casa, se volesse una mano da qualcuno dei suoi compagni per studiare, se necessitasse di qualcosa in particolare.

Ma Christian sapeva di cosa avrebbe avuto bisogno, eppure questo non lo avrebbe mai ammesso, perché lui odiava Mattia.

"Secondo me dovresti parlarci"

Il moro stava camminando nei corridoi della scuola con Carola accanto, la sua amica dai tratti dolci e gentili, che aveva sempre delle idee adatte ad ogni situazione, tranne che in quel momento, evidentemente, perché Christian si voltò a guardarla come se avesse appena bestemmiato, bloccandosi nel bel mezzo del corridoio e facendola voltare afferrandola per un braccio. Sapeva di non avere alcun effetto su di lei, anche se avesse cercato di tirare fuori la propria parte alfa con lei, non avrebbe scaturito nessun tipo di reazione e forse era proprio questo a renderli così uniti, sapere che lei era così perché era la sua natura esserlo, non perché un verso decideva per lei cosa preferisse o cosa meno.

Tu che profumi di sogni [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora