Prenditi cura di me

12. Incubi

Un vento freddo soffiava da chissà dove, sferzava i tratti del mio viso senza curarsi delle fitte dolorose che mi causava. Era buio intorno e mi trovavo immersa in una folla di persone a me sconosciute, venivo strattonata senza contegno. Cercavo un volto familiare tra quella folla quando finalmente scorsi Luca. Lui sorrideva venendomi incontro, d'istinto aprii le braccia per accoglierlo in un abbraccio ma come senza vedermi mi oltrepassò raggiungendo qualcuno alle mie spalle che non potevo vedere. Luca scomparve, non riuscivo più a vederlo, tutto intorno luci abbaglianti mi colpivano gli occhi e urla terrorizzavano la mia mente. L'ansia di scoprire da dove giungessero quelle voci mi provocava un dolore in una qualche parte indistinta del mio corpo. Mi dimenavo alla ricerca di un qualcosa, i miei arti non rispondevano ai miei comandi e non c'era appiglio per sfuggire al vuoto che mi stava inghiottendo. Mi svegliai di soprassalto, agitata e assalita dal terrore.

Solo allora mi resi conto di aver sognato. Mi alzai dal letto, le lacrime a premere contro i miei occhi e il respiro affannoso. Mi avvicinai alla finestra e vi poggiai il viso, il contatto con il vetro freddo mi fece rabbrividire. L'alba che lottava per emergere contro il buio mi diede sollievo. Richiusi le tende e accesi l' abat-jour sul comodino accanto al letto, presi il mio diario e scrissi tutto quello che mi passava per la testa. In quel momento non riuscii più a trattenere le lacrime che si riversarono copiose sul mio viso e sulle pagine che avevo appena scritto. Provai a riaddormentarmi ma le idee sovraffollavano le mie meningi, appena chiudevo gli occhi venivo catapultata nel surreale teatro dei miei sogni. Mi arresi, io e il sonno quella mattina avremmo preso due strade separate.

Accesi il televisore, avevo bisogno di cartoni animati, qualcosa che mi avrebbe distratto dai miei pensieri. "Terry e Maggie", uno dei miei preferiti!

"Sarebbe bello potersi teletrasportare ovunque come queste due" pensavo. Mi sarebbe sempre piaciuto poter scappare dalle situazioni difficili, ma, purtroppo, la realtà va affrontata, non ci sono vie d'uscita.

Ad un tratto il display del mio cellulare si illuminò. Lo afferrai ma quando lessi il nome del mittente mi sembrò di essere tornata nel mio sogno. Dovetti leggere più volte quel messaggio prima di comprendere che fosse reale e non frutto della mia fervida immaginazione.

Da Luca:

"Oggi non sono a casa ma stasera dobbiamo parlare. Non cercarmi, ci incontriamo in giro"

Non sapevo bene come interpretare quelle parole, come al solito avevo paura anzi, ero davvero terrorizzata dalle associazioni che si erano immediatamente create nella mia mente. Avevo una sola certezza, alle 5.30 Luca stava pensando a me. Probabilmente come me anche lui non riusciva a dormire e, cosa più importante, voleva parlarmi. Qualsiasi cosa volesse dirmi era un passo in avanti rispetto alla scena muta dei giorni precedenti.

Mi alzai dal letto quando sentii dei rumori provenire dalla cucina. Sapevo fossero i miei genitori, si alzavano sempre prima di me per fare colazione e prepararsi per il lavoro. Li raggiunsi e mi sedetti accanto a papà per ricevere la mia dose quotidiana di coccole. Dopo qualche istante papà mi chiese di Luca, era abituato a vederlo gironzolare per casa e il fatto che da un po' di settimane non ci avesse messo piede iniziava a preoccuparlo. Fingendo indifferenza lo rassicurai ma evidentemente non riuscii nel mio intento.

-Mmmm, sicura che non ci sia altro? Puoi parlare di tutto con papà- disse accarezzandomi una guancia.

-Perché? Cos'altro dovrebbe esserci?-

-Te l'ho detto tante volte, con questi occhietti non mi puoi nascondere niente-

-Sembra che io abbia ancora 5 anni...- sbuffai.

-Non 5, ma sei sempre la mia bambina- disse sorridendo, poi continuò -allora, che mi dici di Luca?-

-Luca è un po' strano in questi giorni ma puoi stare tranquillo, chiariremo tutto-