Capitolo 3

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Amber

Come sempre a quest'ora la mensa è stracolma. Non mi dispiace mischiarmi tra la folla, anzi apprezzo questi momenti perché mi permettono di essere invisibile senza problemi.

Ho riempito il mio vassoio e sto cercando un posto dove mangiare, possibilmente isolato. Secondo zia Tess dovrei farmi degli amici, ma preferisco restare sola ed essere arrivata in questa scuola da pochi giorni dove tutti si conoscono mi aiuta moltissimo. Non ho la minima intenzione di interagire con gli altri studenti, anzi se quest'anno scolastico nessuno conoscerà il mio nome sarò felice di aver raggiunto il mio scopo.

Dopo aver osservato con attenzione l'intera sala, riesco a scovare un tavolo vuoto e mi dirigo a passo svelto. Capisco perché non è occupato quando mi rendo conto che può ospitare solo due persone ed è piuttosto lontano dagli altri tavoli quindi di conseguenza sarà il mio tavolo d'ora in poi.

Il vociare confuso che mi circonda non è meno alto, ma questa posizione impedisce agli altri di accorgersi di me e questo mi basta. Poso il vassoio sul tavolo e sto per sedermi quando qualcuno mi si para davanti.

«Dimmi se mi sta guardando. Puoi controllare?»

Osservo perplessa lo strano ragazzo che ho di fronte. Capelli neri ritti in testa cosparsi di gel, indossa una camicia a mezze maniche con un'accecante colore argento e dei jeans neri così attillati che temo gli facciano male.

«Allora» m'incalza schioccando le dita e richiamando la mia attenzione. Sbatto le palpebre e guardo dietro di lui. C'è un gruppo di ragazzi che si sta sedendo a un tavolo, dai loro zaini tirano fuori dei libri e uno di loro punta lo sguardo verso di noi.

«Se ti riferisci al ragazzo con gli occhiali, sì. Ti sta guardando».

«Ottimo» sorride compiaciuto e poi si siede al mio tavolo come se l'avessi invitato.

«Scusa, ma...»

«Hai ragione, non mi sono presentato. Io sono Rick, ma preferisco R.J. e sto morendo di fame. Non ti dispiace, vero?»

Senza che abbia il tempo di aprire bocca, ruba la mela dal mio piatto. Avrei mandato al diavolo qualsiasi altra persona per una mossa del genere, ma questo strambo ragazzo m'incuriosisce così mi siedo di fronte a lui.

«Se hai fame perché non hai preso il pranzo?»

«Stavo litigando con Ollie» spiega indicando dietro di sé con un gesto vago. «Ha già fatto outing e quindi non vedo il problema a presentarmi ai suoi amici nerd, ero così seccato dalla situazione che ho dimenticato di prendere da mangiare».

«Tu e Ollie siete...»

«Fidanzati, sì. È un problema?» chiede scrutandomi sospettoso. Forse pensa che abbia dei pregiudizi, sicuramente gliene saranno capitati, ma non sa che ha appena rallegrato la mia giornata.

«Nessuno» rispondo con un gran sorriso. «Io sono Amber».

«Piacere di conoscerti Amber. Scusa, di solito non molesto le persone così, ma Ollie mi ha fatto uscire di testa. E se pensa che vada da lui a scusarmi, si sbaglia».

«Credo che dispiaccia anche a lui» confesso fissando il suo ragazzo che ci guarda con un'espressione triste.

«Meglio, così sarà lui a fare il primo passo com'è giusto che sia» si rallegra R.J. «Tu invece? Non credo di averti mai vista».

«Tecnicamente frequento questa scuola da una settimana, ma in realtà è il mio secondo giorno».

«Ho capito, sei una ribelle» alza il pollice lui. «Già so che diventerai la mia migliore amica. Però devo avvisarti, la mensa qui fa schifo di lunedì e infatti quel pasticcio di carne che hai preso è pessimo».

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