Capitolo 28

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(Canzone consigliata: Hero - Tommee Profitt feat. Mike Mains).

Nerissa.

Cosa accade quando si muore?

Si prova dolore? Oppure pace?

Le lacrime inondano il tuo viso? Oppure riesci finalmente a sorridere?

Avevo donato la morte a così tanti uomini, eppure non riuscivo a togliermi il pensiero che quando espiri per l'ultima volta ci sia solo il vuoto.

Se fosse una cosa positiva o negativa proprio non lo sapevo.

Ma se la sensazione era quella, allora ero morta davvero.

Due giorni di silenzio.

Due giorni da quando avevo scoperto quelle cicatrici sulla schiena di Ethan.

Più di due settimane di silenzio da parte di Thomas Tornei.

E no, non era una cosa positiva.

Non rispondeva alle mie chiamate, nemmeno un piccolo messaggio. Totale assenza.

Un tempo mi sarei sentita persa, sentendomi senza un minimo scopo. Un altro tempo ancora ne sarei stata felice, grata di poter vivere la mia esistenza senza dover pensare alla mia bravura nel portare la morte nella vita degli altri.

Ora? Vuoto.

Totale vuoto.

Non riuscivo a capire come mi sentissi al riguardo, così avevo scelto semplicemente di non provare niente.

Né curiosità, né indignazione per quella non tanto velata dichiarazione di disinteresse. Né tantomeno tristezza o felicità.

E nemmeno paura. Voleva venire a prendermi come un fantasma? Cazzo, volevo che lo facesse.

Volevo che mi togliesse dalle palle quell'incarico che era diventato talmente scomodo da rendermi nervosa.

Se fossi tornata con mio padre avrei dichiarato guerra a Ethan ovviamente, ma sarebbe stato meglio rispetto al suo silenzio.

E non quel silenzio che volevo così tanto, quel suo silenzio che mi faceva apprezzare il rumore del mio cuore ingrigito. Intendo quel silenzio che trasmette la pura assenza di una persona, come se non fosse mai esistita.

Il problema era che io sapevo che Ethan esisteva ancora. Sentivo i suoi passi mentre camminava nel suo appartamento, il ticchettio delle zampe di India sul pavimento e qualche volta anche le note di una canzone black.

Stavo impazzendo? Molto probabile.

Ecco perché mi ritrovavo con Giselle sul divano di pelle nell'appartamento che ci aveva fatto scegliere Ethan, mentre cercava di farmi distrarre raccontandomi la trama di una nuova serie tv.

Il fatto che io non riuscissi ad ascoltarla del tutto, la diceva lunga sulla situazione in cui mi trovavo.

«Nene

«Merda, scusami.» Mi ricomposi sedendomi dritta. «Mi sono un attimo persa il filo del discorso, dicevi?»

Una sua mano si posò sul mio ginocchio. «Mi dici cosa c'è che non va?»

Sbuffai. «Non c'è proprio niente che non vada, Lele

Lei alzò un sopracciglio, come a dirmi che non se la beveva.

«Sto dicendo sul serio.»

«Non so se essere più offesa per il fatto che stai insultando la mia intelligenza, oppure perché non vuoi dirmi cosa sta succedendo.» Un lampo di consapevolezza le accese lo sguardo. «Oh, mio Dio... C'entra Ethan, non è vero?»

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