Capitolo 24

2.8K 174 10
                                    

(Canzone consigliata: How Could You - Jessie Murph).

Nerissa.

Entrai in quella suite come se stessi calpestando la mia amarezza con la suola dei miei Dr. Martens.

Avrei voluto crogiolarmi nel pensiero di Ethan che prendeva le vesti di mio protettore, ma non potevo.

Dovevo affrontare quella donna, la stessa donna che un tempo avevo considerato mia madre.

L'avevo considerata come quella persona in cui avrei sempre trovato un abbraccio, un bacio sulla testa quando il peso del mondo mi avrebbe gravato alle spalle, e un sorriso pieno di orgoglio guardandomi.

Avevo trovato tutto il contrario.
Invece che un abbraccio, avevo trovato il vuoto lasciato da lei che si cullava nelle lenzuola del suo letto mentre era strafatta.

Invece che un bacio sulla testa, avevo trovato solo una donna che mi guardava con disprezzo per quello che ero diventata.

E invece che un sorriso pieno di orgoglio, avevo trovato solo delle parole astiose prodotte da quelle stesse labbra che avrebbero dovuto difendermi dall'uomo che lei aveva scelto di sposare.

Forse era stato proprio questo il motivo per cui alla fine avevo scelto di stare con mio padre. Perché anche se lui mi aveva insegnato solamente come portare sofferenza e urla nella mia vita, quando mi dava delle pacche sulla spalla dopo aver aver ucciso un uomo sotto suo ordine mi sentivo... Reale.

A volte, da piccola, avevo sempre pensato di essere invisibile. Perché Kim non mi aveva mai vista, non davvero.

Quindi con Thomas Tornei io tornavo ad essere visibile e mi sentivo più forte.

Anche se mi faceva male tutte le volte che mi rinchiudeva in quel seminterrato, anche se a volte avrei voluto solamente mettermi a riposare sotto le coperte con Giselle e svegliarmi il mattino dopo con il solo pensiero di quale gioco avrei potuto fare; quando mio padre mi donava le sue attenzioni io le assorbivo come se fossero una nube tossica che creava assuefazione.

La suite era silenziosa, ma riuscivo a sentire come delle dita battessero su un bicchiere in modo nervoso. Riuscivo a sentire i passi leggeri di Giselle che si aggirava nell'ambiente.

E un profumo fruttato che quasi mi fece starnutire.

Quando mi avvicinai verso il salotto, girai lo sguardo alle mie spalle e incontrai le tenebre degli occhi di Ethan mentre mi seguiva camminando con le mani in tasca.

In un momento totalmente diverso mi sarei leccata le labbra alla vista del suo petto scultoreo fasciato da quella camicia di seta nera e di come lo facesse sembrare un dio.

Precisamente quello degli inferi.

Tornai a guardare davanti a me e vidi i capelli biondi di mia madre.

Era seduta sul divano bianco mentre cercava di sistemarsi i vestiti. Quasi sbuffai al pensiero che lei potesse credere che abbassando quella gonna e abbottonarsi la camicia la potessero rendere più pulita.

Lei si sentiva sporca.

Come lo sapevo?

La prima regola per essere un buon sicario è quella di imparare a capire le persone dalle loro movenze. E Kim continuava ad accarezzarsi le cosce come se stesse togliendo della polvere, sistemava i suoi capelli come se avesse degli insetti tra le ciocche e cercava in tutti i modi di coprire tutta quella pelle che aveva messo in mostra.

Che pena.

«Da quando sei diventata la puttana dell'Omnia?» Esordii mentre prendevo una sedia dal tavolo che avevamo in salotto e la trascinavo proprio davanti a lei.

Silence & NoiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora