(Canzoni consigliate: The End - JPOLND/ Bust Your Windows - Jazmine Sullivan.)
Ethan.
Personalmente amavo lo sfarzo.
Il leggere luccichio che creava il marmo pulito, oppure il profumo di qualche fiore sparso per l'ambiente.
Mio padre mi aveva sempre detto che mia madre amava i frangipani, che quando lei era in vita erano ovunque nella loro casa. Ed erano proprio quelli i fiori che mio padre aveva portato sulla sua tomba poco dopo che è morta, fino a che non diventò un'abitudine farlo.
Smise di portare quei fiori quando ero diventato grande abbastanza per poter cominciare il suo addestramento.
Da quel momento non lo avevo più visto tornare nel luogo in cui era sepolta, io non lo conoscevo nemmeno quel posto.
Se fossi stato un uomo diverso mi sarebbe piaciuto andare lì a raccontarle le mie giornate oppure a dirle come mi sentivo, ma non ero quel tipo di persona. E la vergogna per quello che le avevo fatto mi impediva di indagare su dove si trovasse quel luogo.
Me lo ero sempre immaginato come un posto tetro, privo di gioia e luce. Quindi, non avevo proprio nessuna fretta e né tantomeno la voglia di trovarlo.
Mi bastava il colore grigio della mia vita.
Ma, quando scesi dalla mia auto parcheggiata davanti alla villa dei Tornei fuori città e, aggiustandomi la giacca dello smoking scuro che indossavo, entrai da quelle porte color avorio e vidi dei frangipani sparsi per l'entrata, un piccolo groviglio nello stomaco lo sentii.
Anche se ero un uomo avvezzo alla violenza, al sangue e alle pallottole, quei fiori erano riusciti a destabilizzarmi come poche cose erano riuscite a fare.
Il loro profumo era ancora impresso nelle mie narici, lo ricordavo. Nonostante fossi solo un neonato quando lo avevo sentito per la prima e unica volta, ricordavo il loro profumo.
E trovarmeli lì, con il loro colore bianco e giallo, era stato davvero crudele per la mia pazienza.
Adesso che li avevo davanti agli occhi non riuscivo proprio a capire come un fiore talmente semplice potesse piacere a mia madre. Forse amava la semplicità?
Quasi non mi accorsi dei rumori intorno a me e nemmeno di quello stronzo di Tornei che mi veniva incontro, quei fiori maledetti avevano completamente monopolizzato la mia attenzione su di loro.
«Ethan Brancoft.» Il tono che usò Tornei per chiamarmi mi fece contrarre la mascella per il fastidio. «Vedo che hai ricevuto il mio invito.»
Accennai un sorriso provocatorio, guardandolo in quegli che erano fin troppo simili a quelli della figlia.
Ma non lo erano davvero, lei aveva quella scintilla di determinazione che la contraddistingueva da quel viscido di suo padre che, invece, aveva solo perversione e odio in quelle iridi.
«Sai, è un po' difficile non notare una busta sigillata con la ceralacca sulla mia scrivania.» Risposi con un ghigno. «Non siamo andati un po' avanti da quando ancora si usavano le lettere, Thomas?»
Vidi i suoi occhi accendersi per il fastidio. «Mi piacciono le cose semplici e di effetto, Brancoft.» Rispose con un tono cordiale che non si addiceva proprio alla sua persona.
Lanciai un'occhiata a quei fiori. «Lo vedo.» Mormorai.
Thomas mi fece un cenno con la testa per invitarmi a seguirlo. «Mi dispiace che tu e mia figlia non siate arrivati insieme, ma preferivo che Giselle e Nerissa arrivassero prima degli invitati.» Disse mentre mi guidava in un'altra sala.
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Silence & Noise
RomansCONTIENE CONTENUTI ESPLICITI E NON ADATTI A SOGGETTI MINORENNI. L'OPERA IN QUESTIONE È UN DARK ROMANCE, QUINDI VI INVITO A PROCEDERE CON CAUTELA. IN QUANTO ALCUNI CONTENUTI POTREBBERO URTARE LA SENSIBILITÀ DEL LETTORE. "Il Diamante Grezzo". Una ra...