54. Christian

2K 197 10
                                    

Lo aveva davvero morso.

Mattia ora era il suo omega.

Mattia era scappato, però, da quella stanza, fregandosene delle norme sociali, abbandonando il proprio alfa, rifiutando quel legame. Eppure ora Christian lo sentiva davvero, percepiva davvero le sue emozioni, anche oltre quel muro che il piccolo aveva cercato di ergere attorno a sé. La sentiva la sua insicurezza nei movimenti, la titubanza nel compiere determinati gesti e la paura che si era impossessata di lui quando la consapevolezza di appartenere all'alfa lo aveva colto del tutto.

Mattia era scappato dalla stanza di Christian, aveva lasciato tutto e con la solita maglietta bianca era tornato a casa propria, col caldo cocente fuori, col cortile totalmente vuoto perché la gente ancora lavorava, erano gli ultimi giorni prima delle ferie. E mentre si avvicinava alla finestra nella vana speranza di vedere il piccolo che sbucava da una finestra, anche solo per ammirare per qualche istante i suoi capelli arruffati e le sue guance rosse, si ricordò di ciò che era successo, non solo del morso, non solo del legame che ora li univa per sempre, ma anche del costante profumo che sentiva addosso a Mattia, quello di un altro alfa, Simone.

Simone che aveva cercato di tenere alla larga quel ragazzino da lui, a cui era arrivato a rompere il naso perché non tollerava la sua presenza attorno al proprio omega, perché lo sentiva come una minaccia per il loro rapporto, anche se Mattia non aveva dato mai alcun segno che quell'altro alfa potesse in qualche modo intaccare quello che c'era tra di loro, nemmeno se si fosse inventato la peggio bugia nei suoi confronti per screditarlo. Perché Christian sapeva benissimo di essere amato da Mattia, lo aveva sempre saputo, anche prima che lui glielo dicesse, anche prima che trovasse il coraggio di esprimere quelle due parole e ora che erano stati lontani per così tanto tempo aveva potuto comprendere quanto quel legame fosse stato importante anche prima che si frequentassero, anche prima che le loro vite entrassero in collisione improvvisamente. Le loro esistenze erano collegate e forse se ne sarebbe dovuto rendere conto prima di far in modo che l'omega lo allontanasse, che non gli permettesse più di stare vicino a lui, perché lo aveva rifiutato, perché gli aveva sbattuto in faccia che fosse troppo presto, che dovevano ancora crescere. Ma la realtà dei fatti era che aveva solo paura, che in quell'universo fatto di legame primordiali e di versi, non era importante l'età, non era importante da quanto tempo ci si conoscesse, ma il legame che si sentisse con l'altra metà, con la persona che si aveva accanto e che si sceglieva.

Ed ora che aveva Mattia, ora che sul collo di quel ragazzino c'era il proprio marchio, non gli avrebbe mai più permesso di stare lontano da lui.

No, mai.

Perché lo sentiva, lo percepiva come qualcosa di proprio, c'era una connessione che tra di loro non c'era mai stata e Christian lo voleva accanto a sé per tutta la vita, per poterlo guardare sorridere, piangere e sospirare davanti a sé, non per un filo che ora li univa. E poi vi erano anche le famiglie: come avrebbero preso i propri genitori sapendo che aveva marchiato un omega e che non se ne stava assumendo le conseguenze? E peggio, come l'avrebbero presa i genitori di Mattia, ora che il figlio era legato per sempre ad un alfa da cui fuggiva da mesi?

E mentre tutti questi pensieri gli affollavano la mente, mentre la gelosia per Simone gli faceva mangiare il fegato e le paura per la conseguenza dell'allontanamento di Mattia lo perseguitavano, se ne stava su quegli scogli dove aveva raccolto l'omega durante il suo primo calore, durante quell'evento che li aveva legati per sempre, che aveva inciso a fuoco il profumo del piccolo nelle sue narici, quando era stato complicato staccarsi da lui e lasciarlo a casa dei suoi genitori, nonostante credesse fino a qualche ora prima di odiarlo. Quella spiaggia era speciale, era la fonte delle proprie frustrazioni per tutte le volte che Mattia gli faceva i dispetti e poi correva lì, come se nulla fosse, a giocare con i propri amici, ridendo e scherzando, riempiendo le orecchie di Christian di caos, ma che lui stesso era stato in grado di calmare quando lo aveva visto in calore in quello stesso posto, quando tra le proprie braccia si era lasciato cullare e col profumo gli aveva chiesto di dare sfogo a quel desiderio che dentro le vene scorreva ad entrambi. Si era ritrovato a camminare fino a lì poco dopo che il piccolo era tornato a casa propria e da quel momento aveva passato i seguenti due giorni a compiere quel tragitto, mentre sentiva dentro di sé il caldo del calore di Mattia che ora sapeva fosse l'unico a percepire con forza, che ora sapeva, nessuno avrebbe percepito nel modo in cui lo percepiva lui e nessuno avrebbe desiderato Mattia durante il calore tanto quanto lo desiderava lui. E anche quel giorno lasciò il proprio sguardo perdersi oltre l'azzurro del mare, oltre quella distesa dello stesso colore degli occhi del piccolo, che lo lasciava senza fiato, che avrebbe voluto rivedere, ma per cui si tratteneva, perché non voleva essere troppo invadente, perché non voleva generare problemi.

Tu che profumi di sogni [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora