Capitolo 2

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(Canzone consigliata: Like U - Rosenfeld.)

Nerissa.

La cosa positiva di prendere un jet privato di cui non me ne fregava niente?

Il vino rosso.

Quell'esplosione di acidità mischiata alla dolcezza dell'uva e al semi bruciore che riscaldava la gola. Era semplicemente qualcosa che mi completava, per intero.

Non bevevo spesso, per quello che facevo nella vita era sempre meglio rimanere lucidi. Anche se alcune volte le ferite avrei voluto anestetizzarle con l'alcool per quanto erano dolorose, e non mi riferivo a quelle che avevo sulla pelle.

A quelle ci ero talmente abituata che ormai non facevano nemmeno più testo, una valeva l'altra.

Ma prima di essere il sicario di mio padre, ero stata una bambina. Che voleva giocare e mangiare il gelato mentre si sporcava le mani di cioccolato.

Non era mai successo.

Ero nata per sanguinare e far sanguinare le persone. Anche senza armi.

Fin quando non ero diventata vogliosa di quel dolore e di quel sangue sulle dita.

Mi ero sacrificata per rendere la vita di mia sorella più tranquilla e lo avrei fatto altre mille volte. Amavo il suo modo di guardare il mondo con quei suoi occhi pieni di speranza, ma amavo ancora di più il modo in cui con la sua dolcezza riusciva ad andare avanti senza guardarsi indietro.

Il pensiero di averla lasciata sola in quell'appartamento così grande mi fece prendere un gran sorso dal mio calice. Non mi entusiasmava, ma sicuramente era meglio saperla ad Atlanta che nella Sin City, dove le unghie di mio padre avrebbero potuto conficcarsi nella sua pelle.

Quindi, andava bene così. E in un certo senso, odiavo quando lei vedeva che tipo di persona ero.

Senza i suoi occhi tristi a guardarmi sarei riuscita a fare quello per cui ero stata addestrata e manipolata: uccidere.

Avete presente quel detto? "Ogni volta che porti via una vita, la tua anima si spezza"?

Ecco, io non ricordavo nemmeno di averla mai avuta, un'anima.

Il primo uomo che avevo ucciso sotto incarico di mio padre era un timido signore che aveva sbagliato a mettersi sulla strada di Thomas Tornei. Fu enormemente difficile farlo, in quanto avevo solo dodici anni.

Lo so, lo so... Non era normale che una ragazzina di quell'età manovrasse una pistola.

Giudicatemi pure, perché non l'avevo ucciso con quella. Un taglio netto sulla trachea era stato sufficiente.

C'era stato un tempo in cui le mie vittime mi venivano in sogno, a dirmi quanto facessi schifo come persona e quanto fossi una fallita come donna.

Ormai, o non dormivo o semplicemente prendevo delle gocce che mi facevano riposare senza sogni. Quindi, avevo risolto il problema.

Non ero una bella persona e non avrei cercato di convincere nessuno del contrario.

Perfino mia madre non riusciva più a guardarmi.

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