19. Mattia

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In quel momento Mattia avrebbe preferito che l'omega dentro di sé fosse sveglio, avrebbe preferito non essere a quel matrimonio perché in preda al calore che gli aveva causato la presenza di Christian troppo ravvicinata in quella macchina. Avrebbe preferito che il suo verso scalpitasse nel petto, che miagolasse alla ricerca di un alfa alla ricerca di un po' di sollievo dal dolore e avrebbe preferito non sentire quel dolore intenso nel petto, causato, questa volta, dai propri sentimenti, non da un qualcosa di primordiale che non poteva controllare. In quel momento aveva appreso le parole di Iris, aveva capito che avesse ragione la propria amica e che a Christian davvero fosse accaduto qualcosa che, per qualche strano motivo, aveva portato il proprio omega a sparire, ad assopirsi insieme alla propria capacità di percepire i profumi degli altri versi attorno a sé. E così si ritrovò di nuovo, dopo settimane, a pregare perché il verso tornasse da lui, quello stesso verso che aveva odiato così tanto proprio perché lo aveva costretto ad un avvicinamento con Christian, quello stesso alfa che aveva sempre reputato troppo strano, perché non si comportava come tutti gli altri e nella mente del piccolo biondo, non aveva senso comportarsi come lui.

Si fece ancora più piccolo e strinse ancora più forte le ginocchia al petto quando percepì le mani di mamma Giulia stringerselo al petto, mentre la donna si abbassava su di lui, rischiando a sua volta di sporcare il vestito meraviglioso scelto per il matrimonio di Saverio. Mille erano le domande che frullavano nella mente di Mattia, ma non sembrava in grado di esprimersi in alcun modo mentre le possibili immagini di un Christian incosciente in una stanza di ospedale, gli passavano per la mente, proprio accanto a quelle del giorno precedente, quando si erano stretti, si erano baciati e l'alfa gli aveva regalato il primo orgasmo della propria vita.

Per lo meno il primo causato da un'altra persona.

E così aveva lasciato che quelle mani che appartenevano alla stessa donna che il giorno prima aveva deciso di lasciarlo da solo a casa e che aveva causato il proprio restare in macchina da solo con Christian, lo sollevassero da terra e lo costringessero a rimettersi in piedi. Quelle stesse mani andarono a levare dei residui di ramoscelli attaccati ai pantaloni, insieme a qualche filo d'erba, e Mattia rivolse lo sguardo a Saverio che stava osservando la scena in silenzio, rispettando il suo dolore. Non poteva sapere cosa stesse provando, poteva solo immaginarselo e si chiese come potesse essere un beta e vivere così per tutta la vita. Non era passato molto tempo da quando anche lui non poteva percepirli, eppure era bastato quel breve periodo di tempo per farlo abituare e ora si sentiva come un pesce fuor d'acqua mentre il fratello se ne stava fermo, dritto, composto, come l'alfa autoritario che voleva apparire in quel momento.

Non che a lui servisse in quel momento, ma forse a sua mamma si. Probabilmente percepire il profumo sicuro di un alfa, soprattutto se di suo figlio, la stava aiutando a mantenere la calma. Forse era per questo che durante la cerimonio era stata così tanto attaccata a suo marito, così da potersi godere appieno il matrimonio, infatti una volta allontanata da lui, da sola al telefono con mamma Anna, Giulia era crollata.

"Amore mio, come ti senti?"

Ma le parole morirono nella gola di Mattia appena cercò di pronunciarle, spezzate dal magone enorme che percepiva e da un singhiozzo che scosse involontariamente il proprio petto. Avrebbe dovuto porre domande, avrebbe dovuto fare in modo di essere accompagnato all'ospedale per accertarsi lui stesso delle condizioni dell'alfa che lo aveva salvato una volta e per cui era preoccupato in un modo che non si sapeva spiegare. In realtà se lo sapeva spiegare, ma non aveva più senso non essendoci più in lui traccia dell'omega, assopito da qualche parte, nascosto nel buio, perché quel dolore sordo che percepiva nel petto derivava da un altro sentimento importante, quello che era cresciuto insieme a lui negli anni, mentre passava davanti a quella casa e spaccava i vasi dei fiori forse per attirare l'attenzione e cercare una reazione in quel piccolo alfa che vi abitava, che invece se ne stava zitto ad osservarlo e poi trapiantava le piante che lui aveva quasi ucciso.

Tu che profumi di sogni [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora