Capitolo 36

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Nota dell'autrice:

Sapete benissimo che S&N si tratta di un dark romance, di conseguenza le tematiche trattate potrebbero disturbare alcuni lettori. Rischio di fare spoiler del capitolo corrente, ma ci tengo particolarmente a tutelare la vostra lettura. Nei capitoli precedenti è stata introdotta la tematica dell'aborto, ma non è stato fatto come succederà nelle parole che andrete a leggere. In questo specifico capitolo entreremo proprio nella testa autodistruttiva di una persona a cui è stato tolto il diritto di scegliere, con conseguenti pensieri autolesionisti e sensi di colpa. Essendo un argomento di estrema importanza, va trattato con rispetto. Ma, nonostante io ce l'abbia messa tutta, mi rendo conto che la mente di Nerissa non è affatto facile da gestire e, di conseguenza, il suo personaggio. Quindi, ci tengo particolarmente ad avvertirvi che i suoi pensieri non dovranno mai essere presi di esempio e, se la lettura di una tematica del genere pensate possa disturbarvi, non continuate a leggere.

La vostra salute mentale prima di ogni cosa.


(Canzone consigliata: The Ending - Wafia feat. FINNEAS).


Nerissa.

Tre anni prima...


Non ricordo precisamente il tragitto da casa mia alla clinica del medico di famiglia.

Ricordo però quanto mi ci fosse voluto per spostare il cadavere della sentinella sul divano e ricoprirlo di whisky. Non avevo le forze necessarie per fare tutto di fretta, quindi era stato un processo molto lento e doloroso per me. A malapena riuscivo a stare in piedi, il respiro stava venendo sempre meno mentre spostavo quel peso.

In compenso, trovare un accendino e farlo prendere fuoco sembrava l'unica cosa facile che avevo fatto.

Mentre camminare, anzi, scappare da lì fu davvero un'impresa ardua. Non mi ero mai resa conto di quanto il fuoco avanzasse velocemente.

Ogni mio passo arrancato erano quindici centimetri che si guadagnavano le fiamme. In pochissimo tempo mi ritrovai dentro un incendio vero e proprio.

Sentii l'adrenalina prendere possesso dei miei muscoli doloranti e del mio respiro inesistente. Quella forza mi diede la possibilità di velocizzare i miei movimenti e di svuotare completamente la mente, per far sì che l'unico pensiero era quello di oltrepassare quella porta del cazzo.

Principalmente quel cadavere carbonizzato sarebbe servito a far credere a mio padre di aver portato a termine il suo ordine. Anche se, visto come stavano andando le cose, avrei potuto rimetterci la pelle io.

Avrei anche potuto trascinarmi da lui e dirgli che Killian era scappato dopo avermi quasi ucciso. Di certo le mie condizioni avrebbero potuto confermare quella versione dei fatti.

Ma ero patetica a tal punto da non volerlo fare.

Volevo solo che Killian facesse buon uso di quei documenti che mi aveva sottratto e sparisse dalla mia vita.

Vivo o meno non me ne fregava un cazzo.

Riuscii a varcare quella porta e chiuderla dietro di me. Il fumo aveva preso possesso perfino del corridoio del mio pianerottolo, facendo scattare tutti gli allarmi.

Due secondi dopo mi ritrovai completamente zuppa d'acqua per colpa di quei sensori. E no, non era così positivo se i miei vestiti si erano appiccicati alla mia pelle impedendomi quasi di procedere.

La ferita sul petto quasi non la sentivo più, indice che la mia adrenalina era arrivata talmente a un picco alto da anestetizzare qualsiasi cosa.

Il mio giubbotto di pelle mi pesava sulle spalle ma non riuscii a toglierlo. Anche se l'adrenalina mi stava dando un grande aiuto, non ero mica un cazzo di supereroe. Sapevo benissimo che avessi i minuti contati prima di cadere con la faccia a terra.

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