Capitolo 13

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Amber

«Ciao».

Sobbalzo facendo cadere a terra i libri che stavo per posare nell'armadietto e guardo malissimo il mio amico.

«R.J.! Mi hai spaventata a morte!»

«Addirittura!» minimizza lui aiutandomi a raccogliere tutto da terra. «Non mi sembra di aver gridato. Ho urlato Ollie?»

«No, per niente» risponde il suo ragazzo. «Ciao Amber»

«Ciao» ripeto prendendo i libri dalla sua mano. «Come mai mi fissate in questo modo?»

«Sembri strana oggi, non trovi Rick?»

Stamattina ho indossato dei jeans scuri e una felpa verde chiaro, non ci trovo nulla di diverso dal solito eppure R.J. mi fissa con meticolosa attenzione e quando il suo sguardo si posa sui capelli che ho legato con un'alta coda di cavallo annuisce convinto.

«Hai cambiato pettinatura».

Alzo gli occhi al cielo e poso i libro nell'armadietto chiudendolo con forza.

«Ho solo legato i capelli, la smettete per favore?»

«Come mai ieri avevi fretta di andare via da scuola?» chiede di rimando R.J.

«Avevo da fare» rispondo vaga. Per quanto adori stare in loro compagnia, non sono ancora pronta per parlargli delle mie visite dalla dottoressa Thomas, mi sento a disagio e preferisco per il momento tenerlo per me.

«Aveva da fare» ripete lui guardando Ollie che scuote la testa con disapprovazione.

«Sai che agli amici non si nascondono le cose vero?»

Per un attimo penso che sappiano dove devo andare ogni venerdì e mi assale il panico, non voglio perdere le uniche persone con cui vado d'accordo e succederà se capiscono che ho bisogno di una psicologa. Cosa devo dirgli?

«Buongiorno».

La voce di Simon arriva alle mie spalle e subito l'agitazione assume una forma diversa. Non è proprio il momento per avere poco controllo delle mie emozioni e quasi spero che vada via, ma ovviamente R.J. risponde con un sorrisone che illuminerebbe l'intero corridoio.

«Ciao Simon».

Lui risponde qualcosa, ma lo sento appena perché mi accorgo di un paio di ragazze che stanno camminando, salutando Simon con una serie di risolini che mi fanno innervosire. Detesto le ragazze quando fanno così e ho notato che con questo ragazzo in questione succede sempre, devono appartenere alla sua schiera di fan urlanti e Simon ci è così abituato che non batte ciglio, ma ricambia il saluto quasi distratto.

Perché il quaterback della scuola deve perdere tempo con una con me? È del tutto innaturale.

«Ehi Florida, stamattina sei più maleducata del previsto» mi ammonisce Simon. «Non pensi che sia monotono farmelo ripetere ogni volta?»

«Credo sia meglio andare in classe» rispondo fingendomi occupata a sistemarmi la borsa sulla spalla. La campanella suona per la prima volta e io ne approfitto per schizzare avanti, R.J. e Ollie mi seguono e dai loro sguardi leggo tante domande inespresse, ma Simon è il primo a parlare. Ci ha raggiunti senza particolare sforzo e ora sfodera il suo sorriso allegro.

«Scusate ragazzi, posso rubarvela per un momento?»

«È tutta tua» mi pungola un fianco R.J. «Tanto dopo ci racconti tutto».

Li guardo andar via e penso che sono due traditori. Se prima pensavano che fossi strana solo perché ho legati i capelli, adesso chissà cosa andranno a immaginare.

«Funzionerà sempre così tra noi?» chiede Simon distogliendomi dai miei pensieri. Lo fisso confusa e non posso fare a meno di notare quanto la maglietta bianca metta in mostra quei muscoli che implorano solo di essere guardati. Impedisco al mio sguardo di scendere e salgo invece ai suoi occhi, ma sbaglio perché è come se volessero leggermi dentro. Non sono abituata ad essere guardata in questo modo, temo che se abbasso troppo la guardia lui riuscirà a penetrare troppo in profondità e non posso permetterlo.

