Appena i miei genitori sparirono dietro il portoncino Paolo tirò un sospiro di sollievo.
-Tua madre è una tosta- mi disse.
Risi divertita -ti ha spento in un attimo-
-Hei, non prenderti gioco di me. Non ero preparato, stavo per dirle che sono tornato a casa solo oggi ma non ne ho avuto il tempo-
Tornai seria -non devi sentirti costretto, se non ti va di rimanere lo dirò io a mamma-
-Non pensarci nemmeno- mi disse quasi offeso -anche se sono terrorizzato c'è una parte di me che mi dice che stasera ci sarà da divertirsi-
-Ti ricordo che stai parlando dei miei genitori-
-Appunto!- disse lui trattenendo a stento una risata -Sono sicuro che starò bene-
Lasciai che Paolo avvertisse i suoi, a rispondergli però fu Manuel, lo sentii borbottare e poi promettergli qualcosa. Probabilmente a Manuel non andava giù che qualcuno gli "rubasse" il fratello appena tornato a casa. Capii il problema ma non mi sentii per niente in colpa, l'idea di avere Paolo tutto per me era abbastanza per farmi dimenticare di tutto il resto.
Appena chiuse la chiamata lo trascinai nuovamente su quella panchina. Lui poggiò una mano sul mio ginocchio e mi guardò intensamente, con quegli occhi ad accarezzarmi il viso. Ed io come al solito rimasi incantata da quello sguardo. Ogni volta che i suoi occhi si posavano su di me venivo scossa da brividi e sensazioni contrastanti, mi erano mancate tutte quelle emozioni, mi era mancato lui, tanto.
-Mi sei mancata- disse quasi come se, ancora una volta- potesse leggere nella mia mente.
-Anche tu- risposi arrossendo.
-Sei carina quando arrossisci- mi disse accarezzandomi il viso.
Sospirai, Paolo sarebbe sempre riuscito ad imbarazzarmi.
-Tutta colpa del raffreddore- provai a dissimulare nascondendo il viso tra i fazzoletti.
-Si, si, dicono tutti così- disse lui in risposta.
Trascorsi un po' di minuti invitai Paolo a raggiungere i miei. Lui sembrò improvvisamente teso.
-Forse dovrei prendere qualcosa da portare, non so bene come ci si comporta in queste situazioni-
-Paolo, sta tranquillo, respira. E' solo una cena, nemmeno troppo formale, i miei ci hanno raccattato per strada, non si aspettano niente-
-Io ci tengo a fare bella figura-
-Ascoltami, hai conquistato me, con loro sarà lo stesso-
I suoi occhi si illuminarono, sbuffò un sorriso arrendevole e mi tese una mano che io afferrai in un movimento automatico senza pensarci troppo su. Quando sentii il suo calore sciogliere le mie dita infreddolite mi resi conto di quanti passi in avanti avessimo fatto entrambi assieme. Eravamo ormai capaci di parlarci con gli occhi, con una stretta di mano e quel calore, che solo Paolo sapeva donarmi, voleva dire tantissimo per me.
Quando entrammo in casa un delizioso profumo ci avvolse. Con la mano di Paolo ancora stretta alla mia, per la prima volta, non mi sentii a mio agio in casa mia. Eravamo entrambi abbastanza tesi, lo sentivo da come le nostre braccia apparivano rigide. Presi un respiro profondo prima di compiere qualsiasi azione e sentii la stretta di Paolo diventare ancora più forte.
Com'era possibile che anche in quella situazione fosse lui a dare sostegno a me?
Quella era pur sempre casa mia e pensai che quella era la prima volta che Paolo ci metteva piede. Allora presi coraggio, lo invitai a seguirmi in soggiorno dove raggiungemmo papà intento a leggere il giornale. Appena ci notò ripose quei fogli e si dedicò completamente a noi due. Lo ringraziai mentalmente perché cercò in ogni modo di mettere Paolo a suo agio. Lo ascoltò parlare ma non gli fece troppe domande, a quelle ci avrebbe pensato dopo la mamma.
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Prenditi cura di me
RomanceQuando i loro occhi si incontrarono lui si illuminò in un sorriso. Il più bel sorriso che lei avesse mai visto. Un viaggio tra passioni e sentimenti, tra gioie e delusioni. Il tutto visto attraverso i pensieri di una diciottenne alle prese con l'am...