24. Christian

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Non aveva idea di dove avesse trovato il coraggio di prendere il telefono di casa e chiamare casa Zenzola, comporre quel numero e sapere che dall'altra parte avrebbe potuto rispondere chiunque di quella famiglia che se ne stava a pochi metri dalla porta di casa propria. Eppure uscito dall'ospedale da poche ore, la voglia di sentire Mattia era stata enorme e non sarebbe riuscito ad aspettare il caso, quel fato che li avrebbe fatti incontrare nel cortile comune, assolutamente no, aveva voglia di accelerare il destino, di buttarsi in mezzo alla mischia e iniziare a ballare. In senso figurato, ovviamente, date le proprie condizioni. Però, quando aveva preso il proprio cellulare dal comodino, con non poca fatica, sentendo il petto pungere in modo esagerato lì dove la costola era stata posizionata in modo tale che non rischiasse di perforargli il polmone, a quel punto Christian si era reso conto di non avere il numero di mattia, che mai nella vita avrebbe creduto che potesse servirgli e non c'era mai stata l'opportunità che loro due si potessero scambiare un dato così importante. In fin dei conti fino a qualche giorno prima credeva di odiare quell'omega biondo che aveva salvato sulla spiaggia dal suo primo calore, mentre ora il nuovo sentimento batteva forte nel petto e scalpitava per essere riconosciuto per quello che era: amore.

Anche per questo, per la strana sensazione provata a dover chiedere il numero di quella famiglia a propria madre, perché lui non lo conosceva, non aveva mai avuto bisogno di conoscerlo, quando il padre di famiglia Zenzola gli rispose, quasi gli si ghiacciò il sangue nelle vene. E non era per il fatto che fosse un alfa potente e anziano, in grado di esercitare un grande potere anche su chi non era solo un omega, ma proprio per via delle proprie intenzioni con il figlio, con Mattia, un omega che desiderava, che voleva marchiare, che voleva con sé e di cui ora era consapevole, ma che sapeva che se ci avesse pensato, era sempre stato così, era sempre e solo mancato il coraggio di ammetterlo, di ammettere che quel ragazzino che gli rompeva i vasi fosse attraente in un qualche modo per sé stesso.

"Pronto?"

Per questo rimase in silenzio qualche istante di fronte alla voce grossa di quell'uomo, per poi ricordarsi che se anche era su una sedia a rotelle, con una gamba fratturata in più punti e con una costola per cui doveva stare molto attento, anche Christian era un alfa e quindi poteva far valere la stessa posizione che metteva in mostra il padre di mattia, forse senza nemmeno rendersene conto, essendo semplicemente abituato a comportarsi con fare autoritario.

"Buongiorno, sono Christian"

Dall'altra parte non ci fu nemmeno un istante di esitazione, come se quella chiamata fosse stata del tutto aspettata.

"Ciao Christian, come stai?"

"Leggermente meglio, la ringrazio"

"Mi hanno detto che sei stato dimesso dall'ospedale"

Christian strinse la cornetta nella mano, mentre essa se ne stava attaccata al proprio orecchio. Quella frase del signor Zenzola, semplicemente, aveva significato che lui si fosse sentito con sua mamma e suo papà e insieme avessero discusso di tutto ciò che era capitato. Odiava essere tenuto all'oscuro delle cose che capitavano, soprattutto se riguardavano lui e Mattia, ma in quel momento, con le mani che prudevano e il bisogno impellente di sentire il biondo, la sua voce e il suo respiro, Christian fece finta di nulla, non cadde nella trappola del mettere giù la cornetta e farsi dire tutto dai propri genitori, anche se stentava a credere che quella fosse una mossa per metterlo alla prova. L'uomo voleva solo metterlo a conoscenza del fatto che tutte e due le famiglie sapessero e che in qualche modo ne avessero già discusso e che da quel momento sarebbero accadute solo cose che entrambi accettavano. Odiava dover sottostare a certe regole, ma il signor Zenzola era un uomo di altre regole, di un'altra epoca e forse persino sua madre e suo padre si era semplicemente dovuti adeguare.

Tu che profumi di sogni [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora