Capitolo 52

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(Canzone consigliata: Taste of the Divine - Shaker, Azee & Cobra).

Ethan.

Mi amava.

Quella donna così crudele amava me.

Non riuscivo a pensare ad altro, perfino i miei sensi erano colmi della sua presenza. Avvertivo solamente il suo profumo speziato nelle narici mentre le baciavo il collo, stringendo i suoi capelli in una stretta ferrea per non farla muovere. La sua pelle dell'addome sotto il mio palmo, mentre mi avvicinavo al suo seno, era tonica ma morbida. Il suono dei suoi piccoli gemiti mentre le mordevo la pelle delicata dell'orecchio diventarono la mia più totale ossessione.

Lei era la mia ossessione.

Il modo in cui quel sentimento aveva preso radici nelle mie stesse ossa mi faceva impazzire. Mi faceva impazzire averla vicina e non poter fare quello che volevo di lei.

Avrei marchiato a sangue la sua stessa anima pur di imprigionarla dentro di me.

Non le avevo mentito quando le avevo riferito poco prima che non me ne facevo un cazzo di Las Vegas. Quel desiderio era diventato talmente ridicolo in confronto a quello che provavo per lei, che non mi pentivo di averle fatto capire che rifiutavo caldamente la sua offerta.

Io volevo lei. E basta.

I suoi capelli angelici mi oscurarono la vista quando mi avvicinai di nuovo al suo collo, sotto la mia lingua avvertivo il battito del suo cuore. Batteva come un tamburo, veloce e tonante. Come se non riuscisse a respirare.

Tornai a guardarla in viso stringendole la gola come se volessi soffocarla. I suoi occhi solitamente chiari come fossero cristalli, somigliavano a degli smeraldi per quanto erano scuri scuri e luminosi. I suoi zigomi affilati erano leggermente rosati mentre respirava in modo affannoso, schiudendo quelle maledette labbra piene per prendere fiato. Trattenevo ancora i suoi capelli nel mio pugno, glieli tirai come se volessi strapparglieli e portarli con me per sempre.

Ero ossessionato dall'amore che provavo per lei. Un sentimento del tutto assurdo a cui non riuscivo a dare un minimo di controllo.

Come se l'odio che avevo provato con lei si fosse fuso con l'amore, rendendo quel sentimento talmente pericoloso, che a volte mi veniva in mente di rinchiuderla dentro una camera e scoparla fin quando di noi non fosse rimasto che sudore e orgasmi sparsi sul pavimento. Un sentimento che mi induceva a pensare a come non potessi esistere senza di lei, talmente pericoloso che avevo voglia di radere al suolo perfino il mondo stesso se solo lei me lo avesse chiesto con quegli occhi.

Il suo tocco sui miei pettorali nudi si fece intenso, graffiando la mia pelle. Il bruciore entrò completamente in secondo piano quando vidi le sue dita avvicinarsi all'elastico dei miei pantaloni.

Mi amava.

«Smettila di guardarmi come se non potessi credere ai miei sentimenti», una scintilla di irritazione le passò nelle iridi. «Mi offende.»

Alzai un sopracciglio mentre assottigliavo lo sguardo, la presa sui suoi capelli ancora più ferrea. «Sai cosa offende me, invece?»

Scosse la testa in segno di negazione, nonostante la presa che avevo sulla sua cute.

«Il fatto che tu sia ancora vestita.»

Senza un minimo di preavviso, lasciai la presa che avevo nei suoi capelli e la presi in braccio. Le sue gambe circondarono i miei fianchi come se non avessero mai fatto altro nella sua vita, mentre stringevo il suo culo nei miei palmi con forza.

Volevo perfino strapparle la carne stessa.

Il mio corpo era totalmente fuori controllo, non riuscivo nemmeno a respirare in modo normale. La pelle mi formicolava e bruciava nei punti in cui le sue unghie avevano lasciato delle striature rossastre. I miei muscoli dolevano per la tensione che avevo perfino nelle ossa.

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