44. Ti amo

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La pioggia battente sulla finestra della mia camera mi risvegliò, era ancora presto per prepararmi per la scuola ma il mal di testa, che mi accompagnava dalla sera precedente, mi spinse ad alzarmi. Mi recai in cucina, preparai un tè e mi spostai sul divano in soggiorno. Le immagini della serata trascorsa con Paolo tornarono a farmi visita, era come se la sua presenza fosse rimasta incastrata in quelle mura. Ero felice, quella era stata una delle serate più piacevoli della mia vita.


Tornata a casa dopo scuola fui assalita dalla stanchezza, il mal di testa non mi aveva abbandonata e brividi di freddo mi percorrevano la schiena. Riconoscevo quei segni, sicuramente mi ero beccata una bella influenza, tutta colpa di quello stupido raffreddore! Io però non potevo permettermi di star male, avevo un appuntamento e non potevo mancare ma soprattutto non volevo.

Misurai la febbre, il termometro segnava 37.5.

Cavolo!

Presi un antipiretico e mi lasciai andare sul letto, magari dormire un po' mi avrebbe aiutato.

L'appuntamento con Paolo e Manuel era fissato per le 17. La temperatura era scesa ed io ero pronta a trascorrere del tempo con loro. Quando salii in macchina, dopo essermi destreggiata tra l'ombrello e le pozzanghere, fui accolta da un piacevole tepore confortante.

-Come stai oggi?- mi chiese Paolo -hai gli occhi lucidi, ancora raffreddore?-

Annuii, mentivo sapendo di mentire.

Era quella l'unica cosa da fare, non avevo altra scelta.



Me ne stavo nella sala d'attesa dello studio medico mentre Manuel, accompagnato dallo sguardo attento di Paolo, veniva visitato. Sentivo gli occhi pesanti e avevo freddo, mi stringevo nelle spalle per darmi calore ma non era abbastanza.

Quando i due fratelli uscirono dall'ambulatorio lo sguardo torvo di Manuel mi anticipò che le notizie ricevute non erano delle migliori.

-Manu, vieni a sederti- gli dissi indicando il posto accanto a me quando vidi che Paolo si intratteneva col medico.

Lui sbuffò e con un tonfo si sistemò sulla sedia.

Cercai risposte nello sguardo di Paolo che, intanto, si era seduto accanto a suo fratello. Lo interrogai con gli occhi e lui capì quello che cercavo-

-E' tutto ok!- disse facendomi sospirare sollevata -però deve tenere il gesso ancora per una decina di giorni-

-La fai facile tu- gli rispose Manuel- così conciato non posso finire il campionato-

-Per questo sei arrabbiato?- gli chiesi.

Fece cenno di si con la testa ed assunse un'espressione corrucciata.

-Sai cosa ci vorrebbe stasera?- chiese allora Paolo -una bella pizza!-

-Non ho voglia di uscire- fu la risposta.

-D'accordo allora ce ne torniamo a casa e la mangiamo lì- disse Paolo.

Manuel si alzò dalla sedia e strusciando i piedi sul pavimento si diresse verso l'uscita.

-Scusami- mi disse Paolo -è giù di morale, non me la sento di lasciarlo da solo-

-Non preoccuparti, tienigli compagnia- dissi tentando di rassicurarlo quasi felice di evitare un'uscita nelle mie condizioni.

-Aspetta- disse lui all'improvviso -Manu ti va se la pizza la mangiamo a casa?-

-Meglio se mangiamo schifezze- rispose Manuel. Poi si rivolse a me -vieni anche tu vero?-

Prenditi cura di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora