Capitolo 28

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Amber

«Mi piace» confessa sfiorando con le dita la scritta davanti. Un brivido mi scuote dietro la schiena e il respiro diventa affaticato con quel semplice tocco, non migliora quando si china a baciarmi e anche se è assurdo mi sembra a corto di ossigeno quando mi lascia andare. «Ma comincio ad apprezzare anche le tue felpe, puoi vestirti come ti pare e il mio interesse sarà sempre altissimo»

«E cosa ti fa pensare che abbia messo una maglia diversa per te?» replico col cuore che fatica a rallentare. Siamo così vicini che percepisco il suo calore come se mi avvolgesse, poi sfoggia quel sorriso impertinente che adoro e che rappresenta la sua seconda faccia e io devo sforzarmi di non sorridere di riflesso.

«Vedi qualche altro ragazzo stratosfericamente bello nelle vicinanze su cui fare colpo per caso?»

«Troppa vanità può farti male» lo ammonisco spostandolo per aprire l'armadietto e cambiare discorso. «Stammer è rimasto entusiasta della nostra ricerca, oggi dirà finalmente il voto finale»

«Con il mio aiuto sarà altissimo» proclama sicuro. Lo guardo di sottecchi prendendo i libri che mi servono per la prossima lezione.

«Ti ricordo che conosco Jane Austen più di te e non parlo solo di conoscenza cinefila»

«Infatti le tue nozioni sui film sono pessime, dovremmo rimediare» riflette pensieroso. «Per esempio vedere un bel film al cinema e visti i tuoi gusti sarà meglio che scelga io o chissà cosa mi proponi»

«Non sono mai andata al cinema» confesso a bassa voce mentre chiudo l'armadietto. È abbastanza umiliante ammettere questa realtà così scomoda, ma come sempre Simon reagisce come se non gli avessi appena confidato un segreto imbarazzante e alza le spalle.

«Ottimo, sarà la nostra prima volta insieme e ti assicuro che sarà favolosa. Se scegli il film tu andiamo ai posti dietro così almeno o alternative, se lo scelgo io siamo più davanti»

«E quali sarebbero queste alternative?» chiedo quasi pentendomi all'istante della mia domanda.

«Baciarci senza essere visti da nessuno» mi strizza l'occhio con fare complice lui. Non so se arrossire o arrabbiarmi, ma lascio perdere entrambe le cose quando mi accorgo di qualche ragazza passando per il corridoio che ci lancia occhiate curiose. Molto probabilmente una di loro aspetta solo il momento per farsi avanti a un mio passo falso e questo mi ricorda del ballo di Natale, quante gli avranno già chiesto di essere il loro accompagnatore? Voglio davvero che lo sia di qualcuna che non sia la sottoscritta?

«Forse dovremmo discutere di una cosa» dico a voce alta stringendomi i libri al petto come se potessero darmi il sostegno giusto per cominciare questo discorso che so lo riempirà di gioia mentre io cadrò nella voragine dell'imbarazzo. Il suo cellulare emette il suono di un messaggio e mentre lo pesca dalla tasca io approfitto del non contatto visivo per proseguire.

«Ti avevo detto che non volevo andare alla festa di Natale è vero, ho anche pensato di darmi malata e so che zia Tess non mi forzerebbe se glielo chiedessi, ma credo di aver cambiato idea. Non sono diventata una fan delle feste e penso seriamente che possa essere abbastanza noioso per me, ma forse posso provarci se so che al mio fianco ci sia la persona giusta quindi ecco: vorresti venire al ballo con me?»

Ho parlato tutto d'un fiato e ignoro il rossore che so mi ha colorato le guance, mi chiedo come facciano le altre a invitare senza problemi i ragazzi mentre io è come se avessi fatto una corsa senza respirare. Lo fisso aspettando una risposta che non viene, lui sta ancora fissando il telefono e io comincio a preoccuparmi.

«Simon? Hai sentito quello che ho detto?»

«Certo».

«E stai aspettando che ti ripeta la domanda per mettermi ancora di più in difficoltà o vuoi rispondere da solo?» chiedo nel tentativo di sdrammatizzare, ma sento la pancia dolermi dalla sua espressione distante.

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