Capitolo 20

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Lo fissai incredulo, dopo tre anni eccolo lì, esattamente come me lo ricordavo.

Sembrava non essere invecchiato affatto.

La sua solita voce, i capelli biondi e gli occhi uguali ai miei.

Mi era sempre pesato il fatto di assomigliare molto a lui, esteticamente.

"Che ci fai qui?" sussurrai, sentendo mille emozioni sopraffarmi.

Forse voleva vedermi e farmi una sopresa, forse voleva riallacciare i rapporti, oppure non ne avevo la più pallida idea.

"Sei ancora qui?! Vattene!" spuntò fuori mia madre, urlando dalla porta.

"Mamma che succede?" chiesi, alternando lo sguardo da lei a mio padre.

"Jonathan, sai che io ti pago le rette della scuola perché me lo impone il giudice? Ora ho un figlio, è nato da poco e non posso pagare tutto" disse con un tono piatto.

Ha un altro figlio?
Oh, è venuto fino a qui per dirmi che non mi vuole pagare la scuola?
Ma figuriamoci, lui non vuole un figlio gay e ora che ne ha uno nuovo, vuole chiudere completamente con me.

Neanche un "come stai?" o "come ti trovi qui?" assolutamente niente.

Ecco il suo interesse per me.

"Tu sei completamente fuori di testa! Sparisci dalla mia vista! Non abbiamo bisogno di te!" urlò ancora più forte mia madre.

"Mamma per favore va un attimo dentro" dissi e mi guardò contrariata per alcuni minuti ma poi decise di ritornare in casa, sbattendo la porta.

Mi scharii la voce.
"Non c'è problema,non devi pagarmi nulla.."

"Lo sapevo che tu eri un ragazzo intelligente" rispose.

"Beh devo andare, ci sentiamo" disse iniziando a camminare.

Risi amaramente.
"Quando ci dovremmo 'sentire'? Dato che l'ultima volta è stata tre anni fa" dissi, mimando le virgolette sulla parola sentire.

"Non è colpa mia Jonathan, tu hai scelto di diventare frocio" disse quasi con disprezzo e sentii gli occhi inumidirsi di lacrime.

Non è una cosa che ho scelto io.
Se avessi potuto scegliere,non sarei così, se avessi saputo che ti avrei perso completamente, avrei combattuto di più per non essere così.

Non risposi, se lo avessi fatto sarei scoppiato in un mare di lacrime e volevo fare finta che tutto ciò, non mi importasse affatto.

"Ma si può sapere che cazzo di persona di merda è lei?!"

Sgranai gli occhi, sentendo la voce di Christian.

Da quando era lì? Aveva sentito tutto?

"Ma chi sei? Che vuoi?" disse mio padre, voltandosi verso di lui.

"Sono quello che le spaccherà la faccia a suon calci e pugni.
Ma non si vergogna?!
Trattare in quel modo suo figlio!
Ha la più pallida idea di quanto lui soffra a causa di un imbecille come lei?!" sbottò sempre più incazzato.

Io ero immobile, non riuscivo a fare nulla se non guardare la scena ad occhi sgranati.

Perché Christian mi sta difendendo?
E soprattutto perché parla come se sapesse tutto di me? Sono confuso.

"Non sono cose che ti riguardano! Riguardano solo me e mio figlio!"

"Suo figlio?" rise ironicamente "Jonathan non è suo figlio dal giorno in cui lo ha abbandonato e ora sparisca una volta per tutte"

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