«Non so se posso sopportarlo ogni giorno» prosegue con un tono che sembra quasi ferito, aggrotto la fronte sempre più confusa.

«Cosa?»

«Io ti rincorro, tu scappi e poi ti corro dietro di nuovo. Sarà sempre così? Perché mi era sembrato che fossimo giunto a un punto di svolta ieri o sbaglio?»

«Non so di cosa parli. Sto solo andando a lezione e...»

«Senza nemmeno degnarmi di un saluto?»

«Sei un po' troppo fissato con questa storia del saluto» sbotto. «Ma come vuoi. Sto andando in classe, ciao Simon. Sei contento adesso?»

«Non del tutto» risponde attirandomi a sé senza preavviso. «Mi piacerebbe ricevere un saluto come si deve».

Prima che abbia il tempo di chiedere a cosa si riferisce, cattura le mie labbra in un bacio.

L'attimo prima cerco di capire cosa succede e quello dopo sono tra le sue braccia e lo bacio come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Si separa da me quasi subito e io mi ritrovo ad aggrapparmi alle sue braccia come se mi avesse lasciato senza fiato e forse è proprio così.

«Dopo sarebbe corretto salutarci quando ci separiamo» continua la sua spiegazione Simon ed ecco che nuovamente le sue labbra si posano sulle mie per poi abbandonarle troppo presto un'altra volta.

Sono così frastornata che registro con una punta di ritardo il suono della seconda campanella. Simon invece non appare per nulla turbato, anzi mostra quel suo sorriso che sono certa abbia conquistato molti cuori femminili. Non voglio essere una del mucchio, ma dovrebbero seriamente vietargli di sorridere in quel modo.

«Sono stato abbastanza chiaro sui tuoi doveri?» chiede carezzando piano i miei fianchi. Mi ha tenuta stretta tutto il tempo e non ho avvertito nessun senso d'allarme, anzi la sua presa è rasserenante ed è la prima volta che succede con un ragazzo.

«Spero che la prossima volta sarai più brava ad eseguire i tuoi doveri perché è quello che succede in una coppia. La mia ragazza dovrebbe saperle certe cose».

Sbatto le palpebre certa di non aver sentito bene, faccio un passo indietro sciogliendomi da quell'abbraccio troppo intimo e cerco inutilmente di raffreddare quel calore improvviso che sembra pervadere ogni cellula del mio corpo.

«La tua... ragazza?»

«Dalle tue parti si usa baciare chiunque?»

«Io... io non lo so» rispondo confusa. In realtà non ho la più pallida idea di cosa succeda ai ragazzi della mia età e questo non c'entra niente dal luogo dove vengo. La campanella suona per l'ultima volta e questo serve a farmi riacquistare il controllo.

«Devo andare adesso, non voglio far tardi»

«Sì, vado anch'io e visto che ci stiamo salutando di nuovo sai cosa succede vero?»

«Simon...»

«Si Florida?» sorride impertinente lui e io scuoto la testa perché quel maledetto sorriso comincia a piacermi troppo.

«Vai in classe idiota»

«Un idiota bello però, l'hai detto tu ricordi?» mi strizza l'occhio lui. «Ci vediamo dopo».

Mi saluta sollevando una mano e correndo indietro, non lo ammetterò mai ma non mi sarebbe dispiaciuto essere stretta di nuovo da quelle braccia per ricevere i suoi baci. Forse sto impazzendo e non è molto consolante come pensiero.

Mi affretto a raggiungere l'aula mescolandomi tra la folla. C'era anche prima quando Simon mi ha baciata? L'ha davvero fatto davanti a tutti e io gliel'ho permesso?

Continuando ad assecondarlo rischio di perdere l'anonimato a cui ambisco tanto e non potrebbe andare peggio.

Il mio banco è ancora vuoto per fortuna e la lezione procede come sempre, ma non riesco a concentrami come vorrei e la colpa è tutta di Simon Torres. Se influirà anche sui miei voti, me la pagherà cara!

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