Capitolo 2

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Amber

«Ciao Amber».

La dottoressa mi porge la mano e mi invita a sedermi. Ha un sorriso gentile, gli occhiali che le pendono sul naso sono grandi e di un acceso colore rosa. Siedo su una delle due sedie di fronte la sua scrivania e mi guardo intorno. C'è una grande libreria zeppa di libri e un'altra piena di fascicoli, al muro sono appesi gli attestati che testimoniano la laurea nella sua professione, ma ciò che mi colpisce di più è il lettino alla mia destra.

«Dovrò sdraiarmi lì sopra?» chiedo preoccupata.

«Vorresti?»

«No».

«Allora non c'è bisogno» risponde la donna prendendo una cartella, probabilmente la mia. «Sono molto felice che tu abbia accettato di incontrarmi».

«Stamattina contavo le ore che mi mancano a questo appuntamento».

«Tua zia mi ha avvisato del tuo senso dell'umorismo» risponde lei, ma non c'è rimprovero nel suo tono, anzi ne sembra divertita. Cerca di fare spazio sulla scrivania ingombra di carte sotto cui sembra sparire persino la tastiera del computer.

«Sì, lo so» ammette seguendo il mio sguardo. «A volte temo di soffocare con tutte queste carte, ma se non avessi tutto a portata di mano andrei nel panico. A te piace l'ordine Amber?»

«Come a tutti credo» rispondo cauta.

«Per quanto mi piaccia avere tutto sotto controllo, spesso accade il contrario e non è una bella sensazione»

«Poche cose possono essere controllate» rispondo pensando alla mia vita e a come sia drasticamente cambiata.

«Sai perché sei qui?»

«Mia zia non vuole che perda altri giorni di scuola»

«E tu?»

«Pensa che io abbia voce in capitolo?» rispondo di rimando senza celare una punta di rabbia che provo per questa situazione. Sono ingabbiata nella mia stessa vita e non è una bella sensazione.

«Penso che dovresti fare quello che è meglio per te» risponde la dottoressa chiudendo la cartella. «Andare a scuola è un buon inizio. Parlarmi di quello che ti turba, è il secondo»

«Sto benissimo» rispondo sulla difensiva.

«Tua zia mi ha detto che vorrebbe portarti a fare shopping. Non ti piacerebbe?»

«Io e zia Tess non abbiamo gli stessi gusti» rispondo con una smorfia di disappunto. «E non ho nessuna intenzione di attirare ancora di più gli sguardi su di me»

«Ancora di più?» ripete la donna e io vorrei mordermi la lingua, perché non avrei dovuto dirlo.

«Non mi piace essere osservata» aggiungo dopo un secondo. Mi aspetto un'altra domanda che però non arriva. La dottoressa sembra aspettare che prosegua, ma io resto in silenzio perché ha già avuto troppo da me.

«Questo è il mio numero» dice alla fine porgendomi il suo biglietto da visita. «C'è anche quello personale, puoi chiamarmi tutte le volte che vuoi se senti il bisogno di parlare. Ci vediamo domani dopo la scuola e così per tutti i venerdì successivi».

«Tutto qui?» chiedo confusa mentre fisso il biglietto tra le mie mani. «Abbiamo finito?»

«Preferisci dirmi qualcosa?» domanda la dottoressa scrutandomi, ma io scuoto la testa e lei sorride. «Questo era solo un appuntamento per conoscerci Amber, se non hai niente da aggiungere ci vediamo domani».

Stringo la sua mano quasi in trance. Ho accettato di venire qui per un giorno a settimana solo per la zia, già prevedevo catastrofi e invece tutto sommato non è andata così male.

Non credevo che sarebbe finita così in fretta. In realtà non immaginavo nemmeno che questa donna potesse essermi simpatica, invece la sua posatezza e il suo modo di fare mi hanno stupita. Forse pensavo di avere a che fare con qualcuno di invadente, insistente, che mi avrebbe fatto un mucchio di domande e invece l'ansia che avevo prima di arrivare è svanita e, anche se è solo il primo incontro, posso ritenermi soddisfatta.

La saluto e apro la porta. Nella saletta c'è ancora il ragazzo di prima, non ha smesso di giocare. Sento la donna della reception avvisarlo che la dottoressa è pronta e lo guardo alzarsi. Vorrei essere più veloce per evitarlo, ma non ci riesco anche a causa delle sue lunghe gambe che mi raggiungono in fretta senza difficoltà. Sfodera di nuovo un gran sorriso e sarei una bugiarda se non ammettessi che gli dona davvero tanto.

«Non è solo da maleducati fissare le persone, ma anche restare in silenzio a un saluto lo sai? Comunque, ciao di nuovo».

Faccio un cenno con la testa senza dargli la soddisfazione di rispondere e lui scuote il capo, ma dal luccichio divertito dei suoi occhi non sembra essersela presa.

«Buongiorno dottoressa J.» saluta allegro entrando nella stanza che io ho lasciato. La sua solarità mi spinge di nuovo a chiedermi che problema possa avere, ma mi ripeto che non mi riguarda e decido finalmente di uscire da questo posto.

Mando un messaggio a zia Tess e poi, finalmente, torno a casa.

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