10. Veramente, pazzamente, profondamente

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I suoi bellissimi occhi incontrarono timidamente i miei, sorrise e mi venne incontro.

-Ciao-  disse Paolo.

-Ciao, ma... cosa ci fai tu qua?-  chiesi stupita.

-Ti aspettavo da un po'. Ho pensato che ti avrebbe fatto bene chiacchierare con qualcuno-

-E gli altri?-

-Non saprei, non ti basto io?-

Gli sorrisi mentre cercavo le chiavi di casa nella borsa. Immediatamente lui mi chiese cosa stessi cercando, quando glielo spiegai mi guardò stranito.

-Secondo te sono venuto qui per vederti tornare a casa?-  borbottò.

-Scusami ma vorrei solamente rimanere da sola-

-Ma ti pare? Sprecare una serata così a casa?-

-Non vorrei sembrarti scortese ma tu puoi tornare con gli altri se vuoi-

-Se me lo dici così non sei affatto scortese, ma io insisto. Solo pochi minuti, te lo chiedo come favore personale-

-Non sarei per niente di compagnia-

-Non ho mica detto che voglio compagnia? Io sono qui per stare con te, sono venuto proprio per questo. Dai, solo dieci minuti, poi puoi anche andare via-

Sorrisi debolmente sconfitta.  -Mi hai convinta, però non prendertela se non parlerò molto-

-In quel caso parlerò io-  disse facendo l'occhiolino.

-Certo che tu sei strano-

-Perché scusa?-

-Perché ancora mi stai dietro-

-Ma lo faccio con piacere, ormai dovresti averlo capito-

-L'ho capito si, ed è questo che mi fa strano. Sei troppo gentile con una come me-

-Una come te?!-  mi guardò sbarrando gli occhi  -davvero non ti capisco. A me piace stare con te, mi piace ascoltarti e non mi va di vederti così triste. Vorrei vedere un sorriso sul tuo viso-

-Che carino. Solo non credo di meritare tutte queste attenzioni-

-Ancora-  sbuffò  -non so se te le meriti e nemmeno mi interessa, a me sei simpatica, con te mi trovo bene e mi basta. Ora me li concedi questi quattro passi?-

-Certo che si. Dove andiamo?-

-Non lo so ancora, lo capiremo strada facendo-

Cominciammo un po' a camminare illuminati dalle luci dei lampioni. Come capitava spesso eravamo in silenzio e piuttosto distanti. Ad un tratto lui si fermò ad aspettarmi sorridendo.

-Allora?-  mi chiese.

Lo guardai inclinando leggermente la testa provocandogli un altro dei suoi bellissimi sorrisi.

-Parlami un po' di te-

-Di me?-  chiese stupito  -credo di averti detto già tutto-

-Ripetimelo se necessario. Ci conosciamo da così poco e... Cavolo, sei stato l'unico che vedendomi in difficoltà è corso qui ad aspettarmi. Mi piacerebbe conoscerti meglio, sapere qualcosa di più sulla tua vita, sulla tua famiglia. Non so, qualcosa del genere. Ti prego, non mi va di pensare-  conclusi con occhi supplichevoli.

-Solo perché me lo chiedi così... Dai, cosa vuoi sapere?-

-Tutto! Parlami di tutto quello che vuoi, di qualsiasi cosa-

Lui cominciò a pensare picchiettando con l'indice sulle sue labbra. Era bellissimo! Non so se lo stesse facendo sul serio ma sembrava concentrato sul mettere in ordine le idee. Quando pensava aveva un'aria così trasognata, i suoi occhi persi in chissà quale pensiero. Poteva ridere, pensare, parlare ma i suoi occhi brillavano comunque. Specie quando sorrideva. Gli si illuminava il viso, come se gli occhi fossero dei grandi fari posti lì in alto per mettere in risalto ogni espressione, ogni tratto del suo viso. Quando comincò a parlare mi distolse dai miei pensieri, non era ancora convinto di quello che volesse dire ma cominciò vagamente il suo racconto.

Prenditi cura di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora