14. Io adoro la cioccolata!

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La mia notte passò in fretta senza particolari distrazioni, così anche le lezioni a scuola con Eli che provava in tutti i modi a tenermi impegnata la mente.

Dopo pranzo provai a studiare o almeno finsi di intrattenermi sui libri di storia. Riuscii a resistere poco, presto la voglia di evadere si impadronì dei miei sensi. Presi il mio diario e cominciai a scrivere le mie sensazioni, la musica che rimbombava nelle cuffie mi teneva lontana da tutto quello che mi circondava e mi aiutava a concentrarmi sulle idee da mettere su carta. Mi dilettavo anche a scrivere racconti ma questo era un segreto che tenevo solo per me. Non avrei mai permesso a nessuno di leggerli, nemmeno ad Eli. Senza che me ne accorgessi mi ritrovai papà in piedi sull'uscio della mia camera. In mano aveva una specie di scatolina con tanto di fiocchetto.

"Cioccolatini?" pensai "strano, molto strano"

-Cos'è quello?-  chiesi sfilando una cuffia  -è tardi per San Valentino e, per Pasqua mi sembra un po' presto. C'è qualcosa che vuoi dirmi?-

Lui mi guardò fingendosi rassegnato, scosse la testa sorridendo, poi disse  -dal momento che questo non è mio mi auguro che non abbia nulla a che fare con San Valentino. Lo ha portato qui qualcuno-

-Luca?- chiesi entusiasta.

-Veramente no, mi dispiace-  disse lui sorridendo dolcemente  -però c'è un biglietto, io non l'ho aperto, tu puoi leggerlo se vuoi-

Lo ringraziai cercando di velare una punta di delusione, solo quando lui richiuse la porta aprii il biglietto.

"Un piccolo pensierino per addolcirti la giornata. Scusa se sono arrivato fino a casa tua ma ho provato a chiamarti, ti ho scritto dei messaggi e non ho avuto tue notizie. Volevo solo sapere come stavi. Nel caso ne hai voglia io ti aspetto giù..."

Sorrisi ancor prima di vedere la cioccolata, e io adoravo la cioccolata! Quel biglietto senza mittente palese mi parlava da solo. "Nel caso ne hai voglia io ti aspetto giù". Era Paolo, ne ero sicura!

Come la sera precedente mi precipitai fuori di casa per raggiungerlo sperando che non se ne fosse già andato. Aprendo il portone lo vidi, era seduto sulla panchina dove di solito mi aspettava Eli.

-Allora avevo ragione?-  dissi andando verso di lui.

Lui si alzò di scatto lasciando cadere le chiavi con le quali stava giocherellando e mi sorrise.

-Lo sapevo che eri tu. L'ho capito dal biglietto-

-Sono così riconoscibile?-

-Solo tu potevi fare qualcosa del genere-

-Ti è piaciuto il pensiero?-

-Io adoro la cioccolata!-  risposi, ignorando consapevolmente il vero senso della domanda.

Lui mi lanciò un'occhiata sbilenca, lo avevo evidentemente colto di sorpresa. Mi guardò per qualche istante con lo sguardo perso fin quando non finii per scoppiare a ridergli in faccia.

-Perché ridi?-

-Dovresti vederti, hai una faccia!-

-M-ma...-  balbettò.

-Mi è piaciuto tutto, il biglietto, la cioccolata, il fatto che tu sia qui, sono scesa all'istante-  dissi cercando i suoi occhi.

Il suo bellissimo sorriso gli illuminò il viso, rideva con gli occhi, potevo scorgerlo anche se non aveva alzato neppure lo sguardo.

