Christian quella mattina si svegliò con la bocca impastata di sonno mentre nel cortile un gruppo di persone sembrava aver indetto una riunione di condominio. Voci alte e concitate sembravano avere qualcosa di molto importante di cui parlare, qualcosa da organizzare, che le proprie orecchie addormentate non riuscivano a comprendere chiaramente. In un primo momento il moro cercò di voltarsi dall'altra parte del letto, cercando di riprendere sonno, successivamente si portò l'intero cuscino sulla testa, come se attutendo i suoni sarebbe potuto tornare a dormire in pace. La realtà dei fatti era che la quiete ormai era esplosa e che di dormire ormai non ne fosse più in grado.
Dalla propria casa, diversamente che dal cortile, non proveniva alcun suono, segnale che nessuno si fosse svegliato come lui per quel borbottare incessante e continuo. Così decise di alzarsi, ancora in pigiama, con i capelli sfatti e senza controllare effettivamente se qualcuno ci fosse ancora in casa, affacciandosi piano dalla porta della propria casa, venendo inondato improvvisamente dalla luce del sole che lo accecò, provenendo dalla propria casa che aveva ancora tutte le tapparelle abbassate. Era sabato e si aspettava che ci sarebbe stata calma nel cortile, esattamente come accadeva in tutti i fine settimana.
Forse, però, si era dimenticato di un piccolo dettaglio.
Quando i suoi occhi si abituarono alla luce del sole, notò una folla di persone di fronte a casa Zenzola intente a scegliere delle ghirlande di fiori, dei fiocchi, dei nastri che Christian osservò qualche istante prima di uscire totalmente dalla porta di casa propria, che lasciò leggermente aperta per non rischiare di rimanere chiuso fuori. Christian si passò una mano tra i capelli mentre si continuava a guardare attorno, ormai affascinato da quella situazione, da quelle voci, con il sonno che lo stava lentamente abbandonando, ma che alla fine lo fece sbadigliare mentre guardava quella scena e quel mix di persone dalle voci troppo elevate. Il proprio naso ancora non abituato alla percezione dei profumi sentì un mix catastrofico di versi provenire da quel gruppo: alfa, beta e omega. Se ne stavano tutti insieme ad urlarsi uno contro l'altro, come se la scelta di un determinato oggetto rispetto ad un altro ne valesse del loro orgoglio.
Ma proprio mentre la mente si risvegliava, il proprio alfa alzò la testa alla ricerca di quel profumo che non percepiva a scuola da giorni, che non aveva sentito più per lo stesso tempo nemmeno addosso a quegli amici strani di quell'omega che gli ossessionava la testa da settimane. L'ultima volta che lo aveva visto se la ricordava benissimo, ancora poteva sentire il suo omega scalpitare nel petto e il proprio alfa rispondere, anche se lo aveva cercato di trattenere. Poteva ancora riportare alla mente il desiderio palpabile che aveva provato, quell'odio da cui scaturiva un altro tipo di sentimento, molto più urgente, molto più importante, ma che non aveva avuto modo di decifrare dato che Mattia lo aveva messo davanti ad un'altra informazione: lo voleva al proprio compleanno, che era anche la cena del matrimonio di Saverio. E il giorno dopo aveva saputo che anche il resto della famiglia era stata invitata, direttamente da mamma Giulia e che sua mamma e sua sorella si erano messe subito al volo per trovare qualcosa di adatto da indossare. Per questo il suo sguardo si distolse improvvisamente da quel gruppo di persone e cadde accanto a sé, verso quel vaso nuovo che accoglieva il proprio fiore rosso.
Si chinò e lo accarezzò, levandogli un po' di brina dalle foglie e continuando a sfiorare i suoi petali come se fossero la pelle di Mattia che ormai desiderava alla follia, sarebbe stato inutile negarlo. Il proprio alfa scalpitava all'idea di poterlo avere accanto, il proprio istinto avrebbe voluto potergli parlare all'infinito in questi due giorni che li avevano separati, ma Mattia non si era fatto vivo mai. Non lo aveva visto a scuola, non lo aveva visto in spiaggia, non lo aveva visto nel cortile e nemmeno nel vialetto. Christian era arrivato a chiedersi se effettivamente fosse uscito da quella casa in quei due giorni, perché in diciassette anni di vita, non aveva mai passato un giorno senza vedere Mattia, almeno, salire in macchina con qualcuno o uscire con i propri amici.
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Tu che profumi di sogni [zenzonelli]
Fiksi PenggemarMattia odiava Christian, lo odiava tantissimo. Christian odiava Mattia, lo odiava tantissimo. Ma perché si odiavano senza mai essersi parlati? Una storia diversa dal solito, in un universo diverso, in cui gli esseri umani non sono più divisi per gen...