Amber
«Posa la borsa da qualche parte e prendi quella sedia» mi istruisce mentre lui tira un secondo joystick da un cassetto.
«Conosci almeno le regole basi del football?»
«Temo di no»
«Ook» alza gli occhi al cielo Simon. «Partiamo con le nozioni base allora. Quello in divisa bianca sei tu, io sono il rosso e per vincere la partita devi...»
Comincia a spiegarmi le regole del gioco, ma devo ammettere che faccio fatica a seguirlo perché mi concentro su altri piccoli particolari. Noto che ogni tanto starnutisce e il naso è arrossato, mi chiedo se abbia preso il raffreddore a causa di ieri, forse è per questo che non è venuto a scuola. Avrà la febbre e non me ne sono nemmeno accorta? Anche sua sorella ha detto che non era in forma, anche gli occhi sono lucidi e la colpa è mia. È stato lì fuori ad aspettare che io aprissi la porta, furioso che non avessi creduto in lui e adesso mi ha perdonato con molta facilità. Chi altri avrebbe reagito così al suo posto?
«Allora, sei pronta?»
La sua voce mi fa quasi sobbalzare, ma annuisco fingendo noncuranza e guardo la tv. Non ho ascoltato niente delle sue spiegazioni, ma piuttosto che spiegare perché fossi distratta preferisco il silenzio.
Dopo i primi momenti di buio totale, mi lascio contagiare dal suo entusiasmo. Ama questo sport anche in modo virtuale ed è palese, mi fa ridere e rilassare fino a quando non riesco persino a segnare un punto per la mia squadra anche se temo sia stata solo fortuna.
All'ennesimo touchdown, sbuffo contrariata.
«Sicuro di aver messo il livello facile? Questo sembra complicato lo stesso e poi sono svantaggiata, tu sei più allenato di me in questo gioco»
«Pensi che con l'allenamento riusciresti a vincere?» domanda dubbioso starnutendo per l'ennesima volta. Prende un nuovo pacco di fazzoletti dal cassetto e io mi sento sempre più in colpa.
«Mi dispiace davvero»
«Per non saper giocare? Sapevamo già che io fossi il migliore, tranquilla». Cerca di sorridere, ma è costretto a soffiarsi il naso.
«Per il tuo raffreddore» insisto. «Mi dispiace che ti sei ammalato a causa mia»
«Non posso lamentarmi se adesso sei qui» mi strizza l'occhio lui. «Mi hai stupita sai? Saperti così follemente gelosa poi»
«Io non...»
«La prossima volta che mi fai uno scherzetto del genere» mi ignora lui. «Sappi che non te la farò passare liscia così facilmente. Non voglio fare passi avanti per poi ritrovarmi al punto di partenza»
«Io...»
«Quindi la cosa importante è sapere se siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Hai intenzione di fidarti di me d'ora in poi?»
«Non sono gelosa» puntualizzo. Alzo una mano quando lui apre la bocca pronto a contraddirmi. «Sarebbe assurdo visto che non ho ancora capito per quale motivo ti ostini a voler perdere tempo con me»
«Davvero non lo sai?» chiede sfiorando la mia mano con la sua. Il gioco è ormai dimenticato sullo schermo, ci sono dei numeri sulla classifica ma nessuno dei due li guarda anzi mi rendo conto che siamo di colpo troppo vicini, molto vicini. Durante la partita, i nostri gomiti si sono sfiorati più volte, ma ero così presa dal gioco che non ci ho fatto caso, ora però è diverso. Adesso questa vicinanza mi crea di nuovo uno strano turbamento alla bocca dello stomaco e aumenta a dismisura quando Simon mi carezza una guancia. Mi sento scottare dove lui mi tocca eppure non è un calore brutto, non oso muovermi di un millimetro quando la sua mano scende sulle mie labbra con estrema lentezza.
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Sei quello che stavo cercando
RomanceSimon Torres è il ragazzo più popolare della scuola. È bello, simpatico e ha una famiglia unita che lo supporta sempre. Sembra avere praticamente tutto dalla vita e invece nasconde un grande segreto che lentamente lo sta logorando. Amber Collins è...