-Chissà cos'avrà pensato tuo padre? Mi avrà preso per pazzo-

-Non saprei davvero, appena ho capito di chi fosse il biglietto sono schizzata via-

-E cosa hai pensato?-

-Non lo so, però adesso sono felice-

-E allora? Che aspetti a mangiare la cioccolata?-

-Si dai-  dissi recuperando il pacchetto. Mi bloccai per un attimo e dopo aver riflettuto per un attimo lo guardai e mi venne spontaneo dirgli la verità  -sai che per un momento ho sperato potesse essere Luca?-

-Ho temuto che potessi fraintendere ma non potevo aspettare, ho provato a chiamarti, ti ho inviato dei messaggio ma tu non hai mai risposto-

-Scusami-  dissi colpevole  -ascoltavo la musica e ho completamente scordato il cellulare-

-Fa niente, per stavolta ti perdono-  disse lui.

-Ma perché non sei entrato? Cioè, perché hai lasciato i cioccolatini a papà e sei tornato giù?-

-Ma sei pazza? E' già stato complicato così. Tuo padre mi ha fulminato, figurati se gli avessi chiesto di entrare-

Evitai di raccontargli le riflessioni di papà su San Valentino, avrei finito solamente per imbarazzare entrambi.

-Vuoi?-  chiesi porgendogli i cioccolatini.

Lui ne prese uno e mi ringraziò.

-Te lo meriti-  dissi mettendo in bocca un cioccolatino.

Fece solo una smorfia poi borbottò  -mi dispiace solo doverti abbandonare per un po'-

-Devi andare?-  gli chiesi confusa colta alla sprovvista.

-No, non ora almeno, ma tra due giorni devo tornare in ritiro. Non sai quanto mi dispiace lasciarti sola proprio adesso. Io comunque continuerò ad esserci anche da lontano perché quando torno voglio trovarti allegra-

-Wow, abbiamo solo due giorni-

-Mai come questa volta vorrei rimanere ma non posso rimandare la partenza altrimenti il mister e i ragazzi mi strozzano-

-Credo proprio che sentirò la tua mancanza-

-Anch'io! Solo a pensarci già mi mancano le nostre chiacchierate, i tuoi sorrisi e... i tuoi occhi. Non lo so, ormai diventati una piacevole consuetudine-

Arrossii come facevo ogni volta che qualcuno parlava di me ma cercai di rimanere con lo sguardo basso in modo che lui non potesse vedermi.

-Cosa c'è? Ho detto qualcosa di strano?-  mi chiese quasi spaventato.

-No è che a me certe cose mi imbarazzano-

-Sei, non so che termine usare, direi diversa dagli altri ma è una cosa bella quello che voglio dire. Sei particolare ma nel senso migliore del termine, non so come spiegarmi-

-Non c'è bisogno, ho capito quello che vuoi dire, almeno credo. Però hai ragione, mi rendo conto di essere un po' strana-

-Sapevo che non avresti capito, io non intendevo strana. Quello che volevo dire somigliava più a speciale, se te lo dico però poi ti vergogni-

-Oh!-  esclamai stupita.

-Vedi che avevo ragione?-

-L'ho detto che mi conosci troppo. Comunque grazie-

-E di che?-

-Di mille cose. Per i complimenti, per quello che fai per me, per quello che mi dici e per come me lo dici. Non me lo dimenticherò mai. Mi dispiace tu debba partire così presto-

-Guarda che torno, ci rivedremo presto-

-Lo credo bene, altrimenti verrei io a cercarti-

-Non ce ne sarà bisogno, te lo prometto-

-No, non farmi promesse-

-E no invece. Io voglio prometterti che torno presto, vedrai che saprò mantere la promessa-

-Va bene, ti credo-

-E fai bene. Ora devo davvero andare. Ci vediamo più tardi?-

-Credo di si-

-Allora a dopo-  prese ancora un cioccolatino dalla scatola e se ne andò.

Tornai a casa con la scatoletta mezza vuota. I miei guardarono stupiti la mia espressione felice senza farmi alcuna domanda. Tornai a rifugiarmi nella mia stanza, dove tutto parlava della mia vita. Finalmente mi sentivo felice, Paolo mi faceva stare bene. Era davvero fantastico.

Riportai le cuffie alle orecchie, tolsi le scarpe e, libera, cominciai a ballare!

Prenditi cura di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora