29. Mattia

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Sentiva le mani di Christian ovunque. Poteva percepire il loro calore direttamente sulla pelle nonostante fosse coperto da troppi strati di tessuto che stava destando, perché non gli permettevano di sentirlo direttamente, di percepirlo caldo e duro contro di sé. Mattia non aveva idea di dove finisse l'omega e di dove iniziasse lui, ormai si erano fusi, erano diventati una cosa solo e il confine tra ciò che era logica e tra ciò che era puro desiderio, ormai si era sgretolato. Sentiva solo l'alfa che lo chiamava a gran voce, sentiva solo le parole di Christian che gli vibravano direttamente dentro, così attaccati, su quella sedia a rotelle scomoda, ma su cui sarebbe rimasto per ore se Christian avesse voluto così. Lo stava costringendo a parlare, gli stava buttando addosso ogni desiderio non solo grazie al suo profumo, ma anche grazie alle sue parole. Le sue mani calde lo stringevano e premevano lì dove faceva più male, lì dove portava più piacere, a lui che non aveva mai avuto alcun tipo di esperienza perché non gli erano mai interessate quelle cose, troppo preso a fare dispetti e giocare alla spiaggia con i propri amici di sempre. Eppure in quel momento, starsene tra quelle braccia, sembrava la cosa più giusta che avesse mai fatto e per la prima volta nella vita, ringraziò di aver fatto sempre tutti quei dispetti alla famiglia Stefanelli, a Christian, perché tutte quelle situazioni lo aveva portato lì, in quel momento, solo in casa propria con lui, col fiato sospeso, mentre pregava letteralmente per qualcosa che non aveva idea di come avrebbe potuto compiere.

"Parla Mattia, altrimenti io non faccio niente"

Mattia si morse il labbro mentre se ne stava col viso affondato tra i capelli profumati e scuri di Christian, sentendo le sue mani stringere forte il proprio sedere, preludio di qualcosa che desiderava da morire. Aveva sempre considerato il moro strano, glielo aveva persino detto, aveva confessato di pensare che fosse un alfa anomalo e in quel momento, stretto su quella sedia, si chiese se quella cosa non sarebbe andata contro lui stesso, se quella cosa non avrebbe infierito su quella che sperò essere la loro prima volta insieme. Non aveva idea di cosa rispondere, non aveva idea di come agire, sentiva solo il grande enormemente eccitato, lo sentiva premere sulla stessa erezione che aveva anche lui e l'unica cosa che il proprio omega gli suggeriva era pregare, chiedergli per favore di accontentare il desiderio che sentiva nel petto, che gli faceva vibrare tutte le vene insieme alla sua voce, che era come benzina per il fuoco che gli ardeva dentro. Per questo si abbandonò totalmente alla propria irrazionalità, al proprio omega e si ritrovò davvero a dire "Ti prego", sperando che fosse esattamente ciò che Christian volesse sentirsi dire. Quando lo sentì stringere ancora più forte lì dove faceva male, lì dove un liquido già lo stava preparando, lì dov'era il suo posto, allora capì di aver centrato il punto.

"Ora mi devi aiutare, però"

Mattia annuì e si allontanò dal giaciglio caldo e profumato che erano i capelli del moro, trovando il suo sguardo infuocato ad accoglierlo, con una nuova luce, un qualcosa che non gli aveva mai visto. Gli mancò il fiato al pensiero che quello fosse esattamente il modo in cui sarebbe voluto essere guardato per tutta la vita, in cui desiderava che Christian guardasse solo lui. Lo stava letteralmente mangiando con lo sguardo, lo aveva spogliato senza bisogno di togliergli davvero i vestiti e probabilmente in quell'istante fu in grado di capire persino che si sentiva impaurito, perché per lui quella era la prima volta, perché per lui tutto quello era nuovo e non aveva idea di come si facesse, di cosa dovesse fare lui e di come potesse aiutarlo. L'unica cosa tangibile di quel momento furono le mani dell'alfa che si spostarono dal basso, andando di nuovo verso l'alto e afferrando la propria vita per poi toglierselo di dosso. Il biondo, infatti, si ritrovò sul letto, mentre osservava Christian allontanarsi con la sedia e fare leva sulle braccia per alzarsi in piedi.

Si alzò immediatamente a sua volta.

"Ma cosa stai facendo? Stai attento"

Gli si mise davanti, avendo paura che potesse cadere, che potesse farsi del male, mentre osservava il suo volto macchiarsi di una smorfia di dolore. Mattia osservò il gesso sulla sua gamba e si chiese, forse, per la prima volta in un momento di lucidità, se fosse il caso di fare qualcosa di così avventato, se non avrebbero potuto aspettare, perché aveva seriamente paura per l'incolumità di Christian, per la sua salute, per quella costola operata, ma che fino a pochi giorni prima aveva rischiato di perforargli un polmone.

Tu che profumi di sogni [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora