Da quando ne aveva memoria Christian ricordava Mattia come un bambino molto vivace, allegro, sempre in vena di fare scherzi di cui, la maggior parte delle volte era lui la vittimi, insieme ai vasi di fiori di sua mamma. Li rompeva, li calpestava, portava alla morte di alcune piantine, ma più che chiedere i soldi per i danni arrecati dal bambino, la famiglia Stefanelli non aveva mai fatto altro. Erano sempre stati tutti ad osservare quella testa bionda che rallentava davanti casa loro, che aspettava qualche secondo come per capire se fosse il momento giusto e ogni volta sentivano il rumore di cocci che andavano in frantumi. L'unico a cui tutta quella situazione non era mai andata a genio era Christian, che non riusciva a comprendere il comportamento del bambino, ma con cui non aveva mai parlato, perché l'odio che sentiva nei suoi confronti era infinito e la madre lo aveva allevato con il concetto di doversi trattenere, essendo lui un alfa, avendo lui il potere di soggiogare chiunque volesse con il semplice suono della propria voce o con il profumo delle proprie emozioni.
Per questo quando quella sera aveva deciso di lasciare quella rientranza degli scogli da cui aveva raccolto Mattia qualche giorno prima e aveva seguito quella testa bionda che correva fino a casa, cercando di non farsi vedere, si era stupito quando lo aveva visto fermarsi davanti a casa sua, per l'ennesima volta durante la propria vita e attendere qualche istante. Aveva osservato le mani dell'omega fremere e la sua testa bassa osservare un vaso contenente un fiore rosso che a Christian era subito piaciuto appena lo aveva visto dal fioraio. L'alfa lo aveva guardato con circospezione e poi accadde quello che non accadeva da quando aveva scoperto il proprio verso, da quando lo aveva salvato da quella spiaggia, accadde esattamente quello che lo portava ad odiare così tanto quel ragazzino.
Mattia si piegò in avanti e fece cadere il vaso, che si ruppe in tanti piccoli cocci.
Un moto di rabbia attraverso il corpo di Christian, questa volta pronto a non fare finta di nulla, ma agire, chiedergli che problema avesse, perché lo avesse fatto di nuovo, perché avesse deciso di sua spontanea volontà di rompere qualcosa che per lui era importante. Ma proprio mentre compiva un passo in avanti, vide l'incertezza dell'omega farsi strada nella postura di Mattia, che qualche istante dopo raccolse tutti i cocci e il fiore ora poggiato sul pavimento, iniziando a correre di nuovo verso casa propria.
Christian rimase fermo, confuso, non capendo cosa stesse accadendo, almeno fino a che non decise di camminare verso quella zona dove l'omega se n'era stato fermo qualche istante. Lì lo percepì, lì potè annusare i suoi feromoni: ansia, paura, senso di colpa, rabbia e gelosia?
Il moro voltò la testa un'ultima volta verso la porta di casa Zenzola, giusto in tempo per vedere Mattia che entrava in casa, sempre con in mano i cocci del suo vaso e i resti di quel fiore che lui aveva tanto amato, mentre la propria mente iniziava a correre pensando a che cosa il piccolo potesse riservare gelosia. Entrò in casa, una casa vuota essendo i suoi genitori ancora al lavoro, mentre la sorella sicuramente se ne stava nella propria stanza a studiare e si sedette sul divano del salotto, lasciandosi andare, pur sapendo, probabilmente di essere bagnato per via del giaciglio in cui si era andato ad infilare. Le parole di Carola dette poco prima nella sua stanza, ancora gli battevano nel cervello mentre le immagini del piccolo omega che raccoglieva quei cocci si seguivano, si intrecciavano a tutte le proprie emozioni e Christian si permetteva di crogiolarsi in tutto quello, di perdersi per qualche secondo, rilasciando l'alfa che iniziò ad ululare richiamando rumorosamente il proprio omega, desiderando averlo accanto, che gli fosse seduto vicino, poter toccare la sua pelle, esattamente come era successo solo quella volta.
Ringraziò che in casa ci fosse solo Alexia, sua sorella, una beta, perché altrimenti sapeva che qualcuno avrebbe fatto domande poco adatte.
No.
Ma cosa stava pensando? Perché stava definendo quel ragazzino come il proprio omega? Di suo lì non c'era proprio niente.
Chiuse gli occhi per cacciare quell'immagine, ma prima che potesse trovare un modo per ristabilire l'ordine morale delle cose, suonarono alla porta, richiamando la sua attenzione verso qualcuno che voleva visitare la sua famiglia. Si ritrovò a sbuffare sonoramente, sperando vivamente che la sorella, al secondo scampanellio scendesse di sua volontà e andasse ad aprire al posto suo, ma così non fu, tanto che Christian si chiese se affettivamente la ragazza fosse in casa o ancora a lezione in università. Perciò toccò a lui alzarsi in piedi e andare alla porta, forse emettendo troppi feromoni antagonisti, tanto che quando aprì la soglia di casa, Mattia lo fissava con occhi sgranati, lucidi, confusi.
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Tu che profumi di sogni [zenzonelli]
FanfictionMattia odiava Christian, lo odiava tantissimo. Christian odiava Mattia, lo odiava tantissimo. Ma perché si odiavano senza mai essersi parlati? Una storia diversa dal solito, in un universo diverso, in cui gli esseri umani non sono più divisi per gen...