🔐R O C H E L L E
Al suono della campanella, la classe di musica si svuota in un istante.
Gli studenti si riversano fuori dalla porta come un fiume in piena, con spartiti stretti tra le mani e strumenti a tracolla che tintinnano sulle spalle.
Le loro risate riempiono in breve tempo il corridoio, trascinando con sé la frenesia di chi già pensa alla prossima ora.
Io, invece, rimango seduta.
Ripongo con calma ogni cosa nella mia cartella, piegando gli spartiti con cura.
Solo quando l'ultima voce si spegne nel corridoio, mi alzo e mi avvicino alla cattedra.
«Professoressa Morel?» la chiamo per attirare la sua attenzione.
Lei si ferma, a metà tra un appunto spiegazzato e la sua valigetta, un oggetto bucato qua e là, rattoppato con pezzi di stoffa che non c'entrano niente l'uno con l'altro.
«Dimmi tutto, mon chéri,» mi risponde con un sorriso stanco, ma sincero, che le illumina il viso.
Mi appoggio con le spalle al muro, lasciando vagare lo sguardo per la stanza ormai vuota.
Un ultimo controllo, un gesto forse inutile, ma che mi dà più sicurezza.
Poi, torno a fissare la Morel.
I suoi capelli, come sempre, sembrano reduci da una tempesta; i vestiti spiegazzati, e sotto gli occhi porta il segno di ore insonni.
Eppure, nonostante il disordine che la circonda e che si porta addosso come un vecchio amico, c'è in lei un elegante compostezza, quasi paradossale.
È come se il disordine, su di lei, fosse perfettamente in ordine.
Un ordine tutto suo, che nessun altro capirebbe.
Forse è per questo che mi fa sentire così a mio agio.
Con lei non ho mai l'impressione di dover fingere, di dover apparire diversa da quella che sono.
Per questo adesso, tra tutte le persone, sono venuta proprio da lei.
«Avrei bisogno di un suo consiglio, se è possibile...» mormoro.
«Certo, dimmi tutto.»
La professoressa Morel chiude la sua valigetta con un gesto deciso, pieno di enfasi, e con un piccolo salto si siede sulla cattedra di fronte a me, sorridendo come se le avessi appena fatto un regalo.
«Non so nemmeno da dove cominciare,» ammetto. «A volte ho la sensazione di essere bloccata. Vorrei cambiare le cose, fare progressi, ma non ci riesco. È come se ogni volta che provassi a fare un passo avanti, mi trovassi con le gambe legate. Ho così tanti pensieri, così tante cose che vorrei fare, ma puntualmente finisco per non fare nulla di utile. Mi ritrovo a farmi carico di responsabilità che nemmeno mi appartengono, perché vorrei aiutare tutti, anche quando non è il mio compito. E spesso, pur di farlo, vado persino contro chi mi è vicino, chi mi ama. E alla fine, quando mi fermo a riflettere... mi accorgo che non ho la minima idea di cosa fare.»
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𝙃𝙖𝙘𝙠𝙚𝙙 𝙝𝙚𝙖𝙧𝙩
Romance"Non te l'hanno mai detto Rochelle? Alla Winterhaven non puoi fidarti di nessuno." Trama: Rochelle Turner sta per iniziare una nuova vita nella città di Portland, Oregon, quando a causa di motivi personali è costretta a lasciare Ottawa, la sua casa...