Amber
Zia Tess non sarà contenta di sapere che sono seduta nello sporco bagno di una palestra col mio vestito nuovo, ma a questo punto non mi importa di sorbirmi la sua predica visto che la serata si sta rivelando la peggiore di sempre. Sono chiusa qui dentro da quelle che mi sembrano ore e non vedo alternative se non puzzare come una senzatetto con un abito rovinato da una pazza ossessionata dal mio ragazzo. Se vivessi in un libro, in questo momento la porta si spalancherebbe per lasciare entrare il mio salvatore, ma Simon è chissà dove e io non mi aspetto un bel niente da nessun altro. Non avrei dovuto venire a questo stupido ballo ecco la verità, a quest'ora sarei a letto in pigiama a mangiare schifezze e guardare qualche film natalizio dove tutto finisce bene. Ignoro la vocina fastidiosa nella testa che mi dice che avrei comunque passato il tempo a pensare a Simon e con chi passava il tempo e mi concentro sul malumore che mi contamina.
Sono quasi tentata di tastare la mia abilità come tiratrice di palline di carta che potrei gettare nel cestino della spazzatura quando la porta si apre. La musica esterna per un attimo entro nel silenzio di questo orribile posto e le risate di due ragazze mi arrivano alle orecchie come campanellini scintillanti. Mi alzo di scatto rischiando quasi di scivolare e quatto occhi straniti mi fissano perplessi.
«Cosa fai qui dentro? La porta era chiusa e abbiamo chiesto la chiave al custode, come hai fatto a entrare?»
«Con la magia» rispondo oltrepassandole con foga. Poco mi interessa di cosa diranno o penseranno di me in questo momento: sono libera e non riesco quasi a crederci. Stringo con forza lo scialle attorno alle spalle ricordandomi adesso le condizioni del mio povero abito e mi guardo in giro sperando di trovare qualche faccia conosciuta.
«Hai un buco sulla gamba del vestito» mi dice qualcuno oltrepassandomi. Guardo il punto in cui hai indicato e in effetti c'è un'apertura sulla gamba segno del tacco di quell'arpia che ha del tutto rovinato qualcosa per cui ero così orgogliosa. Mi mancano i miei amati jeans, le felpe e adesso vorrei avere qualcosa per cambiarmi invece di dover sopportare questo tormento. Poi di colpo la musica si interrompe e il vociare confuso delle persone che sembrano molte di più rispetto a prima viene frenato da quella che credo sia la presidentessa del comitato studentesco, o almeno così mi sembra di aver sentito dire da R.J.
«Ben trovati alla nostra festa di Natale, vi state divertendo?»
Mentre un coro di si riecheggia nella sala, io sarei tentata di urlare un no enorme. Qualcuno mi spinge per passare avanti e ben presto mi trovo immischiata in una calca umana dalla quale cerco di sfuggire velocemente. Ma quante persone può contenere questa palestra?
«Interrompiamo per un attimo i festeggiamenti per il momento più atteso di tutta la serata: decretare il Re e la Reginetta di stasera siete pronti?»
Un altro coro, simile al precedente, mi rimbomba nelle orecchie. Non mi interessa un bel niente di conoscere chi sono i pagliacci della serata così a spintoni raggiungo la porta. Voglio uscire da questo posto, cercare l'auto di Simon e recuperare il mio telefono per capire dove sono finiti tutti e porre fine a quest'assurda serata.
«Secondo le vostre votazioni il Re della serata è colui che per tanti anni non si è mai tolto lo scettro» continua a parlare la ragazza al microfono. Afferro la maniglia della porta proprio quando lei grida un nome che conosco benissimo. «Simon Torres sali sul palco, il posto è ancora tuo».
Senza poterne fare a meno mi giro, la folla si apre come in un varco mentre vedo la sua schiena avanzare e poi salire come indicato. Sono lontana per guardarlo bene in viso, ma riesco comunque a cogliere bene la nota divertita della sua voce quando prende il microfono.
«Dovrei dire che sono stupito di questa votazione, ma mentirei e lo sapete che non lo faccio mai». Risate e urli di approvazioni invadono la sala mentre si lascia mettere una corona dorata sulla testa. «Grazie a tutti, ci tenevo a indossarla un'ultima volta. L'anno prossimo sarà dura trovare il mio erede, ma per adesso non ci pensiamo e godiamoci la serata». Sta per scendere dal palco, ma la ragazza lo tira per un braccio.
«Un attimo Simon, dobbiamo decretare la Reginetta della serata: Brittany Glemour vieni con noi a indossare la tua corona».
Sento il mio cuore stringersi in una morsa quando quell'odiosa vipera sale ancheggiando sul palco beandosi di quell'attenzione che alla fine è riuscita a ottenere. Mentre pronuncia false parole di ringraziamento e indossa la corona identica a quella del Re, mi compiace vedere che la sua perfetta acconciatura non lo è più. Ha cercato di sistemarsi i capelli, ma sembrano onde disordinate senza controllo, una visione che mi fa sorridere fino a quando la ragazza non batte le mani quasi saltellando.
«E ora, come di consuetudine, il primo ballo della serata è vostro. Forza ragazzi fate spazio ai reali della serata. Musica» ordina schioccando le dita. So che non dovrei guardare eppure mi faccio del male e li fisso ballare. La melodia è lenta, dolce e non posso negare che siano molto belli insieme.
Lui ti mollerà presto perché sei una nullità che si crede speciale con un vestito nuovo, la novità presto gli verrà a noia e busserà alla mia porta.
Le parole velenose di Brittany affiorano con prepotenza nella mia testa prima che possa scacciarle via e di nuovo alimentano quell'insicurezza che detesto possedere. Ecco cosa vuol dire affidare il proprio cuore a qualcuno: si diventa vulnerabili, l'ultima cosa che volevo succedesse.
Altre coppie si uniscono alle danze oscurandomi la visuale di quella principale, ma meglio così. Ho già visto abbastanza e ora è tempo per me di tornare a casa.
Spingo con forza la porta e il freddo esterno per un attimo mi fa rabbrividire, ma lo ignoro stringendo lo scialle e camminando a testa bassa. Ce l'ho con me stessa perché sto permettendo a quell'orribile persona di farmi del male quando dovrei entrare dentro e reclamare ciò che mi appartiene. Ma davvero posso considerare Simon mio o è solo un'illusione a cui voglio credere?
«Amber!»
Non sto guardando davanti a me e quando vado a sbattere contro qualcuno, faccio un passo indietro spaventata e anche infuriata con me stessa per abbassare così tanto la guardia da non vedere chi ho di fronte.
«Amber» ripete Ollie. Adesso riconosco la sua voce e lascio che le sua mani mi sollevino il viso freddo. «Stai piangendo, cos'è successo?»
Non mi sono accorta della lacrime che sto versando come una vera stupida e questo mi fa arrabbiare ancora di più. Me le asciugo col dorso della mano in un gesto secco e perentorio.
«Niente. Sto benissimo».
«Ok» risponde Ollie, ma capisco dal suo sguardo che non mi crede affatto. «Sono uscito per rispondere a mia madre e dentro non c'era linea» spiega indicando il suo telefono. «Entriamo dentro insieme? Fa proprio freddo qui fuori»
«No» rispondo afferrando il suo braccio. «Ollie, avrei bisogno di un favore. Un grosso favore: puoi riportarmi a casa?»
«A casa? Ma la festa...»
«Ti prego» lo interrompo con una voce che non mi appartiene. Fragile e delicata e io non lo sono mai stata, cosa mi sta succedendo? Ma cosa più importante perché ho lasciato che succedesse?
«Se vuoi andartene posso accompagnarti» ritratta Ollie. Mi sta fissando preoccupato e forse al suo posto lo sarei anch'io, non mi riconosco quasi più. «Vuoi che avvisi Simon che...»
«No» lo blocco subito. «Andiamo subito via subito».
Ollie non sembra tanto convinto, ma annuisce dimostrandomi di essere un buon amico anche se io sono pessima o forse sto solo cominciando adesso a imparare cosa voglia dire avere qualcuno su cui contare quando ne hai bisogno. Si toglie la giacca che mi passa sulle spalle, mi accorgo che lo scialle mi è scivolato e il vestito rovinato è ben visibile adesso ai suoi occhi eppure Ollie non dice niente passandomi un braccio sulle spalle e spingendomi verso la sua auto. Stringo la sua mano grata, in questo momento non riesco a dire qualcosa, ma a lui basta perché sorride rassicurante mentre prende le chiavi della sua vita e io penso che dopotutto una cosa bella è successa stasera: ho capito di non essere sola.
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Sei quello che stavo cercando
RomanceSimon Torres è il ragazzo più popolare della scuola. È bello, simpatico e ha una famiglia unita che lo supporta sempre. Sembra avere praticamente tutto dalla vita e invece nasconde un grande segreto che lentamente lo sta logorando. Amber Collins è...