Capitolo 30

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Amber

Non conosco bene la zona, ma seguo Simon verso una caffetteria non troppo lontana. Riusciamo a trovare un tavolo per puro caso, con questo freddo molte persone hanno avuto la nostra stessa idea di chiudersi qui dentro a riscaldarsi. In un altro momento mi godrei di più l'aroma di cioccolato che pervade ovunque e i graziosi quadri che ci sono ovunque, sembra un posto delizioso ma ora non riesco a smettere di pensare a quello che ho appena sentito.

Simon ordina due cioccolate calde come se volesse rimandare ancora il momento delle spiegazioni e posso capirlo. Mi è bastato guardare la sua aria afflitta per capire che non stava mentendo anche se scoprire che quella ragazza che credevo fosse una sua vecchia fiamma, sia in realtà sua sorella è l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata.

«Marika mi ha rintracciato dopo lunghe ricerche. Quando è arrivata a casa, pensavo che fosse pazza perché beh... quello che diceva non aveva senso. Ero convinto avesse sbagliato persona, io non potevo essere davvero... insomma...»

Da quando lo conosco, per la prima volta è privato da quella sicurezza che lo contraddistingue. Allungo una mano a coprire la sua, abbiamo entrambe le dite ancora fredde eppure basta che le intrecci alle mie perché si fondano in un calore improvviso.

«Da piccola immaginavo di essere stata adottata perché non riuscivo a pensare che il mio vero padre potesse farmi sentire così sporca ogni volta» confesso a bassa voce. «Poi ho dovuto fare i conti con la realtà e accettare che fossero solo fantasie».

Simon stinge la mia mano come per trovare il coraggio di proseguire quella rivelazione che deve averlo del tutto travolto. All'apparenza sembra un ragazzo senza nessun problema invece adesso mi rendo conto che è stato solo molto più bravo di me a mascherare la sua agitazione interiore.

«Mi sono sempre considerato un Torres fino in fondo, mio padre... o forse dovrei dire il mio finto genitore mi ha sempre trattato con affetto e in un solo giorno mi sono sentito crollare il mondo addosso.

Quando Marika ha cominciato a raccontare di come la mia... madre biologica ha dovuto abbandonarmi, volevo che la donna che mi ha cresciuto la bloccasse e la buttasse fuori di casa perché stava dicendo solo assurdità invece ha cominciato a piangere e io ho capito che quella ragazza sconosciuta stava dicendo la verità».

La delusione nel suo tono è così evidente, si deve essere sentito tradito e posso capirlo benissimo. Adesso comprendo anche perché trattasse sua madre così con distacco quando sono stata a casa sua, sinceramente non so come avrei reagito al suo posto ma di certo deve essere stato logorante continuare a fingere che andasse tutto bene.

«L'hai incontrata?» domando dopo un attimo di silenzio in cui penso che dire che mi dispiace è troppo riduttivo. Non ho bisogno di aggiungere il soggetto della mia domanda perché lui scuote la testa con un gesto quasi rabbioso.

«Non sono pronto per farlo. Soltanto da poco sto cominciando a passare del tempo con Marika, diciamo che ho reagito piuttosto bruscamente a quella notizia e visto che non riesco nemmeno più a guardare la donna che mi ha cresciuto negli occhi, mi ha spinto ad andare dalla dottoressa J. È forse l'unica azione buona che ha compiuto in questi ultimi mesi».

Ricordo benissimo la distanza tra loro e la tristezza negli occhi di quella bella donna di fronte all'indifferenza di Simon. Forse è troppo duro con lei, ma non penso sia il momento adatto per farglielo notare.

«La dottoressa Thomas ha sorpreso anche me in positivo» ammetto con un piccolo sorriso, che però lui non ricambia.

«A parte l'inizio burrascoso, accettare una nuova sorella non è stato difficile quanto ammettere di essere solo il frutto di una relazione finita male. La donna che mi ha partorito aveva una storia con un uomo sposato che alla notizia della gravidanza è sparito. Il giorno del parto lei si è resa conto di non potermi crescere da sola e mi ha dato in adozione, in parole povere mi ha abbandonato»

«Simon...»

«Non c'è altro motivo per dirlo, mi hanno gettato come un oggetto indesiderato e sono finito nella famiglia Torres che credeva di non poter avere figli invece poi sono nate le gemelle»

«Loro lo sanno?»

«Non ancora» ammette con un sospiro mentre ritira la mano come se adesso il contatto con la mia scottasse troppo. La cameriera arriva con due cioccolate fumanti, ma il profumo delizioso che emanano non mi distoglie dallo sguardo afflitto di Simon. Mi è bastato poco per capire quanto sia affezionato alle sue sorelle e so che deve essere dura per lui confessare una cosa così grossa.

«So che è da codardi, ma temo di perdere il loro affetto»

«Simon» mormoro toccandogli un braccio. «Questo non succederà mai»

«Non puoi saperlo. I legami di sangue sono forti e se loro sapessero la verità e io le perdessi...»

«Non potrebbe mai accadere, ti adorano ed è evidente» dichiaro convinta e lo penso davvero. Il rapporto che hanno è così bello che non può essere spezzato da una notizia del genere, saranno di certo spaesata di fronte alla novità ma l'affetto non muterà di certo e vorrei che non nutrisse dubbi a riguardo.

«La dottoressa J. afferma la stessa cosa, ma in realtà nessuna di voi può prevedere come reagiranno a questa bomba. Dovrò anche svelare il motivo principale per cui Marika mi ha cercato. Pare che sua madre stia male, soffre di un disturbo al cuore e si è già operata una volta, è stato proprio in ospedale che ha conosciuto il suo attuale marito, il padre di mia sorella. Ha deciso di assumere un investigatore privato e poi si è presentata alla mia porta con l'unico scopo di rendere felice una donna malata»

«Ma non sei ancora riuscito a vederla, temi che Marika menta sulle sue condizioni?»

«Non lo so» ammette alzando una spalla. «Mia sorella dice di aver sempre saputo della mia esistenza e cercandomi ha solo realizzato il grande desiderio di mia mamma, ma per me è stato un caos totale apprendere tutte queste novità»

«Hai tutte le ragioni per essere confuso in questo momento, anzi ammiro la tua stabilità esterna. Al tuo posto non so se sarei riuscita a mascherare così bene tanta agitazione interiore e adesso non sei più solo ad affrontare tutto»

«Davvero?» accenna un sorriso Simon. È il primo che mi rivolge da quando l'ho visto e ammetto che mi era mancato parecchio.

«Davvero» annuisco con convinzione. Spinge la mano aperta verso la mia, le nostre dita si intrecciano sul tavolo mentre quel sorriso aumenta. Non è la sua dentatura perfetta a illuminarlo, ma la gioia che traspare nei suoi occhi e quella luminosità per un attimo mi avvolge.

«Saperti gelosa non mi dispiace, ma cerca di non esserlo delle mie sorelle o diventerà alquanto imbarazzante» mi ammonisce portandosi la mia mano alle labbra. Il suo tocco delicato mi riscalda meglio del tepore della caffetteria e le cioccolate calde ancora intatte davanti a noi. Sono felice sia tornato a fare dell'umorismo, vuol dire che l'umore mogio con cui siamo entrati sta sparendo e sapere di esserne l'artefice mi rende molto contenta.

«Non iniziare a fare lo stupido e piuttosto lasciami assaggiare questa cioccolata».

Non sfugge a nessuno dei due che non l'ho corretto sul fattore gelosia, ma fingiamo entrambi che sia una cosa di poco conto. 

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