25. Mattia

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"Chri, ma tu non stai con Carola?"

A quel punto Mattia avrebbe solo voluto seppellirsi. Avrebbe voluto avere la forza di scendere da quelle gambe che aveva paura di ferire ancora di più e di fuggire il più lontano possibile, dove nessuno sarebbe stato in grado di trovarlo. Purtroppo però quella era casa propria, quelle gambe erano l'unico posto dove desiderava stare e Christian lo teneva per i fianchi, in una morsa che sapeva essere salda e che se avesse provato a far sciogliere, non ci sarebbe riuscito. E forse, da qualche parte nel proprio cervello, per quanto imbarazzo quella domanda gli aveva creato, il fatto che il moro lo stesse guardando sorridendo, venne sollevato da un grosso peso, perché non conosceva bene il ragazzo, forse per nulla, anche perché lo aveva evitato per tutta la vita, ma il suo profumo, il suo sorriso, tutto gli stavano dicendo che era uno scemo ad aver creduto una cosa simile.

"Carola?"

Mattia fissò ancora Christian, con le sue mani premute forte attorno alla propria vita, non riuscendo a prestare bene attenzione ad altro se non a quella sensazione calda. Non aveva mai provato il contatto fisico, non ne era mai stato grande fan, ma improvvisamente voleva essere stretto da quell'alfa, voleva che lo abbracciasse per sempre, esattamente come aveva fatto quella volta sulla spiaggia, quando lo aveva salvato, quando il destino li aveva uniti per sempre, senza che se ne rendessero conto, perché tra tutti gli alfa che sarebbero potuti passare, tra tutti gli alfa che avrebbero potuto fargli del male, era passato l'unico in grado di contenersi, l'unico che lo aveva salvato portandolo a casa dai propri genitori, l'unico a cui lui aveva fatto sempre dispetti sin da piccolo.

"Si, lei" sussurrò abbassando la testa il biondo, non reggendo più il contatto diretto con quegli occhi verdi, che non aveva mai visto così da vicino per così tante volte di seguito. gli occhi di Christian erano meravigliosi e strani, cambiavano colore in base alla luce e alle emozioni e la maggior parte delle volte, nelle situazioni in cui gli era stato concesso di essergli così vicino, lui li aveva sempre trovati verdi, screziati leggermente dal castano, splendenti, vispi, nonostante avrebbe detto di lui, poco tempo prima, che quella luce era tutta apparenza, ma che non ci fosse nulla dietro. Ora, invece, non vedeva l'ora di conoscere ogni sfaccettatura di quel carattere che per anni aveva pregiudicato.

Christian scoppiò a ridere.

Mattia, allora, rialzò il capo e lo osservò mentre emetteva una risata strana, stridula, che non aveva mai sentito provenire dall'alfa e allora sorrise, senza nemmeno rendersene conto, guardando mentre chiudeva gli occhi e reclinava la testa, divertito in modo esagerato da quella situazione. E Mattia sapeva che si sarebbe dovuto offendere, la propria natura permalosa gli chiedeva di lasciare il giaciglio sulle sue gambe e spingere quella sedia a rotelle fino a casa sua, lasciarlo dai propri genitori, circondato dai suoi stupidi vasi e tornarsene a casa per non parlargli più. Ma la realtà dei fatti era che se ne stava in silenzio, fermo, ad osservarlo ridere, come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto, ed effettivamente era così. Improvvisamente si chiese quante cose si fosse perso in tutti quegli anni in cui aveva pensato di odiarlo e per distrarsi dall'andazzo dei propri pensieri, decise di reagire, di non starsene lì a fare il sottone innamorato, ma di mostrargli che se anche lui fosse l'alfa, anche lui aveva il potere di prendersi male e di poter dire la propria senza essere giudicato.

Gli tirò un piccolo pugnetto sul braccio, stando ben attento a non fargli davvero male, per evitare di provocare ancora danni a quel corpo che già se ne stava ricoperto di graffi e tagli all'esterno e di fratture all'interno. Christian a quel gesto riaprì gli occhi e tornò a guardare Mattia davanti a sé, che se ne stava col broncio a fissarlo, ancora fermo sulle proprie gambe ed un istante dopo quelle mani che se ne stavano prima attorno alla propria vita, salirono ai fianchi del biondo, prendendo a fargli il solletico. L'omega iniziò a ridere come un matto, dimenandosi sulle gambe dell'alfa con, da una parte, la paura di fargli male, e dall'altra la voglia di farlo smettere e provare ad allontanare quelle mani.

Tu che profumi di sogni [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora