Passai gran parte del pomeriggio sul letto fissando i libri. Avrei dovuto studiare per la verifica di inglese ma non riuscivo a concentrarmi. Avevo altri pensieri per la testa e proprio non mi andava di ripetere ad aalta voce frasi che dalla mia bocca uscivano scoordinate e senza senso. Non andavo molto d'accordo con l'inglese, nessuno era riuscito a farmici appassionare. Provavo a studiarlo ma solo per dovere, mi sembrava così freddo, preferivo di gran lunga il francese e lo spagnolo. Erano più caldi, più avvolgenti. Fortunatamente giunse l'ora di raggiungere Paolo, quando arrivammo al campetto c'erano solo alcuni ragazzi che stavano parlottando tra loro. Io e Paolo rimanemmo per un po' seduti sulle panchine a chiacchierare fino all'arrivo degli altri. Mentra Paolo andò a cambiarsi arrivarono Giovanni e Luca. In un attimo mi sentii piccolissima, avrei voluto nascondere la testa dentro il guscio come fanno le tartarughe. Li salutai cercando di mantenere la calma, mentre Giovanni rimase a parlare con me Luca raggiunse direttamente gli spogliatoi. Quando ne uscì venne verso di noi e Giovanni gli lasciò il suo posto allontanandosi. Luca però non venne a sedersi, rimase in piedi staccato di qualche passo. Dopo un po' senza nemmeno guardarmi mi chiese come stavo. Impiegai qualche attimo prima di rispondergli, mi guardai intorno per assicurarmi che ci fossi solo io nei paraggi e che quindi quella domanda fosse rivolta proprio a me. Gli risposi con un sussurro che tutto sommato stavo bene e gli chiesi come andassero a lui le cose, rispose con un laconico "bene" e tra noi calò il silenzio. Cercai nella mia mente qualche frase che spezzasse quell'atmosfera ma non trovai niente di convincente. Speravo che qualcuno venisse a togliermi da quell'imbarazzo ma non arrivò nessuno. Luca continuava a non guardarmi, a volgere il suo sguardo chissà dove e dopo quelle poche parole aveva anche smesso di parlare. Finalmente arrivarono Eli e Stefano, Luca così potè dileguarsi senza dare troppo nell'occhio.
Raccontai ad Eli che Luca era finalmente riuscito a parlarmi, certo, non era stata una chiacchierata lunga nè tranquilla ma era di sicuro un primo passo verso la normalità. Eli mi raccontava della sua serata con Stefano e dei messaggi che mi aveva mandato. Fingendo calma rispolverai la scusa che mi aveva fornito Paolo e lasciai cadere il discorso. Solo allora mi accorsi che davanti agli spogliatoi c'era proprio Paolo che mi stava osservando con uno strano sorriso fisso sul volto. Con la mano mi fece cenno di raggiungerlo, mi fermai sotto la porticina di ingresso al campetto e aspettai che fosse lui a raggiungermi. Si avvicinò con una strana espressione senza però parlare.
-Perché mi guardi così?- gli chiesi incuriosita.
-Perché lo so che hai mentito di nuovo-
-Come fai a saperlo?-
-Tranquilla non ho poteri soprannaturali, solo lo immaginavo. Sapevo che Eli ti avrebbe chiesto di ieri e dopo quello che ci siamo detti ero convinto che non le avresti detto la verità-
-Cosa avrei dovuto dirle? Certi "segreti" è meglio che rimangano tali-
-Mi sa che hai ragione, io allora me ne torno segretamente in campo-
Quando con quell'espressione buffa in volto cominciò a ridere io non riuscii a fare a meno di seguirlo. Tutto insieme a lui mi rendeva felice e proprio non riuscivo a nasconderlo. Quando lui sorrideva i suoi occhi assumevano una forma così particolare che aveva su di me l'effetto di una calamita.
Tornai a sedere con Eli che aveva già dirottato la sua attenzione su Stefano. C'era solo Stefano nei suoi occhi, come nei miei c'era solo Paolo. Eravamo così diverse in quel momento, Eli urlava e tifava per il suo ragazzo, io osservavo in silenzio e lasciavo la mia mente vagare. Com'era bello vedere Paolo giocare a calcio. Metteva tutto se stesso anche in una partita tra amici, i suoi occhi emanavano una grinta incredibile.
D'improvviso la mia lente d'ingrandimento si spostò su Luca. Lo vedevo finalmente parte di un gruppo, di nuovo. Era felice, ogni tocco al pallone per lui era un sorriso per tutti quelli che gli stavano intorno. Luca era bellissimo, era davvero fantastico.
Con i miei amici ogni partita aveva un inizio certo ma una fine sconosciuta. Potevano andare avanti per svariate ore e nessuno era mai stanco. Vederli in campo era una gioia immensa, e per me era gioia pura vedere Paolo. Alla fine, nonostante i miei continui sforzi, la mia attenzione veniva sempre catturata da quel ragazzo. Lui non guardava mai fuori dal campo, era concentrato su quello che faceva, sembrava che il mondo intero si fosse spostato in quei pochi metri. Era un qualcosa di strano, di unico, qualcosa di inspiegabile.
Mentre staccavo gli occhi dal campo notai seduta in un angolo da sola Carmela. Cominciai a scrutarla, inutile negare che lei mi incuriosiva parecchio. Premeva freneticamente le dita sulla tastiera del cellulare, quasi non alzava mai lo sguardo. Sarei voluta entrare nella sua testa, avrei voluto conoscere i suoi pensieri, anche solo per capire quello che realmente passava tra lei e Paolo. Lei era un pezzo della vita di Paolo che non rientrava nel mio puzzle. Non mi sembrava antipatica, aveva dei bei lineamenti incorniciata da leggeri boccoli biondi ma i suoi occhi erano sfuggenti. Non la conoscevo né ero riuscita a capirla ma forse a lei non interessava farsi conoscere da me né dai miei amici. Per quanto mi sforzassi non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, mi sembrava così sola. Lei e il suo cellulare come isolati in una bolla. Prima che finisse la partita si allontanò per rispondere al cellulare ma il mio sguardo non la abbandonò, mi sentivo quasi una stalker.
Carmela si avvicinò al campo solo quando, finita la partita, i ragazzi si spostarono negli spogliatoi. Stefano uscì per primo e venne a sedersi tra me ed Eli. Quando dagli spogliatoi uscì anche Paolo, Carmela gli andò incontro gettandogli le braccia al collo. Lui le sorrise e la strinse a sé. Rimasero per un po' a chiacchierare nei pressi della porticina degli spogliatoi, sorridenti, complici come non li avevo mai visti prima. Lui le prese la mano conducendola verso di noi, io abbassai istintivamente lo sguardo, smettendo finalmente di osservarli. Parlarono con noi solo alcuni minuti, poi andarono via.
Mi accorsi subito di avere un problema. Io al campetto ero arrivata con Paolo!

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Prenditi cura di me
RomansaQuando i loro occhi si incontrarono lui si illuminò in un sorriso. Il più bel sorriso che lei avesse mai visto. Un viaggio tra passioni e sentimenti, tra gioie e delusioni. Il tutto visto attraverso i pensieri di una diciottenne alle prese con l'am...