Capitolo 13

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(Canzoni consigliate: Whose Side Are You On - Tommee Profitt feat. Ruelle/I'll Make You Love Me - Kat Leon.)

Ethan.

Come ero finito nella palestra dei Tornei, dite?

Erano tre giorni che non avevo notizie di Nerissa e sapevo quanto l'influenza del padre avesse potere su di lei. La mia testa aveva cominciato a pensare che lei si fosse schierata di nuovo dalla sua parte.

Quindi, ero andato nell'unico posto in cui ero sicuro di trovarla.

Ma quello che avevo trovato mi aveva letteralmente sorpreso.

Ero arrivato quando lei ancora stava scaricando chissà quale demone con i pugni, e fino a quel punto era ancora la donna detestabile che conoscevo.

Ma quando si era accasciata per terra, come se quel demone l'avesse strattonata prendendola per i capelli, non l'avevo riconosciuta.

Si era dondolata su sé stessa tappandosi le orecchie, come se i pensieri facessero troppo rumore anche per una persona che conosceva benissimo il clamore di uno sparo.

Ed era stata una sorpresa totalmente destabilizzante.

Perché, quando ero solo un bambino e mio padre cantava le lodi di quella bambina che riusciva in tutto quello in cui io non riuscivo, era diventata un esempio da superare per me.

Dovevo essere migliore di lei.

Ero stato invidioso di lei.

Ma, quando l'avevo vista in quel modo dentro quella palestra, mi ero reso conto che nonostante lei facesse vedere un lato di sé per le strade di Las Vegas... Nerissa era anche altro.

E non me ne ero mai reso conto.

Non sapevo perché avevo deciso in qualche modo di aiutarla, sicuramente perché volevo rimanesse lucida per il nostro piano.

Di certo, non avevo messo in conto di ritrovarmi sopra di lei mentre cercavo un po' di sollievo per l'erezione incontenibile che avevo in mezzo alle gambe.

Ero un uomo e lei una bellissima donna, quindi sapevo che la colpa fosse principalmente per quel corpo che stranamente si era incastrato senza troppi problemi con il mio.

Ma quella cazzo di erezione non passava e i miei pensieri non erano stati affatto d'aiuto.

Avevo ancora impresso nella testa come i suoi seni prosperosi erano strizzati in quel reggiseno sportivo indecente e di come le sue gambe, involontariamente, mi avevano arpionato con una stretta ferrea.

E non riuscivo a non pensare a come sarebbe stato scopare una persona che si odiava. A come sarebbe stato se quel vitino di vespa l'avessi stretto tra le mie mani mentre pompavo dentro di lei con odio.

Forse sarebbe stato qualcosa di veloce e smanioso.

Forse qualcosa di lento, in modo da assaggiare il sapore del disprezzo sulla sua pelle.

Forse quei cazzo di pensieri dovevano farla finita di invadermi la testa.

E, per la prima volta, feci una doccia gelata non per far smettere di bruciare la mia schiena, ma per far smettere di bruciare i miei spiriti.

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