Capitolo 10

680 23 0
                                    

Amber

Se mi vedesse adesso la dottoressa Thomas oppure la zia Tess, sarebbero fiere di me. Tuttavia non è per loro che lo sto facendo, quanto per me stessa ed è una bella sensazione che dovrei sperimentare più spesso perché non mi sembra di essermi mai sentita così leggera.

Parlare con la dottoressa non mi dispiace, ma oggi abbiamo toccato argomenti troppo privati e mi sono chiusa a riccio come succede tutte le volte che la zia tenta di affrontare la questione, non ero del tutto lucida quando ho incontrato Simon eppure adesso siamo qui e non so nemmeno io com'è potuto accadere. Lui dovrebbe essere l'ultima persona al mondo capace di farmi sentire al sicuro, eppure la sua stretta alla mia mano mi infonde uno strano senso di calma. È come se sentissi, nel più profondo del mio cuore, che con lui non mi succederà niente.

Donare la mia fiducia a qualcuno che conosco appena mi spaventa parecchio perché non è da me.

«Schiena dritta e rilassati».

La sua voce calma con quell'accenno di sorriso che non gli manca mai aumenta pericolosamente i battiti del mio cuore. Se non avessi la paura folle di cadere e rompermi la testa lo spingerei lontano senza problemi, sta invadendo troppo il mio spazio vitale eppure stranamente non mi sento in trappola come mi accade ogni volta: sono solamente confusa.

«Ti ho promesso di non farti cadere, però devi smettere di fissarti i piedi» mi ammonisce con una tranquillità che stranamente riesce a trasmettermi appieno. Stringo con forza la sua mano e mi soffermo a guardare le altre persone che sono intorno a noi, sembrano tutti divertirsi ma vedo anche bambini molto più bravi di me che mi fanno quasi vergognare.

Noi non stiamo pattinando davvero, ci muoviamo in una sincronia senza alcun senso. Ondeggio senza trovare il giusto equilibrio e mi sento abbastanza stupida, è un tormento non riuscire a trovare il ritmo giusto, come fanno tutte quelle altre persone a muoversi così bene?

«Senti Simon» sospiro frustrata. «Lascia stare, non credo sia il caso di continuare»

«Non ti starai mica arrendendo così presto vero?»

Non so come abbia fatto a capire quanto poco mi piaccia abbandonare le cose che comincio, ma questo suo modo di spronarmi ottiene l'effetto desiderato perché resto in silenzio e lascio la sicurezza del mio angolo per andare al centro con lui. Con la sua sola mano che mi regge, annaspo per qualche momento, ma Simon finge di non notarlo.

«Schiena dritta» ripete. «E guarda davanti a te, non pensare troppo a come muoverti, fallo e basta»

«Per te è facile dirlo» borbotto sottovoce, ma sono sicura che mi abbia sentito lo stesso perché sorride e quel sorriso... dovrebbe smetterla di esibirlo in quel modo visto che mi deconcentra ogni volta.

Non è come camminare, ma comincio ad abituarmi e non protesto quando aumentiamo la velocità anche se stringo la sua mano come se volessi stritolarla, ma Simon mantiene la promessa: non mi fa cadere. Mi incita a seguirlo e lentamente comincio a rilassarmi davvero. Anzi di più: mi sto divertendo, anche la mia postura è più distesa e lo sto facendo davvero: io sto pattinando!

Solo adesso comprendo il motivo per cui tutti si divertono, pattinare vuol dire leggerezza ed è esattamente come mi sento adesso. Sono libera e in pace come non mi succedeva da tanto, troppo tempo.

«Penso sia arrivato il momento di fare da sola».

Prima che abbia il tempo di capire a cosa si riferisce, Simon lascia la mia mano e io vado subito nel panico.

«No, aspetta! Non ce la faccio da sola!»

«Sì, che puoi» risponde tranquillo lui. Sta pattinando all'indietro davanti a me, le mani sono dietro la schiena mentre mi guarda orgoglioso. «Ce l'hai fatta».

Sei quello che stavo cercandoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora