Capitolo 52

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Simon

Guardo il telefono per l'ennesima volta, ma di Amber ancora nessuna notizia. Sto seguendo il consiglio della dottoressa J. cercando di essere paziente, ma è dannatamente difficile. Voglio sentirla, ascoltare la sua voce e sentire con le mie orecchie che sta bene. Lasciarle messaggi mi sembra riduttivo, io desidero guardarla e perdermi nell'azzurro dei suoi occhi.

«Simon?»

Mia madre bussa alla porta e mi guarda preoccupata.

«Ancora nessuna notizia di Amber?»

Scuoto la testa mentre getto il cellulare sul letto sentendomi un idiota con quell'affare in mano.

«Sono sicura che se stesse male saresti il primo a saperlo» mi tranquillizza. «Dalle tempo, vedrai che chiamerà».

«Mi sembri la dottoressa J.» sbotto e lei ride divertita.

«Mi stai paragonando a una psicologa con gli occhiali rosa?»

«Potrei regalarteli, secondo me siete identiche» ammetto facendola ridere più forte. «E ti chiamerei dottoressa P.». Mi alzo e le passo un braccio sulle spalle beandosi della sua risata che mi mancava tantissimo. «Solo che tu sei più bella».

Lei si allunga per darmi un bacio sulla guancia e io la stringo a me giurando a me stesso che non la allontanerò mai più da me.

«Ehi, che succede? Siamo più buoni perché si avvicina il Natale?» scherza Mia guardandoci abbracciati.

«Più o meno» rispondo scambiandomi un'occhiata con mia madre.

«Meno male, non ne potevamo più di respirare sempre quest'aria tesa» sospira Maya. «Non ho ancora capito perché avete litigato, ma sono super felice che abbiate fatto la pace».

Ho cercato di non far pesare alle ragazze il mio distacco verso la mamma, ma a quanto pare queste due sono più perspicaci di quello che credevo. Scuoto la testa con un sorriso.

«Sì, abbiamo chiarito ogni cosa».

«Ottimo» ci guarda con un largo sorriso Mia. Quasi mi dispiace farle perdere il buon umore, ma cercare l'occasione giusta e impossibile e abbiamo deciso che rimandare ancora questa conversazione è inutile.

«Andiamo tutti in salotto? Io e mamma dobbiamo parlarvi»

«Che succede?» chiede subito Maya. Si è accorta del mio cambio di tono. È sempre stata quella più sensibile tra le due e sono certo sia stata lei a capire per prima che qualcosa non andava tra me e nostra madre.

«Andiamo» risponde la padrona di casa prendendola per mano. Aspetto che siamo tutti seduti sul divano e mentre le guardo mi rendo conto che questa è la prima volta che temo di affrontare un argomento con loro.

«Parla Simon» mi ammonisce Mia. «Ci stai facendo spaventare a morte»

«Sei malato?» chiede Maya. «Come Will nel libro "Io prima di te", si tratta di questo?»

«L'ho sempre detto che leggete troppi libri strappalacrime» sospiro. «No, non sono malato però la questione riguarda me». Mi faccio coraggio e comincio a raccontare dall'inizio al giorno in cui Marika ha bussato a questa porta e mi ha detto che in realtà non sono un Torres. Mia madre interviene spiegando che credeva di non poter avere figli e perciò lei e suo marito sono andati in un orfanotrofio scegliendo me tra i tanti bambini presenti.

«L'abbiamo amato subito e poi come un vero miracolo ho scoperto di essere incinta di voi qualche anno dopo, un dono del cielo» racconta con gli occhi lucidi. «A quel punto Simon faceva già parte della nostra famiglia e per noi non c'era alcuna differenza. È sempre stato un Torres e non solo legalmente, non vi abbiamo mai detto niente perché per noi lui è sempre stato nostro figlio e vostro fratello a tutti gli effetti»

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