Capitolo 31

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(Canzone consigliata: Fill the Void - The Weeknd, Lily Rose Depp & Ramsey).

Nerissa.

Le giornate susseguirono tutte allo stesso modo: mi svegliavo, mangiavo, cercavo di camminare un po', mi sedevo, mangiavo di nuovo e poi a dormire.

Ero annoiata e piena di dolori. La spalla bruciava come un cazzo di inferno e il fianco era davvero un incubo, ma il medico dei Brancoft quando era venuto a farmi visita mi aveva riferito che fosse normale.

Erano passati soltanto quattro giorni da quando mi avevano sparato e già mi ero rotta i coglioni di non fare nulla.

Avevo bisogno della mia moto, dei miei allenamenti, di respirare aria che non fosse quella che si trovava tra quelle mura.

L'unica cosa a cui non mi ero ancora abituata era girare lo sguardo la mattina e trovare i suoi occhi d'ombra che mi guardavano assonnati quando veniva a svegliarmi.

Non mi aveva mai lasciata sola.

E quando aveva dovuto per questioni che riguardavano i suoi casinò e le altre proprietà, Giselle era sempre pronta a farmi da balia.

Io non avevo bisogno di una cazzo di babysitter, avevo bisogno di strapparmi quei punti di dosso e ricominciare tutto da dove lo avevo lasciato.

E, cioè, da quando stavo provando a fare fuori quelle teste di cazzo degli uomini di mio padre.

Avrei ricominciato proprio da loro. Volevo trovarli e farli fuori il più lentamente possibile.

Ma Ethan mi impediva perfino di alzarmi dal letto da sola.

Avevo pensato e ripensato al suo racconto, ai suoi traumi dovuti alla crudeltà del padre. E ogni volta che l'immagine di quel bambino maltrattato prendeva possesso dei miei pensieri, avrei voluto abbracciare quell'uomo che era diventato e proteggerlo perfino dal vento.

Non che lui me lo avrebbe permesso, comunque.

Ed era proprio a quello che stavo pensando mentre guardavo i suoi movimenti, studiati perfino per cuocere una cena abbastanza semplice.

A detta del medico dovevo mangiare più carne possibile per reintegrare il ferro. E indovinate? Ethan aveva praticamente svaligiato un supermercato prendendo tutte carni di prima scelta.

Lo sfrigolio della padella e quel profumo mi fecero venire l'acquolina in bocca.

Ma mentre guardavo le braccia possenti di quell'uomo che massaggiava la seconda bistecca con varie spezie, mi ritrovai ad avere fame di altro.

Dopo quella notte non mi aveva più toccata. Non sapevo esattamente se fosse per colpa della sparatoria oppure perché aveva raggiunto lo scopo di sottomettermi.

Non ero mai stata una persona insicura.

Se lui quella notte mi aveva usata solo per il suo ego, di certo io lo avevo usato per il mio più recondito piacere.

Non avevo mai abbassato la guardia con nessuno, non ero mai riuscita a rilassarmi del tutto durante un rapporto. Ero sempre pronta a scattare alla minima minaccia.

Questo faceva sì che prendessi sempre io il controllo della situazione. Non che non raggiungessi l'orgasmo, ma quando sei totalmente sottomessa a qualcuno e quel qualcuno ha tutto il piacere nel condurti verso l'estasi, il discorso era nettamente diverso.

Nei pochi giorni in cui non ci eravamo mai nemmeno incontrati, prima della sparatoria, avevo sentito la sua presenza per giorni.

Il suo odore addosso per ore.

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