(Canzone consigliata: Fallout - UNSECRET & Neoni).
Nerissa.
Che scarica di adrenalina.
Quello era l'unico pensiero che avevo mentre uscivo da uno dei casinò della famiglia Brancoft.
E va bene, avrei dovuto sedurlo ma ero rimasta sorpresa da quanto fosse cambiato.
L'ultima volta che lo avevo visto era solo un ragazzino ma era cambiato, non solo il suo aspetto, anche il suo modo di guardarsi intorno. E la postura della sua schiena a volte era sembrata piena di fastidio, come se provasse dolore.
E... E sì mi ero un po' eccitata al pensiero che un uomo con quella stazza e con quegli occhi neri potesse essere una mia vittima.
Nonostante non avessi perso il controllo del tutto, avevo perso l'obiettivo principale.
Lui magari non aveva capito il motivo per cui io mi trovassi lì, ma sicuramente aveva capito che non ero in visita come una vecchia amica.
Piuttosto sarei stata il suo incubo.
Un incubo che viene di notte ad accarezzare le tue cicatrici e a rammentarti ogni singolo dolore derivante da esse.
E lo volevo morto.
Molto spesso avevo ucciso perché lo voleva mio padre, adesso io lo volevo morto.
Perché? Non mi era piaciuto il modo in cui il mio corpo aveva reagito alla vista del suo sangue. Ero stata quasi dispiaciuta... Quasi.
E l'ultima volta che avevo provato una cosa simile, non era andata a finire bene per nessuno dei due. Quindi sì, Ethan Brancoft era un problema che andava risolto alla svelta.
Se mio padre avesse capito che avevo un minimo di compassione verso chiunque, mi avrebbe di nuovo rinchiusa nel sotterraneo dei suoi casinò.
Lo faceva sempre quando ero una bambina. Quando vedeva che non riuscivo a pugnalare una persona, nonostante non dovessi ucciderla, mi chiudeva lì per giorni.
Ancora riuscivo a sentire il cemento duro e freddo sotto le mie ginocchia, il buio che uccideva i miei occhi e l'odore della muffa.
Sapete cosa succede quando vieni rinchiuso in un buco del cazzo dimenticato dal diavolo? Il tuo unico pensiero è sopravvivere.
Il cibo che mi portavano era sempre troppo poco e disgustoso, e l'acqua scarseggiava talmente tanto che la mia lingua si era spaccata a metà varie volte.
Mi davano il giusto necessario per non morire, fin quando non portavano qualcuno lì sotto con me.
Di solito, era qualcuno che dovevo fare fuori. Altre volte, erano loro a dover far fuori me. Quindi, in entrambi i casi, dovevo uccidere per non essere uccisa.
Con l'unico pensiero che mia sorella era rimasta sola con nostro padre.
Magari vi stareste chiedendo dove fosse mia madre. Ce l'avevo? Oh, certo che sì. Ma era talmente imbottita di psicofarmaci che non riconosceva nemmeno sé stessa allo specchio, figuriamoci se si prendeva cura delle sue figlie.

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Silence & Noise
RomanceCONTIENE CONTENUTI ESPLICITI E NON ADATTI A SOGGETTI MINORENNI. L'OPERA IN QUESTIONE È UN DARK ROMANCE, QUINDI VI INVITO A PROCEDERE CON CAUTELA. IN QUANTO ALCUNI CONTENUTI POTREBBERO URTARE LA SENSIBILITÀ DEL LETTORE. "Il Diamante Grezzo". Una ra...