Il petto di Christian si riempì di quel calore familiare, che lo accompagnava da settimane ormai, mentre sentiva la mano di Mattia sfiorargli leggero le ferite che solo in quel momento, mentre le toccava e facevano male, si accorse di avere. Eppure non avrebbe mai chiesto a quelle dita leggere di smettere di sfiorare la propria pelle, perché per quanto potesse essere doloroso, nulla era paragonabile al dolore che avrebbe provato allontanandolo da sé. Non esisteva più l'alfa dentro di sé che scalpitava perché potesse muoversi e buttarsi addosso quel piccolo omega che lo toccava, no, esisteva solo Christian che guardava Mattia e il biondino che osservava studiando la propria pelle, come se fosse la prima volta che la vedesse. Quegli occhi azzurri erano profondi, anche se marchiati da delle occhiaie profonde, forse perché aveva passato tutto il giorno al matrimonio di proprio fratello e poi era andato in ospedale senza riposare nemmeno un istante. Aveva dovuto rassicurarlo, lo aveva immaginato da quando sua mamma gli aveva detto di averlo cacciato, perché sapeva che da quella testa bionda che era la donna, non fossero uscite belle parole, e la contraddizione di quel momento lo colpì in pieno petto, rendendosi conto che una cosa simile solo qualche giorno prima non si sarebbe mai aspettato di farla.
Lui, rassicurare quel ragazzino che aveva passato la vita a fargli dispetti, in una stanza d'ospedale, con le sue dita poggiate sul viso a tracciare un percorso invisibile delle proprie ferite.
Eppure della contraddizione poco importò a Christian, perché mentre Mattia se ne stava in silenzio, forse ripensando alle proprie parole, mentre ancora gli fissava la pelle, con un pensiero incastrato nella mente, i propri occhi caddero su quelle labbra piene e perfette, dalla forma delineata, che avrebbe voluto ripercorrere ancora con la propria lingua, che avrebbe voluto mordicchiare proprio come non aveva avuto modo di fare la prima volta, perché tutto era successo troppo in fretta e non aveva avuto modo di esaudire ogni proprio desiderio. Perché finalmente aveva capito che aveva odiato Mattia, lo aveva odiato tantissimo, ma solo perché lo aveva desiderato immensamente. E lo amava, si sentiva legato a lui e forse avrebbe anche potuto combattere quel legame, ma qualcosa li avrebbe sempre riportati a quel momento.
E forse per questo dirgli "Baciami" non fu difficile, perché quello scalino era stato già superato, perché poteva percepire il profumo di cui era piena la stanza, poteva percepire l'omega di Mattia estasiato dai propri feromoni e vedeva le gote del biondo stesso arrossate, mentre i suoi occhi reagivano sgranandosi leggermente a quella richiesta, ma senza obiettare come era solito fare. Infatti si avvicinò, con molta cautela, sporgendosi sui gomiti, senza togliere le dita dal viso di Christian e lasciò un bacio leggero sulle labbra, incendiando ancora di più il petto del moro che avrebbe voluto avere la forza di trascinarselo addosso, per sentirlo bene, per permettere al proprio alfa di godere dell'omega. E poi arrivò un secondo bacio, questa volta meno leggero, con un po' di fiatone, come se Mattia stesse facendo fatica a trattenersi, rimanendo puntellato sui gomiti cercando di non fargli del male. Christian a quel punto afferrò il colletto della maglia indossata dal biondo, prendendo in mano le redini del gioco e fece scattare il terzo bacio, più intenso, con le labbra schiuse e la lingua che entrava nella bocca del più piccolo senza chiedere, prendendo quello che voleva. Una mano andò sulla nuca del biondo, permettendogli di avvicinarselo di più e a quel punto iniziò a sentire la pressione crescere in mezzo alle proprie gambe, mentre Mattia iniziava a gemere direttamente nella propria bocca, con gli occhi chiusi e le labbra arrossate. E dio se Christian avrebbe pagato oro per non essere in un ospedale e non essere immobilizzato al letto, perché avrebbe voluto di nuovo averlo sotto di sé, ma questa volta per fargli urlare il proprio nome, mentre dava libero sfogo al proprio alfa che sentiva scalpitante nel petto.
"Chri..."
Mattia si staccò un istante dalle labbra di Christian, alzando gli occhi dietro le lunghe ciglia chiare. Lo stomaco del moro si contorse davanti a quella scena, immaginando scene che non fecero bene al proprio sesso e nemmeno all'alfa, non in quelle condizioni, non in un ospedale, mentre Mattia si alzò in piedi col fiatone. E fu in quel momento che vide la stessa reazione del proprio corpo, anche in quello del biondo a cui tremavano le mani e forse anche le gambe per l'emozione. L'omega scalpitava dentro di lui, lo sentiva perfettamente il proprio alfa e in quel momento nella stanza si elevò un profumo estremamente dolce, succulento, che fece indurire ancora di più Christian, ormai senza più il lume della ragione in quel momento. Per questo quando Mattia si tirò su sul proprio letto, ritagliandosi uno spazio minuscolo al proprio fianco, cercando di non fargli del male, non se ne soprese e non disse nulla se non cercare di assecondare quel movimento che prese a fare il piccolo contro la propria ghiandola, strusciando il viso su di essa, assorbendone l'odore e miagolando, sussurrando dei sospiri che avrebbe voluto sentire per bene mentre gli stringeva i fianchi, mentre avrebbe continuato a baciarlo, mentre si sarebbe infilato dentro di lui, in quello che sapeva essere un giaciglio caldo per il proprio sesso.
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Tu che profumi di sogni [zenzonelli]
Hayran KurguMattia odiava Christian, lo odiava tantissimo. Christian odiava Mattia, lo odiava tantissimo. Ma perché si odiavano senza mai essersi parlati? Una storia diversa dal solito, in un universo diverso, in cui gli esseri umani non sono più divisi per gen...