1. Finalmente il sole

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"Finalmente il sole" pensai appena uscita da scuola. L'inverno era stato particolarmente freddo e io odiavo il freddo. La primavera invece, quella si mi piaceva. La luce del sole, il cielo di quell'azzurro così splendente e i colori che prendevano vita; tutto sembrava rinascere. Finalmente anche i brutti pensieri stavano svanendo dalla mia mente anzi forse erano andati via del tutto.

Assorta com'ero nei miei pensieri non mi accorsi di una mattonella rialzata e senza nemmeno rendermene conto mi ritrovai distesa a terra, sul marciapiede, con le mie cose disperse ovunque e una caviglia dolorante. A dire il vero alla caviglia non prestai molta attenzione, i miei pensieri erano momentaneamente immersi in un mare di vergogna che per qualche secondo mi impedì di rialzarmi.

Proprio non riuscivo a sollevare il viso da terra, avevo il terrore di alzare lo sguardo e trovarmi di fronte qualcuno che mi conoscesse. In quei pochissimi istanti mi passarono per la mente tantissime ridicole immagini, poi non appena realizzai di essere sola presi coraggio e decisi di risollevarmi.

Appena sollevai lo sguardo da terra vidi degli occhi intenti a fissarmi e un ragazzo che tentava in qualche modo di aiutarmi. Quando i nostri occhi si incontrarono sul suo viso si illuminò un sorriso. Il sorriso più bello che avessi mai visto. Inevitabilmente scoppiai a ridere, la mia risata fu talmente contagiosa che, dopo un attimo di comprensibile stranimento, anche lui cominciò a ridere. Senza dire nulla mi aiutò a rialzarmi. Ridere era l'unico modo che avevo per togliermi da quell'imbarazzo che poco prima mi aveva paralizzata. Mi accorsi solo allora della caviglia quando, una volta in piedi, mi aggrappai al suo braccio colpita dal dolore che a malapena mi faceva stare in piedi.

-Tutto ok?- Mi chiese lui sorridendo.

Rimasi subito colpita dal modo in cui mi parlava, ero ancora molto imbarazzata ma quel ragazzo riusciva a farmi sentire stranamente a mio agio. Lo ringraziai e provai a rassicurarlo. Lui continuò:

-Sai com'è... Ti ho vista volare a terra e a dire il vero mi sono un po' preoccupato-

Poi cominciò a ridere e questa volta fui io ad essere contagiata. Mi aiutò a recuperare le mie cose ed alzando lo sguardo mi disse:

-Comunque sono Paolo. Vieni, sediamoci, riprenditi un attimo-

In realtà il solo stargli vicino mi aveva già fatto sentire meglio. E poi, quel suo sorriso...

Lì vicino c'era una panchina, io fui la prima a sedermi, il tempo di guardarsi intorno e si sedette anche lui, mi sorrise e io ricominciai a ridere.

-Perché ridi?- Mi chiese.

-Ripenso a come sono cascata-

-Bhè, in effetti è stato divertente-

-Ah si?-

-Abbastanza!-

-Ecco, che figura...-

Il mio cellulare cominciò a squillare, chiesi scusa a Paolo e risposi.

"Pronto"

"Amore sono papà, dove sei? Sono nei pressi di scuola, ti va un passaggio?"

"Ah ciao, e... Sono vicina a scuola, dove lascia la macchina la mamma ma..."

"Qualcosa non va?"

"No, è tutto ok"

"D'accordo, allora arrivo"

"Ma... Papà..."

Troppo tardi, lui aveva riattaccato e vedevo già la sagoma dell'automobile che si stava avvicinando.

Mi voltai verso il ragazzo appena conosciuto e gli dissi:

-Scusami ma purtroppo sta arrivando mio padre-

Lui mi fece un sorriso sbilenco, mi chiese se avessi avuto bisogno d'aiuto, io scrollai le spalle, gli feci "no" con la testa e mi allontanai salutandolo.

-Contenta che son passato di qua?- Chiese mio padre con uno dei suoi migliori sorrisi.

-Non sai quanto- Risposi accovacciandomi in auto con il viso rivolto verso il finestrino.

Mi chiesi se avrei più rivisto quel ragazzo... Paolo! Mi avevano da subito colpito i suoi occhi curiosi quando mi aveva aiutata a sollevarmi e non riuscivo a togliermi dalla mente quel sorriso. Peccato che il nostro incontro era durato così poco.

Prenditi cura di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora