Capitolo 21

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Simon

«Non devi, per amore di una persona sola, cambiare il significato universale delle cose» legge ad alta voce Amber prima di guardarmi. «Questa frase è perfetta e molto attuale. È per questo che amo "Orgoglio e Pregiudizio", l'ambientazione sarà anche vecchia, ma i temi trattati sono moderni e di facile riscontro»

«Mr Darcy era un po' noioso» obietto. «Parlo solo con chi conosce, ma che palle! La gente va alle feste per crearsi amicizie, non per stare in silenzio a osservare tutti come se non vedessi l'ora di andare a casa»

«È meglio se abbassi la voce, le fan di Darcy potrebbero perdere la stima di te se ti sentissero parlare così del gentiluomo per eccellenza» mi ammonisce Amber. «Anche se è un personaggio letterario, ti sorprenderà sapere che ha una lunghissima schiera di ammiratrici».

Siamo in biblioteca e questo dovrebbe essere il nostro ultimo incontro perché la ricerca è finita. È evidente che il libro e l'argomento l'appassionano parecchio visto che il nostro lavoro è terminato prima degli altri e scopro che mi piace vederla presa da qualcosa. Sono davvero certo che il mondo dei libri sarà il suo futuro, deve soltanto crederci di più anche lei.

Poggio i gomiti sul tavolo e intreccio le dita delle mani per posarci il mento mentre la fisso pensiero.

«Sentiamo Florida, tu invece di quale schiera di fan faresti parte?»

«Ovviamente Darcy» risponde svelta. Richiude il libro con un sorriso quasi estasiato che potrebbe infastidirmi se fossi una persona gelosa, ma la gelosia è per gli insicuri e io non lo sono mai stato in tutta la mia vita.

«Sei sicura? Perché a me non sembravi indifferente quando ti ho dati i biglietti per la prima fila della prossima partita»

«Ero felice per R.J. e Ollie» minimizza. «Il terzo biglietto lo userò solo per far loro compagnia. Non riuscirei a farli andare da sola, potrebbero restarci malissimo e io non me lo perdonerei mai»

«Molto gentile da parte tua» commento divertito. Ci alziamo insieme e usciamo dalla biblioteca affollata. Sembra che a tutti piaccia venire qui a studiare, anche se le chiacchiere dimostrano l'esatto contrario e mi chiedo quando la bibliotecaria andrà a richiamarli. A noi non l'ha mai fatto, ma d'altronde ha un debole per me e non sono sorpreso.

Ricambio il saluto di qualche ragazzo e all'uscita siamo accolti dal vento invernale che c'è da stamattina. Siamo all'inizio di ottobre e la temperatura oggi è particolarmente fredda preannunciando un dicembre ancora più gelido. Amber si stringe le braccia al petto nella sua larga felpa viola che ha scelto di indossare oggi, mi domando se il suo armadio contenga solo quelle. Sono il suo tocco distintivo e non celano affatto quella bellezza che tenta di nascondere a tutti i costi, anzi a mio avviso la rendono ancora più interessante. La osservo dare uno sguardo al display del suo telefono che suona e poi rimettere il cellulare in borsa con un'espressione seccata.

«Problemi?»

«È solo mia zia» risponde senza aggiungere altro. Da quando è venuta a casa mia quel giorno, le cose tra noi sono molto migliorate. Sembra serena quando siamo insieme, eppure ci sono momenti come questo in cui mi accorgo non sia davvero con me. Fugge in un luogo dove non riesco a raggiungerla per quanto allunghi la mano e cerchi di afferrarla. Ho il timore che se non sto attento, mi sfuggirà in modo definitivo e non mi sento pronto a lasciarla andare.

«Gli allenamenti cominciano tra poco, vieni?»

«Devo consegnare il nostro compito a Stammer» mi ricorda indicando la borsa dove ha riposto tutto.

«Hai il tempo di andare da lui e poi venire al campo» le faccio presente posandole le mani sui fianchi per attirarla a me. «Sempre se vuoi venire»

«Non sarò una tua fan urlante» mi avvisa subito e io sorrido.

«D'accordo».

«E non sarò in prima fila a guardarti mentre sfoderi i tuoi muscoli e fai esercizio dimostrando di essere un atleta preparato» precisa. «Se verrò, lo farò solo perché mi dispiace lasciarti infelice e voglio che sia chiaro»

«D'accordo» ripeto mentre il sorriso diventa più grande. Sta dicendo un mucchio di sciocchezze e lo sappiamo entrambi, ma fingerò di credere a ogni singola parola per farla contenta. «Posso almeno avere un bacio di incoraggiamento? Sai, è una sorta di tappa d'obbligo che ti spetta, non puoi sottrarti»

«Se proprio devo farlo, posso accontentarti» decide lei posando appena le labbra sulle mie. «Ora però devo andare, Stammer...»

«Florida» l'ammonisco senza mollare la presa. «Io voglio un bacio come si deve, non questa misera imitazione quindi se vuoi andartene, devi essere più convincente».

Amber si guarda intorno allarmata. Non siamo da soli perché nel giardino della scuola c'è sempre un via vai di studenti, alcuni di loro si stanno già dirigendo al campetto e contrariamente alla mia indifferenza, so che per lei è di vitale importanza se ci guardano. Vorrei che si sentisse più sicura soprattutto di se stessa, non ha nulla da invidiare a qualsiasi altra ragazza che magari brilla per ostentazione. Amber è bella lo stesso anche senza vestirsi in maniera appariscente e spero che un giorno lo capisca, forse posso aiutarla.

«Sei sicuro che non ti secca farti vedere insieme a me?» chiede dando voce a quello che già pensavo. Sospiro posando la fronte contro la sua, è più alta delle gemelle ma la supero comunque e la cosa non mi disturba.

«Conosci già la risposta Florida. Piuttosto posso avere il mio bacio d'incoraggiamento o no? È la prima volta che devo chiedere a una ragazza se vuole baciarmi»

«Io non solo le altre» precisa. C'è una sfumatura di irritazione nella sua voce che mi fa sorridere, ma dimentico perché lo sto facendo quando posa le labbra sulle mie. La sorpresa dura solo un attimo, poi rispondo a quel bacio stringendola a me mentre i nostri corpi combaciano alla perfezione come se fossero destinati ad essere esattamente così: uniti.

Le nostre lingue si intrecciano in una danza familiare che hanno piacere di ricreare, i respiri si fondono e ben presto è difficile ricordare dove inizia uno e finisce l'altro. La sento fremere contro di me e dimentico di doverci andare piano perché la mia mano si infila sotto la sua felpa per avere un contatto ravvicinato con la sua pelle calda che sembra bruciare a questo contatto esattamente come la mia. Le sfioro appena la schiena e lei fa un passo indietro, non leggo paura nel suo sguardo ma stupore mentre si sistema i capelli come per tenere le mani occupate. Ha le labbra gonfie dai miei baci e un rossore che cerca inutilmente di nascondere, mi piace vederla col fiato corto per me lo ammetto.

«Questo sì che era un bacio come si deve» osservo compiaciuto. «Posso ritenermi soddisfatto adesso».

Stranamente Amber non risponde alla mia provocazione. Evita il mio sguardo come se si sentisse a disagio eppure non l'ho forzata, è stata lei a rispondere con gioia quel bacio mozzafiato che non dimenticherò di certo in fretta. Le sollevo il viso con due dita e guardo quegli occhi azzurri che sembrano più vivi e grandi che mai.

«Devo andare, ci vediamo dopo ok?»

Annuisce e chiude gli occhi quando poso appena le labbra sulle sue. Mentre corro verso i miei compagni che mi stanno chiamando, non posso fare a meno di chiedermi se quel silenzio debba preoccuparmi.

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