48. La mia partita

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L'arbitro fischiò l'inizio della partita e tutti presero a correre incontro al pallone.

Non ero mai stata una grande appassionata di calcio ma in quel momento mi resi conto di quanta passione fosse contenuta in quello stadio.

Ed era una passione condivisa, in campo i calciatori si battevano con tenacia mentre tutto intorno, sugli spalti, migliaia di persone trattenevano il fiato o esplodevano in urla disumane a seconda della circostanza.

Ogni volta che sentivo un coro per uno dei miei "amici" sorridevo orgogliosa. Era bellissimo vedere quanto amore vorticasse intorno a quei ragazzi. I tifosi praticamente li idolatravano.

Il primo tempo stava scivolando via tra occhiate fugaci e sorrisi malcelati. I nostri erano sotto di un goal a causa di un rigore causato da un'ingenuità di Luigi. Paolo non aveva giocato bene, per quanto potessi capirne, era distratto e poco concentrato. Nemmeno al campetto lo avevo mai visto così approssimativo.

Cominciai a pensare che con quella sorpresa forse avevo rovinato tutto. Io non volevo l'attenzione di Paolo durante la partita, volevo solo fargli un regalo, volevo si sentisse più forte. Ma a quanto pareva i miei piani non erano mai destinati a riuscire alla perfezione.

Intorno alla mezz'ora di gioco Paolo era lanciato verso la porta avversaria. Commise il grave errore di spostare lo sguardo verso le tribune lasciando che un avversario gli si avventasse sulle caviglie. Nello stesso momento in cui lui cadde io mi alzai in piedi in preda ad un'insensata paura.

-Hei, tranquilla-  mi disse Alessia  -sono cose che capitano-

Capii che non sarei stata tranquilla finché Paolo non si fosse rialzato sulle sue gambe. Mi passai una mano sul viso sconsolata, quella partita sarebbe stata un disastro!

Paolo si rialzò contornato dai suoi amici che lo incoraggiavano con pacche sulla spalla e parole impossibili da sentire per il resto dello stadio.


Alcuni minuti dopo Paolo stava nuovamente correndo sulla fascia palla al piede, un avversario stava avanzando verso di lui. Tutto il pubblico era balzato in piedi, quella sarebbe potuta essere un'azione decisiva.

La sola idea che Paolo potesse distrarsi di nuovo mi fece tremare, senza pensarci mi alzai anch'io e, quasi intimando un ordine, urlai  -vai Paolo, corri!!!-

Mi stupii di me stessa, non sapevo da dove avessi tirato fuori tutta quella voce, non ero abituata ad esternare i miei pensieri così calorosamente. Mi vergognai tantissimo, solo fino a quando mi accorsi che Paolo sembrò recepire il mio ordine perché aumentò la velocità fino ad arrivare in area.

Con un movimento fluido scartò ben due avversari poi crossò verso il centro dove Andrea, con un salto preciso, colpì la palla di testa deviandola in rete.

Lo stadio esplose in cori e colori, il blu era ovunque! Io cominciai a saltare come un'ossessa, la me ultras stava prendendo terreno.

Mi voltai verso Manuel e nei suoi occhi lessi la mia stessa felicità, lo abbracciai cercando di non fargli male al braccio urlando frasi incomprensibili, poi mi voltai verso Alessia per fare lo stesso.

Intanto in campo Andrea era corso ad abbracciare Paolo ed entrambi erano finiti a terra sormontati dal resto della squadra. Appena rialzati, ancora stretti si voltarono verso di noi sollevando solamente il pollice.

Ed eccola, la ragazzina innamorata che tenevo nascosta in me stava prendendo il sopravvento, i miei freni inibitori erano scomparsi del tutto.


Il primo tempo si chiuse sull' 1-1. 

Nell'intervallo tutti sembrarono tranquillizzarsi. Anch'io ritrovai un certo contegno.

Prenditi cura di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora