Capitolo 8

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(Canzone consigliata: Welcome To My World - Tommee Profitt feat. LYRA.)

Nerissa.

Era passata una settimana dall'ultima volta che avevo visto e sentito Ethan Brancoft.

Non che mi dispiacesse, ma mi sentivo irrequieta.

Non perché non fossi in grado di fingere, infondo fingevo tutti i giorni di essere una persona vagamente normale; quindi il mio problema principale non era quello.

Ero irrequieta perché non ero sicura che il piano avrebbe funzionato.

Non mi fidavo di lui, anche se poteva sembrare il contrario visto che gli avevo rivelato i piani di mio padre. Ma l'avevo fatto solo per Giselle.

La stessa Giselle che in quel momento mi guardava accigliata mentre davo dei contanti alla commessa del negozio di abbigliamento.

Avevo detto che aveva bisogno di vestiti e guarda caso i soldi li avevo. Quindi quel giorno avevo insistito nel portarla al Fashion Show Mall, che non era lontano dal Caesars Palace visto che si trovava anche lui sulla Strip.

Dovetti ammettere che la faccia verde che aveva dopo essere scesa dalla mia moto, la diceva lunga sulla sua esperienza con la mia guida. Ma alla fine eravamo lì e niente mi avrebbe impedito di comprarle quel fottuto maglione rosa.

Quando lo aveva visto in vetrina le si erano illuminati gli occhi, quello per me bastava per acquistarlo.

Ma non la voleva finire di dirmi che non avrei dovuto spendere soldi per lei. Come se la cosa mi pesasse, poi.

Quando compravo qualcosa per lei ero contenta come se la stessi comprando a me stessa; quindi, doveva chiudere quella bocca dolce e far fare a me.

Ma mentre prendevo l'ennesima busta, mi resi conto di un piccolo problema... Avevo una moto, non un cazzo di furgone. Come le portavo quelle buste nella suite?

«Ti rendi conto di quante buste abbiamo e di quanto hai speso?» Sbuffò mia sorella mentre uscivamo dal negozio.

Alzai gli occhi al cielo. «La soluzione la trovo, non preoccuparti.»

«Non mi piace che spendi così tanti soldi per me...» Mi abbracciò goffamente con tutte quelle buste sulle braccia. «Ma grazie, Nene

Accennai un sorriso. «Le grazie le fa la Madonna, Lele

Ridacchiò staccandosi da me e mi diede una spinta giocosa. «Ma smettila.»

Però, mentre uscivamo dal centro commerciale, il problema della buste sussisteva.

Alla fine, vinse la camminata.

Non era molto lontano, come dicevo, e poi chiacchierando con mia sorella sicuramente il tempo sarebbe passato più velocemente, rendendo la camminata più piacevole.

C'era da dire, però,  che le buste cominciarono a pesare quando arrivammo quasi al Caesars Palace. Ma stringemmo i denti e continuammo a camminare.

Quasi non ci credevo quando arrivammo al piano della -ormai nostra- suite.

Fin quando non guardai per terra e vidi un biglietto.

Stesso colore, stessa calligrafia della volta scorsa.

«Che cos'è?» Chiese Giselle mentre guardava accigliata il biglietto che ancora giaceva a terra.

Scossi la testa abbassandomi per prenderlo. «Niente, Lele.» Mi schiarii la voce e accennai un sorriso «Avanti, apri quella porta così puoi farmi vedere tutte le cose che abbiamo preso.»

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