(Canzoni consigliate: Wicked Games - The Weeknd/ Candy Shop (remix) - Clymed / Pray - Jessie Murph).
Ethan.
Ci eravamo accordati per incontrarci tutti all'Omnia. Ecco il motivo per cui mi trovavo con un cocktail scadente pieno di ghiaccio in mano, su una delle terrazze enormi di quel locale.
Un locale che attirava molti più turisti che cittadini, praticamente un branco di idioti che non facevano altro che saltare sui bassi della musica e sudare mentre scambiavano saliva con qualcuno che avevano conosciuto solo pochi secondi prima.
Okay, espresso in questo modo lo scenario non era dei migliori. Ma dovetti ammettere a me stesso che quel locale aveva il suo fascino.
Avevo apprezzato l'oscurità che si trovava nelle sale interne, con delle ragazze che ballavano dentro dei cerchi appesi al soffitto. Avevo anche apprezzato come appena entrati, io e Sean, le persone avevano fatto di tutto per starci alla larga.
L'uomo che era accanto a me dalla pelle di cioccolato era molto conosciuto nei locali notturni della città, praticamente sembrava Mosè quando camminava in mezzo alla gente.
Mi era stato di grande aiuto.
I miei pantaloni scuri e la mia camicia di seta nera non erano adatti ad essere macchiati con i cocktail o con i fluidi corporei di qualche ubriaco strafatto di cocaina.
Perché ce n'era veramente tanta di quella roba sparsa per il locale, non si poteva dire che Las Vegas non fosse la città dei vizi e del peccato.
Mentre eravamo su quella terrazza a goderci l'aria fresca di fine dicembre, continuavo a guardarmi intorno per cercare una chioma bionda che ancora non si era fatta vedere.
Il Natale era passato come uno dei tanti giorni che avevo vissuto: lavorando e accarezzando India quando ero tornato a casa. Niente addobbi, niente regali e, ringraziando il cielo perché non ne avevo quasi più, niente parenti.
Solo tanto silenzio.
Tranne per l'orologio a pendolo del mio salotto.
Non sapevo come le sorelle Tornei avessero passato il Natale, anche se Nerissa aveva accennato a qualcosa come non averlo mai festeggiato.
Se quell'anno lo aveva fatto, lo aveva fatto solo per Giselle. Di quello ero fermamente convinto.
Sean continuava a dondolare le spalle a ritmo di musica mentre si godeva anche lui il suo cocktail annacquato. Nonostante fossimo fuori, la musica era altissima ma almeno non avrei dovuto urlare per parlare.
«Ciao.» Sentii una voce femminile accanto a me e quando girai lo sguardo vidi una donna che non avevo mai visto.
Sicuramente una turista, aveva perfino un accento strano. Forse era inglese?
Le feci un cenno col capo mentre tornavo a guardarmi intorno, non avevo bisogno di distrazioni quella sera.
Non eravamo lì per divertirci.
E il fatto che non conoscessi Kim, la madre di Nerissa, e che quindi anche se mi fosse passata davanti non l'avrei riconosciuta, mi mandava letteralmente in bestia.
Per quale cazzo di motivo stava facendo tanto ritardo quella bionda malefica?
«Mi chiamo Elizabeth.» Continuò la ragazza, come se il fatto che non avessi ricambiato il suo saluto con lo stesso entusiasmo non indicasse un rifiuto bello e buono.
E sicuramente non era nemmeno una ragazza che ne accettasse uno, visto che mi ritrovai una sua mano sul mio pettorale. «Ma tu puoi chiamarmi come vuoi.» Disse in modo lascivo mentre mi accarezzava come se stesse accarezzando un cazzo.
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Silence & Noise
RomansaCONTIENE CONTENUTI ESPLICITI E NON ADATTI A SOGGETTI MINORENNI. L'OPERA IN QUESTIONE È UN DARK ROMANCE, QUINDI VI INVITO A PROCEDERE CON CAUTELA. IN QUANTO ALCUNI CONTENUTI POTREBBERO URTARE LA SENSIBILITÀ DEL LETTORE. "Il Diamante Grezzo". Una ra...