Capitolo 26

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R O C H E L L E

Il vento mi passa piacevolmente tra i capelli che fuoriescono dal casco mentre sono seduta dietro a mio fratello intento a guidare la sua moto.
La serata è finita da poco, e noi stiamo tornando a casa.

Le strade sufficientemente illuminate di Portland sono desolate e silenziose, l'unico rumore che si sente è il rombo che produce il motore della moto di Bryan, ma dopotutto sono pur sempre le tre di notte.

Ho ancora un miscuglio di emozioni dentro di me che non riescono a districarsi.
Ancora non mi sembra vero di aver baciato Cayden, solo a ripensarci il cuore riprende a battermi velocemente, tanto da farmi sentire ridicola.
E ora? Cosa sarebbe successo tra di noi da questo momento?
Cosa avrei fatto quando l'avrei rivisto il giorno dopo?
E lui invece, cosa avrebbe fatto?

Non volevo pensarci, avrei custodito con me il ricordo del nostro compleanno limpido, emozionante e speciale come lo avevo vissuto, almeno per questa notte, poi al resto ci avrei pensato quando c'è ne sarebbe stato bisogno.

«Siamo arrivati.» dice Bryan risvegliandomi dai miei pensieri.

Ma appena guardo in direzione di casa nostra quasi non resto a bocca aperta.
Le luci sono tutte accese, ci sono delle candele lungo il vialetto per raggiungere la nostra porta di ingresso, e nostro padre è fuori casa che ci aspetta.
Di fianco a lui c'è parcheggiata una moto nuova di zecca, una Honda CBR500R nera con delle rifiniture rosse e con un grosso fiocco, anche quello rosso, posto sul sedile.

«Non ci credo!» esclamo entusiasta, e appena Bryan si ferma mi precipito tra le braccia di mio padre, non curandomi nemmeno di levare il casco. Infatti ci pensa lui stesso a sfilarmelo di testa appena sciolgo il nostro abbraccio.

Durante l'arco della giornata non avevo ancora ricevuto nessun regalo da parte di nessuno dei due, e mi sembrava molto strano siccome ogni anno erano i primi a svegliarmi presto la mattina del mio compleanno solo perché erano più entusiasti loro a farmi aprire i regali che io a momenti, ma non ne avevo mai preteso uno, così oggi a un certo punto mi era semplicemente passata di mente la questione, non avendoci dato particolare importanza.
Dovevo tuttavia aspettarmi che stavano tramando qualcosa.

«Sei rimasto sveglio fino ad adesso solo per questo? Sei tutto matto.» gli dico ridendo, genuinamente felice.

Le punte delle dita mi formicolavano per l'eccitazione, la loro sorpresa era riuscita decisamente con successo, non mi aspettavo affatto di ricevere una moto siccome avevo preso la patente solo da qualche giorno.

Non sapevo nemmeno io come avevo fatto a trovare il tempo in questo mese, tra verifiche e lezioni con Noah per imparare la lingua dei segni, senza contare il tempo che ho perso anche nella ricerca di indizi per venire a capo di tutti i segreti che si nascondono tra le mura della Winterhaven.

𝙃𝙖𝙘𝙠𝙚𝙙 𝙝𝙚𝙖𝙧𝙩Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora