26. Christian

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Sinceramente a Christian, di essere l'anima gemella di Mattia, di essere la sua parte mancante, di essere stati avvicinati solo grazie al destino, poco importava. Quello che davvero contava, ciò che lo rendeva felice era il biondo stesso, lui, la sua essenza, il suo essere passato da bambino dispettoso a quel ragazzo che ora lo aveva portato nella propria stanza, che aveva paura di fargli male, di cui poteva sentire l'odore forte delle emozioni che sprigionava senza rendersene conto. Gli importava solo aver sentito che tra lui e Simone non ci fosse nulla, gli importava solamente che Mattia si fosse preoccupato a tal punto da avere paura di chiedergli se tra lui e Carola ci fosse qualcosa e sorrise al pensiero di quanto potesse essere diverso da quello che aveva sempre pensato. Lo aveva evitato tutta la vita perché pensava che fosse un bambino dispettoso e viziato, mentre nei pochi istanti che avevano avuto insieme e mentre lo stringeva tra le proprie braccia in quella stanza, si era reso conto di quanto fosse dolce, gentile, premuroso. Tutto di lui lo attraeva, non solo il suo fisico perfetto, le sue rotondità nel punto perfetto, i suoi capelli biondi, i suoi occhi azzurri lucidi e le sue guance paffute ancora di bambino, ma anche la sua anima dolce, il suo profumo intenso che gli rivelava ogni propria emozioni che gli permettevano di conoscerlo come non aveva mai avuto l'occasione di fare. E continuò a studiarlo mentre quello si muoveva per la stanza alla ricerca di qualcosa, non aveva capito cosa, alzandosi improvvisamente dalle proprie gambe, chiedendogli scusa nonostante non gli avesse fatto male e glielo aveva spiegato cento volte. Aveva provato a metterlo davanti al fatto che essendo un alfa guariva più in fretta del tempo che ci avrebbe impiegato un beta o un omega, ma Mattia sembrava comunque non ascoltarlo, muovendosi sempre in modo leggero, chiedendogli costantemente scusa, tanto che alla fine aveva deciso di lasciarlo fare e semplicemente godersi tutte quelle attenzioni.

"Ma cosa stai cercando?"

Mattia se ne stava piegato per terra, guardando sotto il letto, mentre poco prima aveva aperto l'armadio alla ricerca di qualcosa. Sembrava disperato anche per via dei feromoni che stava rilasciando e si chiese cosa non riuscisse a trovare. Avrebbe voluto aiutarlo davvero molto, ma sapeva che quella gamba lo avrebbe lasciato sulla sedia a rotelle per almeno altre due settimane, per poi poter almeno passare alle stampelle. Per la prima volta nella propria vita ringraziava il fatto di essere un alfa, di avere quel qualcosa che lo rendeva più forte, ma non per sé stesso per guarire più in fretta, più per Mattia, per non farlo disperare e avere il tempo, in futuro, di stare insieme in un luogo bello, in cui, per arrivarci, avrebbe dovuto guidare lui o camminare per un lungo tragitto.

"Spero che mia mamma non lo abbia trovato e buttato. Ma dov'è...? Ah, eccolo!"

E poi il piccolo si alzò in piedi con un pezzo di terracotta in mano appuntito e frastagliato, pericoloso tra quelle dita paffute e dolci, tanto che l'istinto di Christian fu quello di levarglielo dalle mani e guardarlo male. Ma fu solo un istante, perché quello dopo inquadrò cosa fosse davvero, capì da dove arrivasse, capì cosa fosse prima che ne rimanesse solo un coccio e allora sorrise. Sorrise come un ebete per quello che quel coccio di terracotta significasse e poi alzò lo sguardo verso Mattia che sorrideva a sua volta, imbarazzato, però, aspettandosi, forse, che Christian dicesse qualcosa.

"Ti sei tenuto tutti i pezzi dei vasi che mi hai rotto negli anni?"

Mattia arrossì.

"No, solo questo"

"E come mai proprio questo?"

Il biondo, con ancora quel pezzo di terracotta in mano, si sedette sul letto e Christian, cercando di darsi forza, senza farsi male, si spinse in avanti con la sedia, arrivando a toccare con le proprie gambe, quelle di Mattia che lo stava fissando. Probabilmente solo qualche settimana prima, se avesse visto quel pezzo di vaso, il moro si sarebbe arrabbiato molto, come faceva sempre e poi sarebbe andato a lamentarsi con sua madre di quanto quel bambino fosse dispettoso, ma in quel momento, più che gli occhi lucidi e felici e il viso rosso di Mattia, non riusciva a vedere. Era bellissimo nei suoi dispetti e da quel giorno in poi sapeva che anche quelli sarebbero stati visti in modo diverso, come il preludio di qualcosa che poi era esploso.

Tu che profumi di sogni [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora